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da: ufficio stampa Provincia di Ferrara

La Polizia provinciale (14 agenti più due amministrativi) rimane negli organici della Provincia di Ferrara.
Lo ha deciso il presidente Tiziano Tagliani, con un decreto firmato nel rispetto dei tempi stabiliti dal decreto legge 78 dello scorso giugno (poi convertito in legge il 6 agosto 2015), che riconosceva alle Province la possibilità di conservare gli agenti provinciali alle proprie dipendenze.
“La scelta – sottolinea Tagliani – è stata adottata per dare continuità all’esercizio dei compiti in materia ambientale, per il mantenimento di un fondamentale presidio di tutela sulla caccia e la pesca, nonché per un necessario controllo del trasporto privato e della circolazione stradale in tema di sicurezza”.
La decisione, tra l’altro, è coerente anche con i pronunciamenti della stessa Corte dei Conti, che ha recentemente riconosciuto l’esercizio di tali mansioni in linea con le funzioni fondamentali delle nuove Province riformate dalla legge Delrio nel 2014.
L’attuale corpo di Polizia provinciale potrà nei prossimi mesi essere ridefinito nella propria composizione numerica in una convenzione con la Regione Emilia-Romagna, nell’ambito delle funzioni riallocate alla luce della legge che viale Aldo Moro ha approvato nel luglio scorso.
Viene così a compiersi una prima ricognizione che, in attesa del piano di riordino definitivo, prefigura per il primo gennaio 2016 una dotazione organica della Provincia estense di 173 dipendenti per l’esercizio delle funzioni fondamentali (le sole rimaste dopo la riforma Delrio).
Un numero complessivo che già in queste dimensioni è perfettamente in linea con le disposizioni di legge che impongono alle Province la diminuzione del 50 per cento della spesa per il personale rispetto al 2014.
La riduzione dei dipendenti comprende il numero dei pensionati durante il 2015 (33), i 122 che transiteranno nei ruoli della Regione per effetto del rientro delle funzioni delegate, i 47 dei Centri per l’impiego, in attesa del processo di riordino nell’ambito della normativa che prevede la costituzione dell’Agenzia nazionale del lavoro, i 5 docenti dell’Istituto Copernico-Carpeggiani, in attesa di essere statalizzati, e dell’unità attualmente in comando all’ufficio periferico ferrarese del ministero infrastrutture e trasporti.

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PROVINCIA DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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