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da MOSCA – Abbiamo notato, negli scorsi mesi, alcune stravaganze di questi russi, quando abbiamo parlato dei bagni invernali nell’acqua gelida [vedi] o quando abbiamo scoperto le limousine delle spose [vedi]. Ne scopriamo un’altra. Nulla di nuovo sotto il sole, direbbe qualcuno, Marylin Monroe era già stata la bella protagonista del film “Come sposare un miliardario”, nel 1953.

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Locandina di ‘Come sposare un milionario’

Ma oggi il fenomeno a Mosca cresce, dieci lezioni al costo di circa 2000 dollari per ‘accalappiare’ un uomo ricco, anzi stra-ricco, un vero paperone. Sarà che qui la concorrenza è tanta (oltre che bellissime, le donne sono 10 milioni in più degli uomini), sarà che il lusso (il ‘roskosh’) viene considerato importante, sarà pure che molte belle ragazze non hanno vere alternative lavorative (so che tale affermazione scatenerà una vera levata di scudi), resta il fatto che molte giovani studiano tecniche, più o meno raffinate, per conquistare miliardari, acchiappare un oligarca, far cadere nella rete i Forbesiani (per intenderci, i ricconi che sono sulla lista della rivista Forbes). S’inaugurano, allora, scuole, dove, come manuale di studio si usa il testo della discussa e, da alcuni, non amatissima Xenia Sobchak (la Paris Hilton russa), la quale ricorda alle ragazze che “in Russia ci sono abbastanza oligarchi per soddisfare tutti i propri sogni. Basterà imparare a utilizzare nel modo corretto sorriso, humour, ottimismo e fervore”.

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La copertina del libro

Leggevo tutto questo, oltre che sulla stampa, nell’ultimo libro di Peter Pomerantsev (“Nothing is True and Everything is Possible: Adventures in Modern Russia”, riedizione appena uscita), ne hanno parlato, anche, a una recente trasmissione radio della Bbc. Sono i progetti di vita che hanno fatto la fortuna di film come “Glyanets” (“Glamour”) o di programmi televisivi dal titolo self-explaining (non trovo la parola italiana…), “come sposare un milionario”. Ecco allora che le teorie del business sono spiegate e applicate in scuole che si chiamano in vari modi (dalla “Geisha School” alla “Come essere una vera donna”): bisogna andare incontro ai desideri del consumatore, applicare rigorosamente tale principio, dunque, quando si cerca un uomo ricco. Al primo appuntamento, va applicata una regola chiave: mai parlare di sé, ascoltare, trovare il proprio interlocutore affascinante, capire cosa vuole, le sue passioni e i suoi hobbies. Adattarsi di conseguenza. Pomeranysev, che in Gran Bretagna è anche un produttore televisivo, nel suo libro incontra Oliona e le belle ragazze bionde che, in quelle scuole dai finti marmi e i grandi specchi (chiamate “accademie”), prendono attentamente appunti. Nella porta a fianco vi sono una spa e un salone di bellezza. Si va a lezione e poi ci si rilassa, ci si fa belle e abbronzate. Molti insegnanti sono specialisti con tanto di Master (Mba) anche in psicologia, e ripetono pure altre regole: non indossare mai gioielli al primo incontro (deve pensare che siete povere), arrivare con una macchina malmessa (deve avere voglia di comprarvene un’altra), recarsi in una zona ricca della città con tanto di cartina alla mano e fingere di esservi perse (un uomo bello e benestante potrà avvicinarsi per aiutarvi).
Ci sono poi i locali “giusti” dove andare, come il Galeria creato da Arkady Novikov, ‘il’ posto. Qui uomini eleganti, vestiti di scuro, osservano da dietro le loro logge, non si sa chi sono, decideranno poi. Alcune ragazze pagano per essere sulla lista Vip del locale, è un ottimo investimento. Oliona, che arriva dal Donbas, con mamma parrucchiera e con padre di cui non si parla (come spesso avviene qui), ha iniziato come stripper al casino, ma ora vuole “un uomo che sia saldo sui propri piedi, che la faccia sentire sicura come dietro a un muro di pietra”. Oggi vive, con il cane, in un piccolo e moderno appartamento in una delle strade principali che portano alla Rublevka, zona degli oligarchi. I ricchi le vogliono sulla strada di casa. Ha un appartamento, 4000 dollari fissi al mese, una macchina, lunghi weekend pagati in Turchia o Egitto un paio di volte l’anno. E il suo “sugar daddy” che la va a trovare ogni volta che (lui) vuole. Oliona non tornerebbe mai indietro, comunque. E come lei tante altre ragazze, che non vogliono sentire usare la parola prostituzione, perché loro hanno letteralmente cacciato la loro preda, hanno “scelto” il proprio “sponsor” (come è definito qui), anche se le guardie del corpo controllano regolarmente i loro movimenti, anche se non possono incontrare troppi amici.
Ma la lezione all’accademia continua, con l’algoritmo dei regali: se vuoi riceverne, ti devi posizionare alla sinistra del riccone, il lato irrazionale, emotivo, dice l’istruttore. Se invece, stai alla sua destra, il lato razionale, è il momento giusto per parlare e decidere di affari.
Alcune ragazze non capiscono perché una donna deve lavorare tanto e “ammazzarsi” per e di lavoro. Questo è il ruolo dell’uomo… lui vuole solo il controllo, alle donne basta essere un bel fiore. Qualcuno ha pure detto che sposare un ricco è un lavoro, per qualcuna un piacevole lavoro ma pur sempre un lavoro… e il lavoro, non è un diritto di tutti? Questioni di punti di vista.

Da leggere Peter Pomerantsev, “Nothing is True and Everything is Possible: Adventures in Modern Russia”, 304 p., Faber, 2015

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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