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da: Ufficio Stampa Festival di Internazionale a Ferrara

Si è conclusa con 71000 presenze la nona edizione di Internazionale a Ferrara, il festival di giornalismo organizzato dal settimanale Internazionale e dal Comune di Ferrara. Un evento serale, il concerto di Paolo Fresu, che da solo ha portato 3500 presenze in Piazza Municipale e una nuova location, il Teatro Nuovo che è tornato ad aprire le porte al pubblico di Internazionale grazie all’impegno della Regione Emilia Romagna.

230 ospiti provenienti da 27 paesi, 5 continenti, per 130 incontri e oltre 250 ore di programmazione e oltre 170 volontari che per tre giorni hanno lavorato senza sosta alla riuscita dell’evento, questi i numeri di Internazionale a Ferrara.

Al centro di questa edizione il tema delle frontiere. Frontiere intese in senso geografico, il Mediterraneo crudele attraversato dai migranti in cerca di orizzonti europei, ma anche le coste australiane, nuova terra di speranza per i popoli afghani, e ancora i confini di fili spinati dismessi tra Cuba e Stati Uniti. Ma le frontiere non sono solo fisiche, riguardano anche il modo di intendere i diritti, le libertà collettive e individuali, sono uno strumento per confrontarsi con l’ignoto. E in questo senso è stato rappresentativo l’evento di chiusura del festival che ha visto Adriano Sofri e Zerocalcare per la prima volta insieme su un palco. Due mondi apparentemente diversi, due latitudini distanti, non solo in senso anagrafico, accomunate da una curiosità senza confini per quello che accade nel mondo e per le persone.

Ancora una volta Internazionale ha trasformato la città nella redazione più bella del mondo. Al festival per 3 giorni si sono alternati i grandi nomi del giornalismo internazionale da Van Reybrouck, autore di Congo, il libro considerato il memoriale epico di un continente a Isabel Wilkerson, la prima donna di colore ad aver ricevuto il premio Pulitzer. E poi Jared Diamond, autore del libro Da te solo a tutto il mondo. E ancora: Alcibiades Hidalgo, capo dello staff di Raúl Castro ed ex ambasciatore di Cuba all’Onu;Smokey uno dei leader della rivoluzione in Burkina Faso dello scorso ottobre; il fumettista Sam Wallman che ha raccontato le condizioni di lavoro nei centri di detenzione per richiedenti asilo in Australia; Tullio De Mauro intervenuto su come la scuola deve affrontare le sfide del XXI secolo. E nell’anno di Expo, che ha messo al centro il dibattito su nutrizione e sostenibilità, a Internazionale a Ferrara si è parlato di cibo. Il punto di osservazione è sempre cosmopolita e ha visto il confronto fra lo scrittore argentino Martin Caparros, autore di La Fame, un reportage duro e appassionato tra le povertà estreme e David Rieff, scrittore e saggista statunitense, esperto di diritti umani. Sull’alimentazione come cultura e sulla cucina, come luogo capace di promuovere valori etici, si è basato l’intervento di Alice Waters, ambasciatrice dell’alimentazione sana e ispiratrice della svolta salutista di Michelle Obama.

Tutto esaurito per la rassegna Mondovisioni a cura di CineAgenzia e la rassegna di audio-documentari Mondoascolti a cura di Jonathan Zenti. Grande successo anche per i film d’autore di Mondocinema a cura di Francesco Boille.

Internazionale a Ferrara è promosso da Internazionale, Comune di Ferrara, Regione Emilia Romagna, Università degli studi di Ferrara, Ferrara terra e acqua, Città Teatro, Arci Ferrara e Associazione IF.
Il festival è reso possibile dalla collaborazione di Medici senza Frontiere, charity partner e dalla rappresentanza in Italia della Commissione europea, grazie a Unipol Gruppo, Fondazione Unipolis, Assicoop, UnipolSai, Vodafone Italia, con il sostegno di Alce Nero, Camera di Commercio di Ferrara, Centro Servizi Ortofrutticoli, CIR Food, Banca Etica, Poste Assicura, Arci, Cdp, Università LUISS Guido Carli, Terna e Sammontana, Acer Ferrara. Si ringrazia inoltre il Comune di Cento e il Comune di Portomaggiore.
Un grazie ai media partner Radio3, Radio2, Rainews24, RaiCultura, Rai Movie, Mymovies, Voxeurop, Housatonic e @stoleggendo.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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