LA PROPOSTA
Un percorso ciclopedonale lungo il Volano fra San Giorgio e la Darsena
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I ferraresi hanno un cattivo rapporto con l’acqua: poche fontane artistiche, persino poche fontanelle per abbeverarsi, un fiume che attraversa la città – il Volano – dimenticato, denigrato e sprezzantemente chiamato canale.
Sarà forse perché i ferraresi contro l’acqua hanno dovuto lottare per secoli, perché sono figli delle bonifiche e hanno sempre percepito l’acqua come nemica, che sottraeva terra all’agricoltura, che dalle sponde del Grande Fiume minacciava la città e la campagna. Fatto sta che i ferraresi odiano l’acqua… A riprova, la fontana di piazza Repubblica è inagibile da anni e ogni volta che qualcuno alza un dito per segnalarlo viene zittito con le più disparate giustificazioni. Quella di parco Massari vien fatta funzionare quando capita, il meno possibile; i gradevoli zampilli all’interno del fossato del castello (che hanno anche la benefica funzione di ossigenare l’acqua) furono accolti da infinite polemiche, benché effettivamente riducessero le alghe, e ora vengono fatti funzionare a singhiozzo. Quelli decorativi voluti dall’ex sindaco Sateriale nella rinnovata piazzetta Sant’Anna sono stati chiusi e annientati da tempo.
E proprio all’ex sindaco, ferrarese atipico, si deve l’ultimo tentativo di valorizzare il corso d’acqua che attraversa il centro urbano, riqualificarne le sponde, bonificare e rilanciare il porticciolo turistico della darsena. Il progetto era ambizioso e accattivante, con l’idea di fare un piacevole lungofiume per passeggiate e percorsi ciclabili, come si usa in tutte le città civili. Ma a Ferrara la proposta è stata accolta con fastidio, dibattuta con superficialità, dimenticata immediatamente dopo la conclusione del mandato di Sateriale.
Così è rimasto aperto il problema di un’area centrale, quella che collega viale IV novembre all’antico borgo di San Giorgio che potrebbe fungere da parco fluviale all’ingresso sud della città e che invece viene lasciata nella condizione in cui è sempre stata: un inutile fetido retrobottega di cui vergognarsi, atto solo al passaggio delle bettoline (un tempo, ora non passano più nemmeno quelle) e al transito delle pantegane… Crediamo che il cittadino del ventunesimo secolo, superati i fantasmi del passato e cancellati gli atavici timori dell’acqua fonte di insicurezza, possa guardare con fiducia al proprio futuro cominciando a progettare un presente che contempli un diverso, più costruttivo e sereno rapporto con il fiume, a cominciare magari proprio dalla riprogettazione del percorso fluviale lungo il Volano.
Sergio Gessi
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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Cari lettori,
dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.
Se già frequentate queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .
Tanto che qualcuno si è chiesto se i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani. Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito. Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.
Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta. Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.
Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line, le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.
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