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A girare per la rete capita di incontrare città della conoscenza, città che apprendono anche qui da noi, nel nostro paese. Spesso non visibili, sono come uno spiraglio tra le due ante di una finestra che apre la vista su una prospettiva, su un panorama inaspettato.
La finestra si chiama Csbno, è l’acronimo di Consorzio Sistema Bibliotecario Nord-Ovest. Un Consorzio formato dalle biblioteche di 34 Comuni della Provincia Nord-Ovest di Milano.
Si scopre che il target di questo Consorzio è il Long Life Learning, un servizio alla cittadinanza per imparare ad imparare lungo tutto il corso della vita, la trasmissione della conoscenza, la mobilitazione dei saperi.
Il Csbno si presenta come luogo che della formazione permanente ha fatto la propria prospettiva di ricerca e di sviluppo, l’elemento più rilevante di un vasto processo di ristrutturazione del campo formativo aperto agli apprendimenti formali, non formali, informali. Il tutto prende avvio dalla corretta lettura dei bisogni della società in cui oggi tutti siamo immersi. Una società in cui sempre più va crescendo il bisogno di una pluralità di canali formativi di base e superiori effettivamente qualificanti sul piano culturale e professionale, mentre contemporaneamente aumenta la necessità di spostare i confini tradizionali della formazione per soddisfare esigenze di apprendimento estese lungo tutto l’arco della vita.
Visitare il sito internet di questo consorzio (http://webopac.csbno.net/) aiuta a comprendere di cosa si tratta e, in particolare, che ci si trova di fronte ad un’idea molto semplice, non difficile né da concepire né da realizzare. Basta abbandonare per un momento i condizionamenti a cui generalmente la nostra mente è soggetta, come la convinzione che vi siano luoghi deputati alla conoscenza e altri no, riconoscere che tutti i saperi hanno uguale dignità, soprattutto quando le sfide di ogni giorno ci fanno toccare con mano quanto ancora siamo disarmati in materia di saperi e di conoscenze.
Si tratta di concepire una visione estesa della cultura e della formazione, al di là dei luoghi ad esse tradizionalmente deputati e pensare che il lavorare in rete oggi ci consente di massimizzare risorse, strutture ed esiti. La rete non è solo interconnessione e comunicazione, che ancora sono mezzi, è portare a sinergia il sommerso facendolo emergere di modo che costituisca un bene, un vantaggio per tutti, un valore aggiunto che diversamente andrebbe perduto a scapito dell’intera comunità. Questa è la filosofia delle città che apprendono, delle città che vogliono essere città della conoscenza, almeno secondo gli intenti dell’Unesco.
È sorprendente la semplicità con cui la pagina web del consorzio mette in rete le opportunità di apprendimento offerte dal territorio dei 34 comuni che aderiscono al Csbno.
Sono cinque link: Cose da fare, Cose da visitare, Cose da non perdere, Cose da provare, Cose da bambini. Chiunque sia interessato può cliccare su ciascuno per conoscere la gamma di occasioni offerte dal territorio. Corsi di informatica, lingue, benessere e salute, musica, tecnologia, lavoro e management, scrittura e comunicazione, cultura. I luoghi della cultura, i beni artistico-architettonici, paesaggistico-ambientali, gli itinerari naturalistici da visitare. Spettacoli, concerti, conferenze, gite da non perdere. E in fine lo sport e i luoghi dove mangiare e bere da provare.
Una rete di biblioteche questa della provincia milanese che ha saputo reiventarsi e riproporsi, affiancando ai servizi bibliotecari tradizionali una pluralità di attività sul territorio al servizio della cittadinanza.
Le scelte compiute dal Csbno ne fanno oggi un ente “forte” nella diffusione del sapere e della cultura a disposizione di tutti gli attori sociali, che si offre anche alle realtà imprenditoriali, in particolare le piccole e micro imprese. Di qui l’idea di valorizzare il circuito della conoscenza di cui è portatore il consorzio per generare un sistema che diventi strumento per la diffusione del sapere e della cultura d’impresa per lo sviluppo del territorio e delle attività imprenditoriali stesse.
Non sappiamo se facendo proprio l’obiettivo della formazione permanente a trecentosessanta gradi le biblioteche dei 34 comuni che si sono messe in rete per un progetto così ambizioso fossero consapevoli di lavorare come e per le città che apprendono.
Il risultato comunque è grande, è quello di aver interconnesso tra loro i fili di un mondo complesso che vive ancora invisibile nella stragrande maggioranza delle nostre città e dei nostri comuni e che attende da tempo di vedere la luce come vantaggio e risorsa per tutti.
Eppure basterebbe iniziare col concepire e realizzare un’idea semplice, semplice come quella del consorzio lombardo. Ma bisogna avercela l’idea! Averla, anche qui, è una questione di cultura che consenta di guardare alle cose di tutti i giorni con altri paradigmi, differenti dalle nostre routines.
Il paradigma, ad esempio, delle città che apprendono, che nasce dalla consapevolezza, innanzitutto politica, che il life long learning non è più un’occasione, ormai da tempo, ma un diritto, un diritto di cittadinanza, la cui soddisfazione e garanzia chiama in causa chi ci governa, a partire dalle nostre realtà locali, dai palcoscenici quotidiani delle nostre vite.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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