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Da: Organizzatori

Biblioteca Ariostea (Sala Agnelli)
Via Scienze 17 – Ferrara
Giovedì 22 settembre 2016, ore 17

Presentazione del volume

La Giarina: i Caraibi dei ferraresi e altri racconti
Una famiglia. Tre generazioni. Quattro scrittrici (Faust Edizioni, collana di narrativa ‘ I Nidi’)

Ne parlerà, con la coautrice e curatrice Maria Giovanna Bonsetti, lo scrittore Paolo Maietti
Sarà presente l’editore
Fausto Bassini

Con proiezione di immagini inedite della vecchia Ferrara
Un unicum nella storia della letteratura ferrarese quanto a ideazione e struttura dell’opera… Tre generazioni.

Quattro scrittrici della stessa famiglia della Ferrara ‘bene’: Letizia Paramucchi (1888- 1970); Rosanna Bonsetti (1921-2000); Carla Bonsetti (1925-2014) moglie del noto medico professor Mario Morsiani; Maria Giovanna Bonsetti (nipote della nonna Letizia e delle zie Rosanna e Carla, coautrice nonché curatrice di questo volume di racconti corredato di suggestive fotografie inedite della Ferrara che fu…). Letizia, Rosanna, Carla e Maria Giovanna presentano, ciascuna, da un minimo di un testo a un gruppo, variabile nelle dimensioni, di scritti.
Due coniugi in barca a vela da Pontelagoscuro a Trieste
Oriana Fallaci prende il sole in incognito ai Lidi ferraresi
La lunga notte del ’43 nelle pagine inedite di una testimone
Una famiglia in corso Giovecca mangia il pavone dei vicini   
Tutti alla Giarina sul Po in bicicletta o con la Topolino
La Mille Miglia nella notte della Prima Comunione e molto altro ancora… 

«Le autrici delle generazioni passate – la nonna Letizia, la zia Rosanna e la zia Carla – sono nate e vissute a Ferrara; anch’io ci sono nata, e ci vivo tuttora. La città si respira in quasi tutti i racconti: nella sua veste passata e in quella recente. Che sia il bombardamento del ‘43 o il ricordo di Gigetto; che sia il rintocco della campana della chiesetta di Sant’Antonio in Polesine[…]; che sia la nostra casa di Giovecca con il suo grande giardino, o il Castello uscito indenne dalle guerre; che siano il palazzo Ronchegalli-Rondinelli, sede delle scuole delle suore in piazza Ariostea, o il cinema Boldini […]»
(dall’Introduzione di M. G. Bonsetti, curatrice del volume)

MARIA GIOVANNA BONSETTI. Ha studiato Lingue e letterature straniere alla Ca’ Foscari Venezia e si è diplomata alla University of Cambridge. Ha insegnato inglese per oltre un trentennio negli istituti superiori e alla Scuola Infermieri di Ferrara, e per due anni è stata distaccata al locale Provveditorato per occuparsi di dispersione scolastica. Sue indagini e contributi sono apparsi nelle pubblicazioni Dopo il diploma (1994), Continuità educativa e didattica (1997) e Una scuola nello specchio dell’esame (2001).  Ha curato una traduzione, ancora inedita, di The story of Ferrara di Ella Noyes.

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Riceviamo e pubblichiamo

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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