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Da EVART – Associazione no profit per l’arte e la cultura

Una nuova primavera sboccia alla Porta degli Angeli dall’1 aprile al 31 maggio 2017 con Andrea Amaducci, il quale porta nel monumento cinquecentesco un progetto artistico crossmediale e multidisciplinare dal titolo Algorithmic.
L’intento “dell’algoritmo” di Amaducci è quello di creare interazioni tra diversi tipi di sensibilità, di esperienze artistiche, di storie personali.
Per i due mesi del progetto, Amaducci trasformerà la Porta degli Angeli nella sua simbolica fucina artistica, creando una programmazione ricca di appuntamenti per valorizzare uno degli spazi più suggestivi della città e sperimentare azioni artistiche in grado di intercettare fasce di pubblico giovane.
Il programma prevede cinque mostre tra personali e collettive, improvvisazioni musicali, conferenze e performances.
I cinque eventi espositivi si alterneranno con cadenza regolare ogni dieci giorni riconfigurando lo spazio monumentale della Porta degli Angeli.

Esposizioni personali
Massimo Pasca (6 maggio), artista salentino, classe 1974, che inizia con il live-painting, dipinge per istituzioni, cineclub, teatri, musicisti e realizzazioni nell’ambito della moda.
Chiara Sgarbi (17 maggio), ferrarese artista e pedagoga, la sua cifra stilistica è il collage. Ha una lunga esperienza nell’editoria per ragazzi.

Esposizioni collettive
“San Sebastiano” a cura dello storico dell’arte Lucio Scardino (7 aprile);
Enrico Artosi e Pietro Casari (18 aprile), giovani artisti alla prima esperienza espositiva, provenienti dal mondo della street-art e del writing;
Andrea Penzo e Cristina Fiore (23 aprile), artisti e curatori, scrittori, performer.

Gli ospiti che hanno accolto l’invito sono parte integrante dell’azione creativa per produrre l’algoritmo artistico di Andrea Amaducci, che connette diverse tipologie di pubblico. Tra i partecipanti:
Gianluca Marziani (4 aprile), Direttore artistico Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto.
Virginia Sommadossi (24 aprile), Responsabile della comunicazione di Centrale FIES, Ambienti per la Produzione di Performing Art.
Fabiola Naldi (15 maggio), Dottore di Ricerca in Storia dell’Arte Contemporanea, critica e curatrice; docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, presso l’Accademia Carrara di Bergamo e presso l’Università degli Studi di Bologna.
Marilena Pasquali(18 maggio), storica dell’arte, critica d’arte contemporanea ed esperta di gestione dei musei. Fondatrice del Museo Morandi.
Per quanto riguarda l’intreccio tra arte e musica, Amaducci coinvolgerà realtà locali e non, facendo interagire ad esempio Jacques Lazzari (19 aprile), giovane pianista e compositore ferrarese con Francesco Montefiori (15 aprile), musicista e produttore musicale, tastiera nel duo musicale Montefiori Cocktails (autori della colonna sonora di Sex and the city). Le improvvisazioni musicali saranno sempre legate ad azioni performative dell’artista.

Performances
Valsecchi Simone (6 aprile ), stylist con esperienze nell’ambito del teatro( Ronconi) e nella moda ( Ferrè).
Andrea Penzo e Cristina Fiore (25 aprile), performance.
Francesco Stanghellini (25 maggio), artista forlivese.
Vincenzo Tomasini (26 maggio), giovane artista forlivese, allievo di Francesco Stanghellini.

Tutti gli eventi sono a partecipazione e ingresso gratuito. Eventuali modifiche del calendario o degli orari saranno comunicati nel sito web e nella pagina Facebook.

Orari di apertura
La mostra sarà visitabile in occasione degli eventi previsti nel programma oltre che nei seguenti orari:
sabato e domenica 16-19 e su appuntamento evartassociazione@gmail.com

EVART – Associazione no profit per l’arte e la cultura
Via Carlo Mayr, 9a, 44121, Ferrara
T. 347 244 1042 t. 335 383 915
evartassociazione.wix.com/gateportait
evartassociazione@gmail.com
Facebook GATE Porta Instagram gate­_porta
#gateporta #portadegliangeli #andreaamaducci #algorithmic

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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