Skip to main content

Mosca 1963, una bella fiaba di primavera in una città leggera e spensierata, un film cult in Russia, ma non solo, visto che la pellicola è stata presentata, in versione originale con sottotitoli, all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, nella sezione classici, portando un pezzettino di Russia in Italia.
Ci sono giovani attori come Nikita Mikhalkov, Evghenij Steblov, Aleksej Loktev e Galina Polskikh e una Mosca mai vista, come non vedremo mai più.

cammino-per-mosca
La locandina

L’ancora studente Nikita Michalkov, in particolare, compare come protagonista in questo film di Georgij Danelija, quello stesso Nikita figlio di Sergej Vladimirovič Michalkov, scrittore e poeta, celebre in Russia per aver scritto il testo dell’inno nazionale del suo Paese in due diverse occasioni, e della poetessa Natal’ja Petrovna Končalovskaja, figlia del pittore Petr Petrovič Končalovskij e sorella del regista Andrej Končalovskij.
“A zonzo per Mosca” non ha una trama particolarmente forte ma sorprende e commuove per la nettezza giovanile della libertà e della fede nell’avvenire felice. In quell’avvenire che, all’epoca, si pensava davvero roseo. Il film stesso, definito come una “commedia lirica”, sembra che si (e ci) illumini da dentro. E’ leggero, positivo e fresco come l’aria, aperto, semitrasparente, colmo d’allegria e spensieratezza…
Oggi che il Paese è cambiato, restano inalterate emozioni e sofferenze del cuore e dell’anima dei personaggi del film, perché rappresentano gli incrollabili valori umani come la bontà, la comprensione, l’amicizia, l’amore, la voglia e la gioia di vivere.

cammino-per-mosca
Una scena del film

Stupende le fotografie di Vadim Jusov (storico collaboratore di Andrej Tarkovskij), bellissima la musica di Andrej Petròv. La canzone del titolo (e che chiude anche il film), scritta dallo stesso Petrov con Ghennadij Shpàlikov cantata da Mikhalkov, è diventata la canzone più popolare della prima metà degli anni ’60. Ma ancora oggi è difficile trovare un russo che non conosca questa canzone. Io stessa la canticchio spesso (l’avevo già sentita prima di vedere il film). Siamo di fronte, quindi, a una delle prime pellicole da vedere quando ci si avvicina alla grande Russia, che tutti, prima o poi (soprattutto chi studia russo, ma non solo), si ritrovano a guardare, con curiosità, fascino e persino un po’ di devozione, perché quella è la città in cui si vorrebbe andare. Quella è la lingua che si vorrebbe imparare. Quelle sono le strade che si vorrebbero attraversare. Quello il cielo che si vorrebbe sfiorare. Quelli i fiori che si vorrebbero accarezzare.

Ma la storia, mi chiederete? E’ quella di Volodja (Aleksej Lòktev), che lavora come montatore in Siberia, di passaggio a Mosca con, al suo attivo la pubblicazione di un piccolo racconto (“la taiga, il picchio”) sul mensile letterario “Junost’”, che ha suscitato interesse nello scrittore Voronin, il quale l’ha invitato a Mosca per conoscerlo. Nella metropolitana, Volodja conosce il giovane moscovita Kolja (Nikita Mikhalkov), che lo accompagna nel vicolo dove vivono i conoscenti che dovrebbero ospitarlo. Per strada, un cane morde il giovane scrittore e Kolja lo invita a casa sua a cucire i pantaloni stracciati. Qui Kolja fa conoscere Volodja alla sua famiglia e la sorella di Kolja gli rattoppa i pantaloni. Quando Volodja scopre che i suoi conoscenti sono partiti in vacanza, torna da Kolja per lasciare la valigia e se ne va. Kolja è solo in casa quando il suo amico Sàsha (Evghenij Steblòv), chiamato alle armi, lo va a trovare. Dopo una visita al commissariato di leva per chiedere la proroga causa matrimonio di Sasha con Sveta, gli amici vanno ai Grandi Magazzini (GUM) a comprare il vestito per le nozze. Come sono diversi, oggi, quei magazzini, che bello rivederli in bianco e nero e immaginare di essere lì allora… Lì incontrano Volodja e, tutti insieme, vanno al reparto dischi dove lavora Aliona (Galina Pòlskikh) e Volodja appena la vede se ne innamora… Il resto è da vedere, fino al finale che ci porta a sorridere e a sognare insieme a Kolya, con un’allegria contagiosa, sui gradini di quella lunga scala mobile della metropolitana di Mosca che porta sempre più in alto, fin sotto alla scritta Vykhod, uscita. Alla scoperta della città.

“Io cammino per Mosca” (Я ШАГАЮ ПО МОСКВE)
Musica di Andrej Petròv, testo di Ghennadij Shpàlikov

Бывает все на свете хорошо, = Tutto nel mondo accade bene
В чем дело, сразу не поймешь, = Di che si tratta, non si può capire subito
А просто летний дождь прошел, = E’ solamente piovuto
Нормальный летний дождь. = La semplice pioggia d’estate
Мелькнет в толпе знакомое лицо, = Balena nella folla un viso conosciuto
Веселые глаза, = Gli occhi allegri
А в них бежит Садовое кольцо, = Nei quali corre “L’Anello dei Giardini”
А в них блестит Садовое кольцо, = Nei quali brilla “L’Anello dei Giardini”
И летняя гроза. = E il temporale d’estate.
А я иду, шагаю по Москве, = Ed io vado, cammino per Mosca
И я пройти еще смогу = E ancora passar potrei
Соленый Тихий океан, = Il salato oceano Pacifico
И тундру, и тайгу. = ed anche la tundra e la tajga.
Над лодкой белый парус распущу, = Sopra la barca le vele alzerò
Пока не знаю, с кем, = Con chi ancor non so
Но если я по дому загрущу, = Ma se la casa mi mancherà
Под снегом я фиалку отыщу = la viola sotto la neve cercherò
И вспомню о Москве. = E mi ricorderò di Mosca

A zonzo per Mosca, (Ja sagaju po Moskve), di Georgij Daneljia, con Nikita Mikhalkov, Aleksei Loktev, Galina Polskikh, 1963, URSS, 1963, 78 mn.

tag:

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

I commenti sono chiusi.


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

La redazione e gli oltre 50 collaboratori scrivono e confezionano Periscopio  a titolo assolutamente volontario; lo fanno perché credono nel progetto del giornale e nel valore di una informazione diversa. Per questa ragione il giornale è sostenuto da una associazione di volontariato senza fini di lucro. I lettori – sostenitori, fanno parte a tutti gli effetti di una famiglia volonterosa e partecipata a garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano che si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori, amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato 10 anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato Periscopio e naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale.  Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 

Oggi Periscopio conta oltre 320.000 lettori, ma vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it