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Sabato 09 dicembre, ore 21.30
JEN SHYU SONG OF SILVER GEESE
Jen Shyu, voce, pianoforte, moon liute, gayageum e violino
Chris Dingman, vibrafono
Mat Maneri, viola
Dan Weiss, batteria e percussioni

Sabato 9 dicembre il Jazz Club Ferrara vede il gradito ritorno della cantante, polistrumentista e danzatrice di origine taiwanese Jen Shyu. Dopo la masterclass tenuta con successo nel 2015 in esclusiva nazionale, la Shyu calcherà nuovamente il palcoscenico del Torrione per presentare Song of Silver Geese, album menzionato dal New York Times tra i migliori dell’anno. Al suo fianco troviamo Chris Dingman al vibrafono, Mat Maneri alla viola e Dan Weiss alla batteria e percussioni.

Sabato 9 dicembre (inizio ore 21.30) il Jazz Club Ferrara vede il gradito ritorno della cantante, polistrumentista e danzatrice di origine taiwanese Jen Shyu.
Dopo la masterclass tenuta con successo nel 2015 in esclusiva nazionale, la Shyu calcherà nuovamente il palcoscenico del Torrione per presentare Song of Silver Geese, album menzionato dal New York Times tra i migliori dell’anno. Al suo fianco troviamo Chris Dingman al vibrafono, Mat Maneri alla viola e Dan Weiss alla batteria e percussioni.
Nuova e vivace presenza della scena improvvisativa newyorchese, Jen Shyu si è fatta conoscere al grande pubblico negli ultimi anni grazie alla collaborazione con Steve Coleman. La giovane musicista si esibisce in performance in cui canta accompagnandosi al piano e a diversi strumenti orientali, creando situazioni di rara intensità: evitando gli stilemi, punta a una fusione a tratti densa a tratti rarefatta di jazz, tradizione cinese e camerismo novecentesco, improvvisazione e teatro.
Nata negli Stati Uniti da genitori taiwanesi e di Timor Est, Shyu è impegnata in un’intensa ricerca sperimentale. Ha prodotto cinque album come leader: For Now, Jade Tongue, Inner Chapters, Raging Waters e Red Sands, ed è stata, nella storia dell’etichetta Pi Recordings, la prima vocalist e artista femminile a essere band leader con l’applaudito album Synastry, che ha visto la partecipazione del bassista Mark Dresser. Si è formata come ballerina e musicista. Trasferitasi a New York, dopo la laurea alla Stanford University, è stata la vocalist dei Five Elements del sassofonista Steve Coleman dal 2003 al 2011 e ha presentato la propria musica al Lincoln Center, alla Brooklyn Academy of Music, alla Bimhuis (Olanda), al Salihara Theater (Indonesia), al National Gugak Center e al National Theater in Corea del Sud. Ha lavorato con Dave Burrell, Chris Potter, Michael Formanek tra gli altri, e nelle opere di Anthony Braxton Trillium E e Trillium J.
Attraverso numerosi viaggi studio è divenuta una tra le performer più preparate al mondo nel campo della vocalità e delle danze tradizionali del Sud-Est asiatico. Attualmente è leader della sua band Jade Tongue e porta in tournée la sua opera dal titolo Solo Rites: Seven Breaths, con la regia del rinomato cineasta Garin Nugroho, ispirata dai suoi viaggi e dal lavoro nei campi del secolo scorso. L’opera ha debuttato nel 2014 al teatro Roulette Intermedium di Brooklyn, New York.
La cena alla carta anticipa il concerto. È consigliata la prenotazione allo 0532 1716739 dalle ore 12:30 alle ore 19:30. Info su www.jazzclubferrara.com

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Per informazioni e prenotazione cena 0532 1716739 dalle ore 12:30 alle ore 19:30.

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Con dispositivi GPS è preferibile impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Intero: 20 euro
Ridotto: 15 euro (la riduzione è valida prenotando la cena al Wine Bar, accedendo al solo secondo set, fino ai 30 anni di età, per i possessori della Bologna Jazz Card, per i possessori di MyFe Card, per i possessori della tessera AccademiKa, per i possessori di un abbonamento annuale Tper, per i possessori di Jazzit Card, per gli alunni e docenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara).

Intero + Tessera Endas: 25 euro
Ridotto + Tessera Endas: 20 euro

NB Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria: 19.30
Cena a partire dalle ore 20.00
Primo set: 21.30
Secondo set: 23.00

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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