Skip to main content

di Claudio Fochi

4. SEGUE – Sono stati recentemente pubblicati sulla stampa locale – e negli annuari statistici curati dalla Camera di Commercio con dati forniti da Comuni e Province – dati sconfortanti sull’afflusso turistico nella nostra città, pur registrando cifre un po’ più incoraggianti per ‘incoming’ di turisti stranieri. Anche se prendiamo atto con interesse di queste recenti statistiche più incoraggianti, certamente il mercato turistico non è esente da ‘cahiers des doléances’ provenienti da più tipologie di operatori turistici: ristorazione, alloggio, altri servizi turistici.
Vogliamo però cominciare questo breve panorama sulle cose che non vanno con un elemento positivo che l’amministrazione comunale deve assolutamente cercare di mantenere nei prossimi anni. A differenza di tante altre città a forte vocazione turistica (Roma, Firenze, Siena, Mantova, Venezia) i pullman turistici non pagano per entrare a Ferrara. Non pagano nemmeno per parcheggiare: possono farlo gratuitamente nel parcheggio Ex-Mof, come anche le auto private. Possono accedere per carico/scarico nel pieno centro della città (lato ovest Castello Estense, lato nord Palazzo Diamanti). Tutto ciò va mantenuto.
Tuttavia quando, durante il picco primaverile, decine di pullman carichi di turisti arrivano al parcheggio Ex Mof, cosa trovano? Una spianata di cemento ‘non strutturata’, senza servizi, nemmeno igienici, un edificio diroccato che sta cadendo a pezzi, nonostante contenga un interessante ciclo di affreschi novecenteschi del pittore Cattabriga, semi-devastato.
Cosa sarebbe necessario fare per migliorare l’offerta turistica della nostra città e renderla più eco-compatibile? Semplice. Tanto per cominciare, ristrutturare la zona del parcheggio ex-Mof. Restaurare adeguatamente l’edificio a torre e i suoi affreschi. Posizionare servizi igienici capienti e accoglienti. Istituire qui un punto di informazione e accoglienza turistica con possibilità di vendita di Ferrara MyFe Tourist Card. Implementare un servizio di trasporto conveniente, alimentato da energia eco-sostenibile o eco-compatibile, che colleghi il parcheggio con il centro storico cittadino, frequente, efficiente e, soprattutto, gratuito. Non guasterebbe altresì la realizzazione di una serie di tettoie con pannello solari che contribuisca a una integrazione energetica non inquinante.

Seguono altri aspetti, anche specifici, afferenti all’accoglienza turistica di Ferrara, da migliorare.
Sarebbe necessario migliorare l’offerta di servizi igienici pubblici del centro cittadino, attualmente appena sufficienti. I servizi igienici non sono un optional dell’accoglienza turistica, ma una parte integrante. Il bagno pubblico di Piazzale Kennedy ha orari inadeguati e chiude nei giorni di maggiore afflusso turistico: le domeniche. I servizi igienici all’interno del Parco Massari sono fermi agli anni ’50 del 900, con le “turche” in pessime condizioni igieniche. Molti gruppi, per consuetudine, usufruiscono delle toilette all’interno del cortile del Palazzo dei Diamanti, dove i turisti di sesso maschile ritrovano le spartane e anacronistiche turche, igieniche finché si vuole, ma non gradite al turista del ventunesimo secolo. Gli unici servizi igienici adeguati sono situati nel cortile del Castello Estense, ma seguono gli orari ridotti imposti dall’Amministrazione Provinciale che alle 17.25 chiude i battenti. Bisogna creare bagni pubblici nel pieno centro della città, gratuiti (o non troppo costosi) aperti anche di sera, a orario continuato, con personale comunale appositamente collocato (come nei paesi dell’est, da questo punto di vista più avanzati).
Sarebbe necessario migliorare l’accessibilità per portatori di handicap alle strutture museali e turistiche. Turisti con problemi di deambulazione o sedie a rotelle non possono accedere al Salone dei Mesi del Palazzo Schifanoia. Lo scalone settecentesco risulta insuperabile: non è coadiuvato da ascensore). Sia prima sia dopo il terremoto del maggio 2012, questa anacronistica discriminazione persiste e costituisce una vergogna nel panorama del turismo ferrarese, nonostante sia stata denunciata sulla stampa locale da diversi anni (fra gli altri anche dallo scrivente).
Da migliorare anche la sede espositiva del Palazzo dei Diamanti. Bagni a parte, le sale per mostre temporanee del piano terra – potenzialmente fra le migliori del nord Italia, con le 12 sale senza dislivelli e scalini – vanno integrate, per quanto riguarda le strutture, con adeguati spazi per guardaroba (molte mostre coprono anche il periodo invernale), con adeguato spazio di ristoro che vada oltre alle macchinette per caffè all’aperto sotto i portici e, possibilmente, una sala ricerca e approfondimento postazioni a uso dell’utenza, come per esempio alla National Gallery di Londra.
Visto che ho citato Palazzo dei Diamanti, ne approfitto anche per segnalare la pericolosità del semaforo che regola l’attraversamento di Corso Ercole I° d’Este nel crocevia rossettiano. Il verde è regolato male. Gruppi, anche numerosi, di turisti che attraversano Corso Biagio Rossetti vengono bloccati a metà strada da un rosso che scatta troppo presto e non permette un regolare attraversamento, soprattutto a persone anziane, che comunque tendono a restare nel gruppo, che quasi sempre continua a completare l’attraversamento anche col rosso. Prima o poi ci scappa l’incidente grave. Solo in quel momento le autorità competenti provvederanno a una regolazione adeguata alle necessità turistiche. È così difficile regolare i semafori nel crocevia di attraversamento principale del Palazzo dei Diamanti, spesso soggetto a flusso di pedoni notevole, e aumentare di alcuni secondi il verde?

