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La famiglia di Paolo Balbo, figlio del gerarca, ha donato all’Istituto di Storia Contemporanea migliaia di volumi, carteggi, periodici e foto dell’epoca

Scandagliare, registrare, conservare e rendere accessibile un passato scomodo per valorizzarne gli echi immaginifici e la portata culturale e sottrarlo, al contempo, a retoriche mitizzanti e spesso strumentali.
Questo l’intento dell’operazione fondamentale condotta dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara dal luglio 2016 sulla “Donazione famiglia Paolo Balbo”, i cui risultati saranno presentati venerdì 15, alle 18, nella sede di vicolo S. Spirito. Alla presenza del sindaco Tiziano Tagliani, il Consigliere di Stato Daniele Ravenna, Angelo Varni, docente emerito dell’Università di Bologna e i curatori, la stipula dell’atto di donazione segna il riemergere dello straordinario fondo documentario appartenente al gerarca fascista Italo Balbo e conservato per più di mezzo secolo nella casa di famiglia di via Borgo Leoni, 70.
Realizzato grazie alla sinergia d’intenti tra la direzione dell’Istituto, il figlio di Balbo, Paolo, e la moglie Paola Bellini, i ricercatori Antonello Gatti e Nicolò Govoni coordinati da Angela Ghinato, il capillare censimento ha riguardato 1.241 titoli di libri (corrispondenti a 1.302 volumi) pubblicati fra il 1836 e il 1969, oltre a un volume del 1745, 338 testate di periodici e 114 testate di quotidiani (1873 – 1968, con le intere collezioni de «L’Illustrazione italiana» e del «Corriere padano», fondato nel 1925 dal Maresciallo dell’Aria e nucleo primo della donazione), 107 carte geografiche, 14 album fotografici contenenti 615 immagini del periodo 1922-1939 e numerosi documenti di diverse tipologie.
Vitale è risultato soprattutto il coinvolgimento degli studenti dell’Università, che con l’impiego di metodologie e attrezzature specifiche hanno reso possibile un’operazione che alla vastità d’impegno unisce il rigore di un’indagine scientifica, scevra di pregiudizi e strascichi ideologici. Figure di rilievo come quella di Balbo, d’altronde, impongono una severa attenzione nel trattamento della materia, in bilico tra le suggestioni potenti dell’estetica fascista e la necessità di ricostruire una memoria storica ancora velata. È questa, oltre alla qualità intrinseca di reperti quali i volumi autografati e dedicati fra gli altri da Filippo Tommaso Marinetti e Gabriele D’Annunzio, la cifra dell’intervento; una ricchezza destinata a crescere entro l’anno con l’arrivo delle copie delle carte riguardanti Ferrara dall’Archivio Centrale di Roma.

Addetto stampa
Istituto di Storia Contemporanea, Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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