Skip to main content

Dal 2 agosto al 7 settembre è visitabile, al Salone d’onore del Municipio di Ferrara, la mostra fotografica ‘Buskers 25 anni di arte in strada’ del noto fotografo Joe Oppedisano, che da oltre 20 anni, appunto, ritrae gli artisti di strada che prendono parte al festival Buskers. Le foto esposte alla mostra sono una piccola parte di quelle contenute nel libro che porta lo stesso titolo e che raccoglie l’opera completa del fotografo: 112 pagine di foto a colori, una carrellata unica degli artisti che hanno animato negli anni il più grande festival d’arte di strada d’Europa
(Per una anteprima www.facebook.com/maurizio.garofalo1/posts/10213567758817876? comment_id=10213567987423591)

Collage Ars Nuova Napoli

Nato nel 1954 a Gioiosa Ionica, Joe Oppedisano si trasferisce da bambino a New York ed è qui che si forma come fotografo, frequentando il Queens college e la School of Visual Arts. Nel 1979 è invitato dall’International Center of Photography di New York a Venezia.
Nel 1982 torna in Italia e si stabilisce a Milano dove inizia a collaborare con diverse agenzie e case editrici, realizzando servizi fotografici per riviste e numerose campagne pubblicitarie.

Spirito libero, da sempre appassionato di musica, Oppedisano si propone, con questo progetto fotografico, di dare ai buskers la dignità artistica che meritano: artisti che sfuggono alle regole di mercato e che “la società più convenzionale spesso guarda, ingiustamente, quasi come barboni o fannulloni”.

“Quello che mi piace di più – dichiara Oppedisano – al di fuori dei tradizionali criteri pubblicitari e commerciali, è capire tutto ciò che è diverso, che appartiene alle cosiddette sub-culture: le persone o i gruppi che vivono, e spesso sopravvivono, solo grazie alla passione che mettono in quello che fanno”.

Clicca sulle immagini per ingrandirle

Collage Khukh Mongol
Buskers 1994
Pola 50×60
Pola 50×60

Parlo con Joe al telefono: schietto, diretto e positivo, come le foto esposte alla mostra, che riescono a rimandare al visitatore l’atmosfera gioiosa del festival dell’arte di strada.

Come è nato il colpo di fulmine per il Buskers Festival di Ferrara?
Questo interesse è iniziato ventisette anni fa. Nel 1990, con la sponsorizzazione di Polaroid, con cui ho lavorato dal 1988, ho proposto e completato un progetto, ‘Carnevale a Milano’ utilizzando il banco ottico 50 x 60 Polaroid.
L’anno successivo Polaroid mi parlò della grande mostra della Polaroid Collection Usa, che si sarebbe svolta a Roma, al Palazzo delle Esposizioni. Contemporaneamente i responsabili decisero di portare la grande fotocamera 50 x 60 e di invitare un certo numero di persone ad utilizzarla, al fine di eseguire una mostra work in progress, che si sarebbe costruita contemporaneamente alla mostra ‘Collezione Polaroid’, in cui il pubblico stesso avrebbe potuto partecipare alla sua creazione. Mi venne quindi l’idea di fare un progetto sui musicisti di strada.
Frequentai le poche feste di buskers che erano nate in Italia: a Pelego, in Toscana, e a Ferrara. Reclutai circa trenta persone, singoli musicisti o gruppi, che accettarono di venire a Roma, per essere ritratti con la grande Polaroid 50 x 60.

E dopo cosa successe?
Nel 1994 proposi una ripresa del ‘progetto Roma’, presso il Ferrara Buskers Festival, dopo aver conosciuto Stefano Bottoni, fondatore e direttore artistico del Festival a cui era piaciuta l’idea. Bottoni mi aiutò a ottenere i permessi dal Comune per utilizzare uno spazio, in cui allestire uno studio, presso l’Accademia di Belle Arti di Ferrara e successivamente uno spazio espositivo pubblico. All’epoca, Dario Franceschini era l’assessore alla cultura di Ferrara e grazie al suo sostegno, la mostra potè essere organizzata e fu un successo.

Cosa la affascina dell’arte di strada?
Ho sempre ammirato le persone che fanno le cose per passione e che vivono con poco pur di portare avanti il loro sogno. Gli artisti di strada fanno una vita nomade che io posso capire anche per la mia storia personale. Sono italo-americano, quindi faccio sempre la spola tra questi due Paesi, e in più ho scelto la professione di fotografo anche per poter viaggiare e conoscere luoghi e persone nuove. Non è una vita semplice, ma la libertà ha un suo prezzo.

Da dove nasce l’idea di ritrarre i buskers in studio?
Io mi considero un ritrattista e un vero ritrattista non ruba una immagine in strada. Togliendoli dal loro ambiente ho voluto dare loro tutta l’attenzione che meritavano, come metterli su di un palco, creando un rapporto uno a uno con il fotografo.

Come ha pensato di cogliere lo spirito buskers?
Ho utilizzato diverse tecniche: foto in studio, foto collage, foto ‘jumping’, nelle quali era richiesto all’artista di saltare, e foto al Boldini.
Se vedo una bella luce e un musicista sta suonando in zona d’ombra gli chiedo di mettersi a favore di luce per la mia foto. Sono come un regista che dirige la sua opera per ottenere l’effetto sperato.

Un lavoro di precisione…
Per me ci sono due tipi di fotografi: i ‘cacciatori e i ‘contadini’. I primi vanno a caccia, sono d’assalto, ma possono tornare a casa con il bottino o a mani vuote. I secondi, categoria a cui appartengo, fanno leva sulla pazienza. Bisogna arare il campo, seminare e curare il seme per poi raccogliere il frutto.

Ricorda qualche artista in particolare?
Mi sono rimasti nel cuore, per averli conosciuti personalmente e frequentati anche negli Stati Uniti, il duo Satan e Adam. Il primo, un nero di Harlem, suonava contemporaneamente la chitarra e la batteria. Il secondo, un ragazzo bianco, assistente professore all’Università del Mississippi, suonava l’armonica ed è stato il primo musicista bianco a suonare per le strade di Harlem. Ha anche scritto un libro sulla storia del duo.

Parliamo di Ferrara in rapporto al Buskers festival: cosa pensa di questo connubio?
Credo che il festival abbia dato a Ferrara una riconoscibilità mondiale, molto più di altre cose. Vengono artisti da tutte le parti del mondo che si affezionano alla città e portano con sè dei bellissimi ricordi di questa esperienza. Per Ferrara credo sia una occasione unica per avere visibilità e poter interagire con realtà diverse dalla sua.

Clicca sulle immagini per ingrandirle

Skarallaos
La 3No Cubano
Meditating
Pola 50×60

Per maggiori info sul programma del Buskers Festival 2017 e su tutte le iniziative legate: www.ferrarabuskers.com

tag:

Simona Gautieri


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it