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Abbiamo conosciuto Ledi grazie a “Un tempo”, il video del brano che ha anticipato “Cose da difendere”, il suo album d’esordio. Il filmato, diretto da Marco Pittalunga, è stato girato a Berlino, rivelando sin dalle prime inquadrature l’animo poetico del cantautore di origine albanese, con tempi dettati da parole, suoni e immagini evocative: “C’è un tempo per le cose vere e uno per le cose serie, c’è tempo per avere ragione oppure per la tua occasione, c’è tempo per tornare a casa e uno per lasciare qualcosa…”.

La copertina di Cose da difendere
La copertina di Cose da difendere

“Cose da difendere” è anche il titolo del primo brano della tracklist, una suite elettronica intrigante e orecchiabile, impeccabile simbiosi tra poesia e musica. L’elettronica non è l’assoluta protagonista delle trame musicali del disco, anche l’acustica trova spazio con violoncello, chitarra e il versatile clarinetto di Mattia Cominotto. I testi sono in italiano a eccezione di “Zemra ime” (Cuore mio), omaggio all’Albania, terra natia e punto di ritorno nel mondo dei ricordi. I brani del disco sono strettamente legati tra loro, in una sorta di disamina e di viaggio nel passato, un filo rosso che unisce le radici di Durazzo a Genova, così come Berlino, città toccate dalla storia di Ledi e della sua famiglia.
“Penelope” è il titolo del primo singolo e del clip girato a Berlino, luogo amato da Ledi, dove è stata scattata la fotografia della copertina dell’album e in cui vive la sorella. A Berlino, città cosmopolita dove convivono Street Art e Musei, l’amore di Penelope vive in chiunque aspetti qualcuno, mentre “Telemaco” cresce domandandosi dove si trovi il padre: “… non servono eroi ma padri”.

Ledi
Ledi

“Nausicaa”, uno dei brani più interessanti, è accompagnato della chitarra acustica di Guglielmo Fresta, scandito da una melodia d’altri tempi con parole che trasmettono il calore delle emozioni: “E allunghi la notte, come l’estate con i suoi giorni, come le sere a casa in inverno”.
“Com’era prima” mette l’accento sugli arrangiamenti, punto di forza di questo lavoro, in cui i suoni evocano la nostalgia di tempi lontani, facendo l’occhiolino agli anni Settanta, mentre “Quello che sta in aria” ci porta al decennio successivo, con una ritmica basata sull’elettronica.
Chiude il disco “Cuore mio”, nenia fuori dal tempo cantata in albanese, che ricorda i grandi chansonnier francesi per l’intensità dell’interpretazione e la basilarità dei suoni, un vocepiano accompagnato dal violoncello: “… cuore mio sono rimasto solo con te e non so che fare”.
L’Odissea di Ledi cattura l’attenzione, ma se si vuole apprezzare la sua musica non ci sono alternative, gli si deve concedere un po’ del proprio tempo, il risultato sarà di entrare in un mondo di colori, odori, suoni, parole e sensazioni ritrovate. Ottimi gli arrangiamenti e i musicisti, tra cui, oltre a quelli già citati: Chiara Enrico, Riccardo Armeni, Jacopo Astori.

Ledi “Penelope” guarda il video ufficiale

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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