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aula materna vuota(Pubblicato il 15 dicembre 2015)

Una storia fra migliaia, migliaia di storie che si perdono dietro gli slogan della Buona Scuola e i buoni propositi della Leopolda.

Chiara S. è un’insegnante di scuola materna, ha 41 anni, un marito e una figlia adolescente. Ha la fortuna di fare un lavoro che ama, anche se a 800 chilometri di distanza da casa, e da settembre non percepisce stipendio. Come lei altre migliaia di insegnanti pecari che sono stati risucchiati nelle novità della Buona Scuola, per i quali i sindacati non smettono di sollecitare il ministero dell’Istruzione e quello delle Finanze senza ottenere una precisa risposta.

“Ho insegnato diversi anni in una scuola paritaria, poi sono stata chiamata da Napoli a Copparo per un incarico da settembre 2014 fino al 30 giugno 2015 e ho accettato la proposta di buon grado, seppure comportasse notevoli sacrifici personali e familiari. – ha raccontato Chiara – Lo scorso 7 settembre alle 13 mi hanno chiamata dalla segreteria della scuola dell’infanzia statale “Giglio Zarattini” di Porto Garibaldi per una sostituzione di maternità a Lido degli Estensi, avrei dovuto prendere servizio il giorno seguente alle 8. Ho accettato, ho messo delle cose in valigia e sono partita notte tempo, dormendo un paio di ore in automobile all’arrivo. Al mattino sono entrata in un bar, mi sono cambiata e mi sono presentata a lavoro puntuale. Ho riorganizzato quindi la mia vita a Comacchio ma dalla scuola, nel frattempo, non avevo notizie delle condizioni economiche rispetto all’incarico che avevo assunto. Questo perché, per un cambio di dirigenza e di personale amministrativo all’interno dell’istituto, non era stato ancora nominato il direttore dei servizi generali e amministrativi, ossia la persona preposta a gestire le questioni economiche di ogni scuola.”

Alla metà dello scorso novembre questa situazione si è sbloccata ma il direttore fresco di nomina non ha avuto potere di sistemare la questione degli stipendi, fermi a causa della situazione caotica che attanaglia tutte le segreterie scolastiche. Il sistema del pagamento dei compensi è alquanto macchinoso: il docente si ritrova a dover far riferimento alla segreteria scolastica perché questa inserisca il contratto con il periodo di servizio svolto nel portale del Sistema informativo dell’istruzione e che, attraverso questo, il ministero delle Finanze effettui il pagamento del suo stipendio, magari in modo regolare e mese per mese.
“Non sono iscritta ai sindacati ma, grazie all’interessamento di una collaboratrice scolastica, mi sono informata presso di loro su cosa potessi fare. Mi hanno suggerito di chiedere la messa in mora, ad oggi però non si è sbloccato nulla.”

Il ministero ha da diverso tempo creato un sistema informativo realizzato per gestire i dati dei dipendenti amministrati e assicurare la presa in carico del trattamento economico della Pubblica amministrazione, che si chiama NoiPa. Nemmeno da qui la maestra napoletana trasferita a Comacchio riesce a fare luce su quello sta succedendo.
“Sono migliaia i cedolini di pagamento fermi, come si evince dal sistema. – ha spiegato ancora Chiara – Il problema è che adesso le sostituzioni di maternità vengono considerate come supplenze brevi e queste ultime sono sempre pagate con tempistiche fra le più varie. Sta di fatto che i miei stipendi, che dovrebbero ammontare a circa 1.300 euro mensili, sono fermi da qualche parte. Nel frattempo io vivo lontana da casa e la mia famiglia deve gestire tutto, mutuo incluso, con le sole entrate di mio marito che è un poliziotto, fa i turni e non guadagna milioni. Frattanto, mi hanno chiamata per diverse supplenze annuali, pagate un po’ meglio e con maggiore regolarità, ma ho fatto una scelta di coscienza e sono rimasta qua con i miei bimbi, perché non si può abbandonare una classe a metà anno per comodità. Nonostante la situazione in cui mi trovo vengo a lavoro regolarmente e con gioia, ho dalla mia parte l’appoggio e il calore dei genitori e dei colleghi, ma non c’è niente da fare, se sei una persona coscienziosa e perbene vieni ripagata con la moneta opposta.”

Il ministro Giannini, nel giorno in cui la riforma della scuola venne pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e dunque entrò ufficialmente in vigore, disse in una intervista al Messaggero TV : “La riforma prevede la fine di quella instabilità: le scuole che il primo settembre devono mettersi a chiamare i potenziali supplenti, i precari che restano in attesa di una telefonata… tutte cose che ora vengono superate. E’ una riforma pensata per portare ordine e stabilità, sarebbe molto strano se invece generasse caos, sono convinta che quest’anno la macchina funzionerà meglio di prima”. Ma i conti non tornano. Pochi giorni fa, inoltre, durante il question time con il pubblico della Leopolda la stessa era stata interrogata sul piano assunzioni della sua Buona Scuola e aveva ribattuto con un’altra domanda: “Essere passati dalla cultura del povero precario alla responsabilità pericolosa e coraggiosa di assumere centomila insegnanti è stato un errore o è un passo di civiltà?”.

Ci si chiede dove può essersi nascosta la civiltà nella disavventura della maestra Chiara e di tutti gli altri docenti senza stipendio. Forse che lavorare senza stipendio sia diventato un segno di civiltà? Magari presto diventerà anche motivo di gloria.

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Ingrid Veneroso


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