Skip to main content

Il timore è di vivere una città senza luce e senza progetto, in ostaggio di interessi di parte, delle paure, di nuovi baluardi innalzati per chiudersi dentro. Una città che pensa di difendersi, ma così facendo produce solo violenza contro se stessa. La città delle ruspe e dei no ai ponti, la città delle ronde e del ‘territorio siamo noi’. Protervie e contrapposizioni che oggi pretendono il copyright della partecipazione.
Abbiamo lanciato l’idea della “Città della Conoscenza” perché abbiamo paura di tutto questo e pensiamo che solo uno sforzo per conoscere tutti insieme, per condividere i saperi, per una formazione continua e diffusa per tutti, siano l’unico modo per non perdere i nostri valori, la nostra memoria, le nostre conquiste e affrontare tutti insieme, non divisi, le sfide che abbiamo di fronte e quelle che ci attendono. E siccome crescere è un lavoro duro e lungo, crescere in una città che in questo ti è alleata, soprattutto per i giovani, è il miglior sogno da coltivare e da tradurre in realtà.
È uno strano tempo questo che viviamo. Assistiamo purtroppo al venir meno di tante intelligenze che hanno aiutato questo nostro paese a pensare, a sentirsi migliore, e ogni volta che ci lascia qualcuno che avevamo eletto come madre o padre putativo della nostra coscienza, della nostra intelligenza, si allarga il vuoto dentro e fuori di noi. Siamo orfani di idee, siamo orfani del pensiero, e questo ci angustia. Pare impossibile in un’epoca in cui crescono perfino i siti web che promettono di divulgare idee utili. E forse proprio l’eccesso di informazioni sta producendo un cortocircuito spaventoso, una nuova ignoranza di massa, una perdita di memoria.

Non abbiamo bisogno della Città del Sole, ma della città delle idee, quelle umane, che crescono dall’incontro tra le persone, è al loro calore che ci vogliamo riscaldare.
Si respira invece una pesante aria di mediocrità, che inquina il futuro nostro e dei nostri figli: mediocre la democrazia che viviamo, mediocre la nostra cultura, mediocre il lavoro quando c’è. La gente pare stare nella penombra, esserci e non esserci, la nostra vita manca di vivacità, la luce dell’intelligenza pare spenta. Forse si sono presi più di un anno sabbatico i nostri intellettuali, forse sono un puro caso della natura i Pasolini, i Calvino, gli Umberto Eco, forse niente di quello che abbiamo seminato potrà produrne altri.
La Città della Conoscenza non chiede maître à penser e neppure think tank, semmai l’intellettuale collettivo di Gramsci che si fa popolo, che si fa città e cittadinanza. È rilanciare la città e il suo ruolo strategico per il futuro nostro e delle nuove generazioni, è una risposta generosa che chiama tutti all’appello del dialogo, dell’intelligenza, dello scambio di idee e saperi, del rimboccarsi le maniche, del non guardarsi con diffidenza, qualcosa che non ha precedenti nel passato, ma molti epigoni nel nuovo mondo di oggi. Pare che Parma si stia già muovendo al suono della marcia trionfale della Aida. Si sono riuniti imprenditori, commercianti e professionisti per rilanciare la città, consapevoli che si parte dal basso, dal capitale umano: la migliore risorsa a disposizione di ogni città.

La Città della Conoscenza ci ha provato a suo modo, riunendo il 19 dicembre scorso, alla Città del Ragazzo, i sottoscrittori del Manifesto Ferrara Città della Conoscenza. Abbiamo scoperto che la città delle idee c’è: non solo la città delle chiusure e delle ruspe, dei muri e delle ronde, ma una città che sente il bisogno di socializzare, di portare in piazza pensieri e saperi, di condividerli, di dare utilità alla partecipazione, di usare gli spazi fisici della città per comunicare.
La città intelligente, la smart city, dovrebbe prendere l’avvio da qui, coltivando il capitale delle sue intelligenze, della loro creatività, favorendole dalle scuole della prima infanzia fino all’università, offrendo luoghi di incontro e di condivisione di saperi e conoscenze per tutti. Si fa molto per vendere gli eventi culturali, troppo poco però per la crescita dei saperi, per coltivare intelligenze, creatività, pensieri e idee. Il valore dell’altro non sta solo nell’accoglienza, nella solidarietà, nella soddisfazione dei bisogni. Oggi più che mai sta nel coltivare le intelligenze, nel farle crescere, non perché spuntino tanti padri della patria, ma bensì quell’intelligenza e quel sapere collettivo che è la condizione fondamentale per stare insieme, per imparare a comprendersi e apprezzarsi, per condividere un’idea di futuro comune, per riprendere a entusiasmarsi di nuovo anche per i progetti che paiono impossibili. Per voltare le spalle a una cittadinanza umiliante e avvilente fatta di interessi di parte, di responsabilità delegate, di egoismi e di indifferenze.
La società della conoscenza è abitata dalle città della conoscenza, dove le idee e i saperi che si accendono sono le luci capaci di illuminare in modo del tutto nuovo l’avventura di questo millennio cosmopolita, di migrazioni e di reti, di umanità che incontra e scopre se stessa.

tag:

Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it