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Le cause di una probabile sconfitta non sono mai da ricercare in un solo fattore. Ancor più complicato si fa il lavoro di individuazione e correzione degli errori se il fenomeno che ti sta portando a rischiare le prossime elezioni riguarda un panorama non sovra-comunale ma bensì, addirittura, sovranazionale. Se ne sono accorti persino in Francia visto che, poco dopo le elezioni, un articolo pubblicato su ‘Télérama‘, tradotto da ‘Internazionale’, a firma di Juliette Bérnabent, titolava che la crisi della sinistra passava proprio per Ferrara. Quindi parlare di ciò che non va qui potrebbe essere usato come esempio da esportare in altri contesti: un’analisi olistica, che dal particolare passi al generale con un’attenta riflessione sui protagonisti.

Partiamo dai dati di fatto. Sappiamo che, a distanza di tre mesi quasi dalle elezioni, l’onda d’urto che ha quasi distrutto la sinistra locale ancora non si è fermata. Lo dimostrano ancora le difficoltà nel rimettersi in carreggiata nelle discussioni politiche. Ciò si potrebbe dimostrare molto pericoloso visto che, a un anno dalle amministrative, possiamo dire che la campagna elettorale è già aperta. I contendenti principali, Lega e Pd, partono da punti diversi ma con un unico comune denominatore: il Gad. E’ proprio in questo quartiere che si giocherà la sfida ed è proprio in questo quartiere che si è aperta informalmente la campagna elettorale. In momenti diversi. La Lega sta portando avanti l’opera da molto tempo, un lavoro che le consente di poter definire, a ragion veduta, questo quartiere un suo feudo. Dalla sua ha almeno due importantissimi fattori: un centro-sinistra che ha abbandonato questa zona per troppo tempo e una stampa che ha contribuito ad aumentare l’alone negativo intorno a queste zone. Premettiamo un’altra cosa: qui la delinquenza c’è. Inutile fare discorsi buonisti o perbenisti. La mafia nigeriana esiste, ha preso largo tra queste strade e ha trasferito le proprie attività anche in centro. Sui probabili perché ho già aperto una grande parentesi: la n’drangheta come anche la camorra potrebbero addirittura trarre giovamento dalla presenza di un’associazione di stampo mafioso tanto cara ai media, e che attirando su di sé i riflettori, può lasciare campo libero a chi deve occuparsi di altri malaffari. I cittadini ferraresi del Gad hanno spesso denunciato una mancanza di dialogo con il Comune e questo ha creato una nicchia che Lodi e compagni non si sono fatti sfuggire: ecco come si sono inseriti all’interno della discussione politica cittadina e ne stanno prendendo il comando. Se poi la Lega dialoghi davvero con i cittadini o meno, o conduca le proprie battaglie seguendo o meno le regole non fa differenza: la metodologia adottata sta pagando, dai social alle ‘irruzioni’, ai documenti chiesti più o meno legalmente, fino ad arrivare alle inchieste che coinvolgono farmacie ed Acer, le azioni fatte dai leghisti piacciono a molti ferraresi, i quali lo hanno dimostrato il 4 marzo.

Dall’altra parte i tentativi adottati dal Pd ferrarese per combattere i cosiddetti ‘populisti’ sono assolutamente in linea con i comportamenti della sinistra nazionale e internazionale: accusare gli altri, arrivare a denigrare l’elettorato (basti pensare che nell’ultima direzione del Partito Democratico c’è stato ancora chi ha dato la colpa della débâcle elettorale agli elettori) e, soprattutto, l’essersi accorti troppo tardi di camminare al di fuori della realtà. Non bisogna andare lontano per accorgersene. Una foto sulla sua pagina facebook del 25 maggio ritrae un Dario Franceschini intento ad andarsene dal suo ufficio e a lasciare quello che lui definisce “il ministero economico più importante del Paese”. Lui a Ferrara ha perso sonoramente. Perché? Perché il ministro dei Beni Culturali perde nella sua città che è persino patrimonio dell’Unesco? Su questa domanda forse una risposta può trovarsi proprio sulle mura ferraresi. Ironico come il simbolo di appartenenza alla cultura mondiale possa far perdere te ministro della Cultura, appunto. I perché sono stati ben spiegati, involontariamente, in una conferenza dove l’ingegner Vittorio Bernardoni, ha presentato i risultati di un’indagine condotta dall’associazione Gad Sicura e Insorgenti.

A sinistra Vittorio Bernardoni (Gad Sicura), al centro Alberto Ferretti (Insorgenti), a destra Raffaele Ferretti (Gad Sicura)

In pratica, foto alla mano, si è dimostrato che le mura non solo stano crollando in più punti e che i lavori iniziati in alcuni tratti hanno causato più danni che altro (si veda quello che è stato il lavoro di sterramento al Baluardo dell’amore, che ha portato alla luce strutture nate, appunto, per rimanere coperte). Tale indagine ha portato alla luce anche quello che è il “mercato del mattone“: una rete che vede dei veri e propri professionisti smontare parti delle mura ferraresi per poter rivenderne il materiale. Il gruppo di cittadini coinvolti degli Insorgenti e Gad Sicura, hanno semplicemente fotografato e dimostrato che un patrimonio, per rimanere tale, dovrebbe essere curato. Questa notizia deve aver sollevato una certa preoccupazione: la stessa mattina della loro conferenza, su un famoso giornale della zona, si titolava già su altre associazioni che si stanno muovendo in merito. Fa strano che la puntualità dell’uscita sia coincisa con quella della conferenza delle due associazioni ferraresi (17 maggio) ma ciò denota, senza quasi dubbio, che le mura, oltre che il Gad, saranno oggetto della prossima campagna elettorale. C’è chi denuncia che siano usate come luogo per nascondere la refurtiva e chi invece dice che dopo 30 anni andrebbero “tagliandate”.

Parte delle mura “smontate” per essere rivendute sul mercato nero dell’edilizia

Giusto. Tutto giusto. Ma da dove si dovrebbe partire? Domanda azzeccata visto che, ultimamente, con ogni ‘muro’ Ferrara sta facendo a botte: da quelli ideologici, passando per i crolli all’ippodromo, senza dimenticare lo stadio. Ma per tornare all’argomento cultura: come mai, se davvero questa città sulla cultura ha investito così tanto, Franceschini non è stato ripagato? Il suo è forse il caso più emblematico di una sconfitta sociale dopo quella di Minniti. Forse tutta la sinistra finalmente sta facendo i conti con una realtà diversa da come se l’era immaginata. Una realtà divisa in due e che vede, appunto, il centro-sinistra ferrarese ancora interpretare male quelli che sono i segnali. Nel frattempo, sempre secondo l’ingegner Bernardoni, i rischi di veder mandato in fumo il riconoscimento Unesco ci sono, come anche i precedenti in giro per il mondo. Se davvero qualcosa si deve fare, si deve partire proprio da qui, dalla parte di città che un tempo difendeva e che ora deve essere difesa da chi, troppo chiaramente, la sta trascurando.

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Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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