Skip to main content

Era già stato un caso editoriale nel 2012, con “La luna blu”, un’immagine che ritorna, oggi, sull’accattivante e delicata copertina del suo ultimo libro “Il quadro mai dipinto”. Così il romano Massimo Bisotti, autore appassionato di musica e psicologia, ci riporta nel mondo dei sogni, dell’amore incondizionato e della perfezione, o meglio, della ricerca disperata di essa. Ed ecco, allora, la coinvolgente storia di Patrick, insegnante e pittore, ossessionato dall’idea della perfezione, con la sindrome del quadro mai dipinto, che lo perseguita a tal punto da non riuscire mai a terminare un’opera.
In quest’atmosfera, Patrick dipinge la donna che ama da sempre, ma, un giorno, volendo rivedere la tela nella quale l’aveva ritratta, lasciata in soffitta, scopre che la figura della donna è sparita. Con lui, rimaniamo a bocca aperta, ritornandoci alla mente il bello ed elegante giovane Dorian Gray, lontano e sbiadito tenero ricordo.
«Continuate a commettere errori di felicità. Fatemi e fatevi questa promessa. È una promessa che potete, anzi, dovete rinnovare, ogni trecentosessantacinque giorni, per tutta la vita». Queste sono le parole con cui Patrick lascia i suoi allievi dell’Accademia di Belle Arti di Roma. È l’ultimo giorno di lezione, non ci sarà più l’anno prossimo perché ha chiesto il trasferimento a Venezia per ricominciare una nuova vita. Quell’ultimo giorno l’insegnante chiede ai suoi ragazzi di disegnare l’amore, cosi come se lo immaginano, poco importa la tecnica. E anche se lui non potrà vedere le loro opere, li esorta a realizzarle ugualmente. Perché l’artista ogni giorno deve iniziare di nuovo a lavorare dal punto nel quale è rimasto. Sempre. La perfezione…
Durante il volo che lo porta alla città lagunare, però, Patrick sbatte la testa e qui iniziano i suoi vuoti di memoria. Gli resta solo un punto di riferimento, un biglietto in tasca con un indirizzo e un nome di Venezia, Residenza Punto Feliz, dove ovviamente si reca.
Ad accoglierlo vi saranno il generoso, saggio e gentile Miguel, il proprietario della pensione, Vince, un gondoliere con una storia d’amore fallita alle spalle e il piccolo Enrique, un bambino vivace e curioso. Patrick si rifà così una nuova esistenza, consapevole, tuttavia, di essere sempre alla continua ricerca di qualcosa. Durante una festa incontra Raquel e comprende quasi subito che è lei la donna fuggita dal suo quadro, desiderata e mai dimenticata. Tanti ricordi e colpi di scena s’intrecciano. L’atmosfera creata è magica, unica, avvolgente, travolgente, coinvolgente. Una poesia dalla quale si comprende che l’ossessione che abbiamo spesso della perfezione ci allontana dall’autenticità e che il mostrarci autentici, sinceri e genuini agli occhi degli altri ci permette di essere amati per quello che realmente siamo. E soprattutto ci porta ad accettare noi stessi (l’impresa spesso più ardua), primo passo per farci ben volere e amare dagli altri. Ben scritti anche i dialoghi, le frasi d’amore, i sentimenti e le espressioni che ognuno di noi vorrebbe sapere comunicare o ricevere.
Incantevoli il passeggiare per Venezia e la descrizione dei suoi luoghi più belli. Facile, poi, immedesimarsi nei personaggi e nei loro pensieri. Dedicato “a chi va controcorrente ma mai controcuore”.
Da leggere.

Il quadro mai dipinto, di Massimo Bisotti, Mondadori, 2014, 221 p.

tag:

Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it