Skip to main content

Troppo da dire, ma lo sconforto e la commozione paralizzano. E poi le parole che si dicono in queste circostanze sono povera cosa. Come si fa a riassumere il senso di una vita? Chi è stato Paolo Mandini? E’ stato un uomo buono e giusto. Nella vita pubblica e nella vita privata. Attenzione, perché sembrano parole scontate e banali. Lo sono se le si pronuncia così tanto per dire, non se fanno riferimento ad una persona concreta che ha incarnato e praticato il significato di quelle grandi parole. Come politico, Paolo è stato fra i più amati dirigenti del Pci della nostra provincia. Era unanime l’apprezzamento per la sua intelligenza, la considerazione della sua autorevolezza morale, la simpatia per le sue risorse di uomo ironico, il riconoscimento per la sua generosità e lealtà. Era uomo puntuto e acuto nella polemica politica, ma il suo bersaglio non era mai la persona, sempre le posizioni sostenute. E’ per questo che tutti gli volevano bene e lo stimavano: amici e avversari. Eppure i passaggi difficili nella sua vita di coraggioso combattente non sono mancati. E’ stato funzionario del Pci, ma non ha mai corrisposto alla caricatura che molti hanno fatto di quella figura di ‘rivoluzionario professionale’ ormai figlia di altri tempi. I suoi interventi nelle riunioni di partito non erano giaculatorie servili verso la dirigenza, né verso la mitica ‘linea del partito’. Era una persona libera. Ha vissuto la politica come passione, non come mestiere. Mai sfiorato da calcoli personali, né dal pernicioso morbo del carrierismo. La politica per Paolo era scontro di idee, progetti, valori. Era un uomo etico. Paolo non era un teorico, era un uomo d’azione. E, senza sentire il bisogno di citarlo, possedeva le tre qualità che, secondo Max Weber, sono decisive per determinare la vocazione del politico di razza: la passione, nel senso di dedizione appassionata ad una causa; l’inscindibile nesso fra etica della convinzione (credere in certi valori) ed etica della responsabilità (valutare sempre le conseguenze degli atti che si compiono); infine la lungimiranza. Quante volte , nelle nostre appassionate discussioni quotidiane ci facevamo la domanda: se la politica è lotta, forza, potere, vale la pena cercare un ethos della politica? O la politica deve ridursi a nuda potenza? O peggio, a scambio di favori all’interno di una casta chiusa? O a miserabile corruzione? Paolo, non ha mai smesso di credere nella ‘bella politica’. Come amministratore pubblico, è stato un protagonista assoluto nella vita del Consiglio Comunale sia come consigliere, capogruppo, sia come assessore. Per quest’ultimo aspetto mi sento di affermare, senza timore di essere smentito, che Paolo Mandini è stato il più grande assessore allo Sport che finora ha conosciuto la nostra città. E, in conclusione, non posso non ricordare l’amico. Sono fra coloro che ha avuto il privilegio di godere della sua amicizia. Anche per questo prezioso bene, di cui a volte la vita ci fa dono, Paolo possedeva doti naturali. Era generoso, simpatico, conviviale. Attore assoluto nel gruppo amicale che si ritrovava ogni mercoledì per la sua capacità di narrazione di aneddoti e scherzi pensati e fatti ad altri cari amici nella sua lunga, impegnativa, ma anche gioiosa militanza politica. Il Pci è stato per Paolo, e per molti di noi, una dura scuola di vita, ma anche una solidale esperienza di comunità larga. Non era un idillio la vita in quel ‘partito-chiesa’. Fatti duri e dolorosi, errori seri e anche catastrofici ne hanno costellato l’esistenza. Ma quanta bella umanità abbiamo conosciuto: operai, lavoratori, insegnanti. Donne e uomini che credevano che la politica fosse uno strumento per trasformare gli individui in cittadini, non in spettatori tifosi e plaudenti del capo di turno. Questo è il mio ricordo di un uomo onesto e perbene, che ha sempre tenuto la schiena dritta senza arroganza, esibizioni inutili o stucchevoli narcisismi. La politica e la città hanno un debito verso Paolo. Negli anni ottanta del secolo scorso fu lui a denunciare il degrado della politica che un certo sistema di potere aveva prodotto e il cui simbolo è la cupa e ammonitrice presenza del Palazzo degli Specchi. Si sappia che Paolo è morto con una ferita aperta nel suo animo: la mancanza di riconoscimento della giustezza della battaglia morale e politica che insieme a pochi compagni e amici ingaggiò dentro l’allora Pci e poi Pds. Solo Roberto Montanari espresse pieno riconoscimento, in varie circostanze, per quello sparuto manipolo di coraggiosi che osarono la ‘scalata al cielo’ mettendosi contro una parte del potente gruppo dirigente del Pci e dell’allora fortissima coop-costruttori. Furono sconfitti, ma poi i duri fatti diedero loro ragione. E a Paolo va il merito principale. Ma quella vicenda segnò la sua fine pubblica e una dolorosa emarginazione. Oggi, gli sia restituito pieno onore politico. Inoltre, le Istituzioni pubbliche tengano presente il servizio decennale reso al bene pubblico da questo uomo capace e probo. E trovino il modo di ricordarlo con adeguati atti simbolici che ne perpetuino la memoria. Per ciò che mi riguarda, sono stato suo amico e lui è stato mio amico. Cosa c’è di più bello nella vita? La maggior parte dei morti tace. Per gli amici non è così. Gli amici continuano a parlare. Infine, un grato e commosso pensiero per la figlia Stefania, la moglie Paola, il genero Luca, il nipote Sandro che hanno sempre circondato Paolo, fino all’ultimo, di tanto amore, cura e affetto.

tag:

Fiorenzo Baratelli

È direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara. Passioni: filosofia, letteratura, storia e… la ‘bella politica’!

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it