Skip to main content

Oilì oilì oilà e la lega crescerà e noialtri lavoratori vogliam la libertà”

La lega, storicamente, è stata l’espressione delle società di mutuo soccorso, delle cooperative e di tutte quelle forme di aggregazione volte a tutelare i diritti dei soggetti e delle classi oppresse, in nome dei principi di uguaglianza e solidarietà che hanno indotto (principalmente) operai, braccianti e donne (ma anche intellettuali illuminati) a unirsi per dare voce e forza alle loro lotte per il riscatto sociale e il progresso. La lega, dunque, è storia nostra, storia di chi si batte per la giustizia e l’uguaglianza: è l’espressione del bisogno degli ultimi di consorziarsi per far fronte comune e non essere travolti da uno sviluppo selvaggio, nel quale gli esseri umani sono solo ingranaggi di un sistema finalizzato all’arricchimento di pochi. Ora come allora.

Quando dico storia “nostra” non mi riferisco a vecchie (e ora spesso ingannevoli) logiche di schieramento: faccio riferimento a valori e ideali da recuperare e da riaffermare attraverso un solido progetto di trasformazione in senso progressista della società e a un coerente programma di azione.

Ci siamo fatti sottrarre questo patrimonio lasciando campo libero agli usurpatori, prima ai Bossi e poi ai Salvini che oggi esibiscono il vessillo… E la verde, biliosa Lega di oggi è quella stessa che all’inizio della propria parabola partitica si proclamava orgogliosamente “del Nord”, già alimentando fin dall’origine un inaccettabile discrimine fra settentrione e meridione, che nulla c’entra con l’antico patrimonio valoriale della lega dei lavoratori.

Oggi l’aggregazione di militanti ed elettori che sostengono la Lega (funesto baluardo erto al comando del governo nazionale) fa leva principalmente sulla giustificata e dunque comprensibile paura dei tanti che vedono compromesse le certezze acquisite grazie alle battaglie per il progresso combattute nel corso del Novecento dai lavoratori e concretizzate in una Costituzione illuminata e nelle coerenti garanzie fornite dallo Stato sociale. Acquisizioni e tutele dissipate dall’insipienza – quando non dall’indifferenza o peggio dall’ostilità – del ceto politico che ha maldestramente condizionato nell’ultimo trentennio le sorti della Repubblica e dei partiti, anche di quelli della sinistra.

Tanti cittadini, dunque, hanno aderito alla verde Lega o comunque la votano principalmente per rabbia o per sconforto, non trovando altri argini o sponde a ristoro del loro profondo malessere sociale. Fra i sostenitori attuali della Lega ci sono tanti elettori in crisi che hanno perso i loro riferimenti ideali e affrontano, nella nebbia, le incertezze del presente con disagio e talvolta disperazione.

E la paura in sé – quando non è controbilanciata da un coraggioso slancio teso al cambiamento, ma si alimenta di rancori e si limita alla brama di tutela dell’esistente o al rimpianto del vecchio – assume un pericoloso sapore regressivo e reazionario, che del reale progresso è nemico.
Inoltre, numerosi militanti della nuova Lega appaiono motivati più da appetiti che da sogni. Così, all’esca della bieca soddisfazione dell’interesse personale aderisce una consorteria di furbetti dall’indice sempre lesto ad additare i peccati altrui, ma dalla coscienza non immacolata e dall’indole incline a perdonar facilmente se stessi e le proprie ‘debolezze’: ed ecco il trionfo di una classe piccolo borghese che si scandalizza per le ruberie e le malefatte degli altri ma che è assai indulgente nel giudicar se stessa. E’ così che stiamo sprofondando in un infernale girone di qualunquisti, animati dalla brama di denaro, intenti a tutelare (più che gli ideali e l’interesse comune) il proprio preteso diritto a coltivare con ogni mezzo e indisturbati il personale tornaconto.

E’ evidente allora che il pericolo e i veri nemici non sono i disperati e i migranti, contro i quali ci si accanisce in un rigurgito di intolleranza e razzismo. La rettitudine non dipende dal colore della pelle: ci sono ladri e assassini fra i “negri” (per dirlo nel gergo muscolare dell’attuale Lega) come fra i bianchi: il discrimine è l’onestà, non la nazionalità, il convincimento politico o la fede religiosa. E i veri nemici, ora come allora – ai tempi dell’autentica virtuosa lega delle origini – sono i capitalisti, le lobby di potere: sono loro che ci vessano costringendoci al giogo. E allora evitiamo di ricadere nella trappola di chi ci spinge a combattere una guerra fra poveri per salvaguardare il proprio ruolo di dominio: apriamo bene gli occhi – e soprattutto la mente – e cerchiamo di capire in che mondo viviamo, chi regge i fili e chi sono i burattinai per non restare schiavi del nostro ruolo di burattini.

Per questo dobbiamo sottrarci alla dittatura dell’individualismo e sforzarci di ridare un senso nobile al concetto di lega e a quel grande sogno umanitario di un civile e solidale consorzio, proteso all’uguaglianza e al rispetto, al riparo dall’onta delle discriminazioni e del bieco e meschino egoismo imperante.

“La Lega” (‘Novecento’ Bernardo Bertolucci & Encardia)

tag:

Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it


Ti potrebbero interessare