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Da ufficio stampa Liceo Ariosto Ferrara

Il Liceo Ariosto, nell’ambito del progetto Galeotto fu il libro, giovedì 12 aprile ospiterà Donatella Di Pietrantonio che con il suo ultimo romanzo L’arminuta si è aggiudicata il premio Campiello.

Donatella Di Pietrantonio, nata ad Arsita in provincia di Teramo, ha esordito nel 2011 con il romanzo Mia madre è un fiume, con il quale ha vinto il premio Tropea. Si è invece aggiudicata il premio Brancati nel 2014 con il secondo romanzo, Bella mia, dedicato alla città de L’Aquila colpita dal terremoto del 2009. Ha ottenuto infine il Premio Campiello 2017 con il suo ultimo romanzo, L’Arminuta, del quale l’autrice oggi discuterà con noi.

Durante l’incontro che si terrà dalle 11:10 alle 13:10 alla sala Estense a Ferrara gli studenti del Liceo Classico Ariosto in collaborazione con il Liceo Scientifico Roti intervisteranno l’autrice sul suo libro e sui suoi diversi aspetti.

La protagonista del romanzo è una ragazzina di tredici anni che abita in una città vicino al mare, vive una vita normale, genitori affettuosi e presenti, ha molte amiche, in particolare ha un rapporto molto profondo con Patrizia, ha voti eccellenti a scuola e frequenta un corso di danza. Tutto questo fino a quando viene improvvisamente gettata in una famiglia che non conosce, la sua vera famiglia di cui non era a conoscenza. Viene restituita e diventa per tutti l’Arminuta.

Si trova a dover vivere così in un paese isolato, in un ambiente misero con spazi troppo piccoli per una famiglia numerosa. Dove gli adulti sembrano piccoli, e i bambini hanno la schiena piegata sotto il peso delle responsabilità. Tra milioni di domande e di paure, riesce ad essere felice solo grazie a sua sorella, Adriana. Le due, attraverso un complesso rapporto restano sempre unite, deboli ma forti in una realtà che devono imparare ad affrontare.

L’Arminuta infatti scoprirà i segreti e i limiti delle sue famiglie sentendosi sola tra due mondi, senza capire da dove viene e dove dovrà andare per sentirsi veramente a casa.

I DOCENTI REFERENTI – Proff.sse Roberta Mori – Stefania Borini –

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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