Sarebbe necessario consentire ai pullman turistici di poter transitare almeno lungo tutto il primo tratto di Corso Ercole I° d’Este dalla Porta degli Angeli a Corso Biagio Rossetti, come avveniva alcuni anni fa. Probabilmente per proteste di qualche privilegiato (e influente) residente del tratto in questione, tale opportunità è stata poi negata. Non si può da una parte auspicare il potenziamento del turismo a Ferrara e dall’altra negare irragionevolmente l’accesso a pullman turistici in zone rilevanti e perfettamente percorribili. Al di là di privatistici interessi di alcuni fortunati residenti di quella che è da considerarsi come la spina dorsale dell’addizione Erculea, credo sarebbe opportuno consentire il transito di pullman turistici (ripristinandolo) da Viale Orlando Furioso a Corso Ercole I° d’Este fino al Palazzo dei Diamanti. Dopotutto non siamo né a Firenze (400 pullman al giorno) né a Roma. Si tratta di un flusso tollerabile, che ha un gestibilissimo incremento fra metà aprile e metà maggio. Si aggiunga che la maggior parte dei gruppi turistici sono composti da persone relativamente anziane che non necessariamente sono in grado di visitare a piedi tutto Corso Ercole I° d’Este (1 km e mezzo andata, 1 km e mezzo ritorno dal Castello).

Sarebbe opportuno far traslocare gli uffici dell’Amministrazione Provinciale dall’ultimo livello del Castello Estense e utilizzare le strutture logistiche così liberate per creare nuovi spazi museali, da allestire con nuovi e più accattivanti metodologie museali a forte impatto tecnologico, come per esempio la sezione didattica allestita al piano terra, lato est, del Museo Archeologico Nazionale di Spina. In sintesi: rendere fruibili gli spazi degli uffici della Provincia, che va decentrata come è stato fatto con la Prefettura alcuni anni or sono, e permettere inoltre a turisti e cittadini di percorrere gli spazi della cosiddetta Via Coperta, che collega il Castello Estense con gli spazi degli uffici comunali in Corso Martiri della Libertà. Si creerebbe così un corridoio turistico che potrebbe consentire il passaggio nella zona degli antichi Camerini di Alabastro che danno su Piazza Savonarola verso lo Stanzino delle Duchesse, gioiello decorativo Cinquecentesco difficilmente accessibile a cittadini e turisti poiché letteralmente circondato dagli spazi degli uffici comunali.
Gioverebbe anche rendere maggiormente fruibile la Sala dell’Arengo e gli affreschi Novecenteschi di Achille Funi che illustrano il Mito di Ferrara, oggi spesso utilizzati dall’Amministrazione Comunale per riunioni e conferenze che potrebbero essere svolti altrove: rendere l’importante ciclo di affreschi novecenteschi e Novecentisti totalmente fruibile anche i pomeriggi, i sabati e le domeniche – giorni di maggior afflusso turistico – senza vincolarne l’accesso agli orari degli uffici comunali.

Sarebbe necessario migliorare l’arredo urbano della nostra già bella città rendendola più attraente, come per esempio i centri urbani del Trentino (Merano o Bressanone) o quelli anglosassoni. Panchine, flower beds, cesti con elementi vegetali appesi, fontane monumentali (non come i ridicoli zampilli d’acqua in Piazzetta S. Anna), come negli Alcazar delle città andaluse (Siviglia, Granada). Ferrara, città che ha un indissolubile connubio con l’acqua, merita e necessita di più fontane che possano costituire punti di aggregazione, di sosta e di rinfresco dalla calura estiva. Parlando di sosta e rinfresco: bisognerebbe migliorare la fruibilità dei parchi cittadini, potenziarne l’illuminazione con nuovi criteri estetici di illuminotecnica, come per esempio a Salerno, rendendoli maggiormente fruibili anche di sera nei mesi primaverili ed estivi con un corollario di adeguate iniziative culturali e di intrattenimento.

Infine, ci sarebbe bisogno di un miglioramento della segnaletica turistica e museale, che includa anche la segnalazione del nostro mini quartiere razionalista nei pressi del cinema Boldini, come è stato fatto più adeguatamente a Forlì. Sarebbe, inoltre, opportuno installare più capillarmente totem informativi (con QR code o altre piattaforme digitali) con applicazioni gestibili da smart phone in corrispondenza di tutte le principali emergenze architettoniche e museali cittadine.
In conclusione, è necessario trasformare la città di Ferrara, turisticamente parlando, in una meta fortemente accessibile e a basso costo. La strategia di promozione turistica si deve interfacciare con un’oculata, ma coraggiosa, politica tariffaria dei trasporti, che sia vincente, come è avvenuto a Friburgo (Germania) e in altre città del nord Europa. Implementare un sistema interno di trasporti eco-sostenibili (integrato con trasporti regionali e interregionali) e capillare, che colleghi la stazione ferroviaria, le stazioni delle corriere e i maggiori parcheggi urbani scambiatori (Piazzale Kennedy, zona ovest FFSS, ex Mof) con il centro cittadino. La mobilità eco-sostenibile (che deve includere ampie possibilità di noleggio bici, veicoli elettrici o a basso impatto ambientale) può risultare attraente e vincente solo se abbinata ad una politica tariffaria coraggiosa che spinga gli utenti a rinunciare al mezzo privato e privilegiare il trasporto pubblico.

tag:

Redazione di Periscopio

I commenti sono chiusi.


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it