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Due giornate di sole pieno, 70 giardini aperti, visi, sorrisi, peonie candide profumatissime e rose di decine e decine di specie, per la manifestazione ‘Interno Verde’ organizzata a Ferrara dall’associazione Ilturco, che ha chiuso con un successo pieno la sua terza edizione, da sabato 12 a domenica 13 maggio 2018. Oltre 6mila, infatti, le persone che con il braccialetto rosso al polso hanno perlustrato cespugli di fiori e prati, dentro e fuori da questi angoli di città normalmente visibili solo da chi li possiede o li abita.

Casa Minerbi in via Giuoco del pallone (foto Valerio Pazzi)
Coda per l’ingresso a Casa Hirsch (foto Valerio Pazzi)

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Una scorpacciata di colori e profumi, di ombre e raggi, frescure nascoste e solarium, di palazzi invidiabili e cortili piccoli, messi a festa per essere orgogliosamente ammirati.

Via Carlo Mayr 163 (foto Valerio Pazzi)

Sa sempre sorprendere e accogliere la manifestazione curata da Licia Vignotto insieme con Martina Stevoli e gli altri organizzatori che hanno messo a punto il nuovo e, via via, più ricco itinerario, che rivela quella parte di Ferrara normalmente nascosta dietro ai muretti di cinta e ai cancelli.

Il giardino che porta al grande orto in via Camposabbionario 8 (foto Valerio Pazzi)

Facciate insospettabili che custodiscono le aree verdi di privati cittadini, di palazzi pubblici non sempre visibili (Centro studi bassaniani in via Giuoco del pallone, i palazzi Bonacossi, Schifanoia e Marfisa d’Este, ma anche l’Archivio storico comunale con le documentazioni, i prospetti e le evoluzioni storiche di molti giardini) così come di associazioni (le sedi di Confidustria e Azione Cattolica in via Montebello ai civici  33 e 8, Centro di documentazione donna in via Terranuova 12).

Stefano Bottoni, nella casa studio, via Montebello 34 (foto GM)

L’itinerario è fatto di incontri con luoghi e persone, come quello con Stefano Bottoni – fondatore del Buskers Festival – che tra le pareti-studio e il rustico giardino accanto al sagrato della chiesa di Santo Spirito (via Montebello 34) intrattiene con malia i suoi visitatori tra i cimeli di una vita dedicata alla curiosità e alla raccolta di strumenti musicali, ma anche degli oggetti più disparati, in molti casi legati ai viaggi per il mondo alla scoperta dei più interessanti artisti di strada.

Francesco Scroffa nel giardino di via Terranuova 25 (foto GM)

Ad accogliere nel giardino di via Terranuova 25 è invece Francesco Scroffa, proprietario dell’omonimo, antico palazzo, nei panni di signorile cicerone tra piante e fiori di questo spazio variegato e armonioso, che racconta delle vicissitudini che hanno contorto e dilatato fino a oltre quattro metri di diametro il tronco del maestoso albero di Giuda al centro dell’aiuola e dato libero slancio al centenario gingko biloba poco distante.

Paola Roncarati con la giardiniera Anna nel giardino di via Pomposa 70 (foto GM)

Nell’arioso spazio di via Pomposa 70 ci sono la signora Paola Roncarati con la sua fida Anna, che la passione per il verde ha trasformato da badante della mamma in valente giardiniera, accompagnata dall’altrettanto entusiasta nipote Artio nel giardino che sorprende il visitatore per l’ampiezza e la cura che rendono floride le rose e profumatissime le peonie diventate l’habitat di ben nove tartarughe di varie età, che spaziano dalla grandezza di una noce a quella ben piantata e più anziana.

Via Camposabbionario 8 (foto Valerio Pazzi)
Casa Hirsch (foto Valerio Pazzi)
Via Savonarola 34 (foto Valerio Pazzi)

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Duecento i giovani volontari che si sono dedicati a fare da custodi dei luoghi messi in mostra, facendo in diverse occasioni da tramite con il pubblico per dare informazioni, aggiungere dettagli e raccontare i contenuti di questi pezzetti di città e di storia.

Giovani volontari in via Ugo Bassi 21 (foto GM)
Volontarie nel giardino di via Savonarola 34 (foto GM)

Piccole perle tra i giardini anche quegli angoli di collezioni, legati agli arnesi da lavoro, vasi e oggettistica varia che riportano alla memoria dei nonni e alla vecchia e ammirevole vocazione al riuso, ad aggiustare e conservare. Esemplare il cortile-laboratorio di Angelo Andreotti, accessibile da via Piangipane, dove si fa un salto indietro nel tempo, a quando lui esercitava il mestiere di cocchiere e il ghiaccio non si teneva nel frigorifero, ma in cavità riparate da ombra e terra.

Interno Verde 2018 a Ferrara: Angelo Andreotti, via Piangipane 49 (foto GM)


Alberi secolari e giovani fusti
incoraggiati ad espandersi quelli che troneggiano al centro delle corti o ai bordi dei prati, come il tiglio che domina il giardino di via Carlo Mayr, portato a casa da un viaggio in Sardegna, o la palma che dà il tocco di borghese esotismo in via Ugo Bassi quasi all’angolo con via Cisterna del Follo.

Tiglio in via Carlo Mayr 163 (foto Valerio Pazzi)
Via Savonarola 34 (foto Valerio Pazzi)
L’albero di Giuda, via Terranuova a Ferrara (foto Valerio Pazzi)

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Un campionari di rose scorre davanti agli occhi dei cultori del genere: rose canine dalla corolla semplice, rose damascene fitte fitte di petali, rose gialle spampanate dal temporale nel giardino del Centro di documentazione donna (via Terranuova 12) e rose rosse trionfanti arrampicate su un’intera parete di mattoni a Palazzo Scroffa (in via Terranuova). Le loro fioriture primaverili salutano i visitatori, dando l’arrivederci alla prossima edizione.

Rose in via Pomposa 70 (foto Valerio Pazzi)
Cespuglio di rose in via Ugo Bassi 30 (foto Valerio Pazzi)

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore del mantovano volante” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” dedicato all’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017).

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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