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di Federico Di Bisceglie

Troppo spesso ormai si sente ripetere da cittadini ferraresi e non, che la nostra Ferrara è una realtà ‘spenta’, che non si organizzano abbastanza iniziative culturali, che il nostro patrimonio non viene valorizzato a sufficienza. Insomma gran parte dei cittadini estensi sostiene che Ferrara sia una città “morta”. Il fatto che molte delle iniziative artistico-culturali non siano valorizzate e pubblicizzate adeguatamente credo sia del tutto evidente, ma non necessariamente l’informazione deve essere diffusa e condivisa, molto spesso la casualità gioca un ruolo fondamentale nella scoperta di luoghi e iniziative apparentemente sconosciute ai più, ma che in realtà possiedono un valore fondamentale.
La ‘home gallery’ MLB di Maria Livia Brunelli costituisce un esempio di vera e propria realtà culturale unica e incredibilmente insolita. Questa casa-galleria d’arte nasce nel 2007 da un progetto della proprietaria, che ha deciso di mettere a disposizione le stanze della sua abitazione, per dare la possibilità a molti artisti, emergenti e non, di avere uno spazio per esporre le loro opere ed eventualmente venderle.
Tutto questo costituisce un’iniziativa davvero importante, che di fatto è da considerarsi un unicum, almeno per quanto riguarda il panorama culturale ferrarese; inoltre da almeno un paio di anni le mostre temporanee allestite all’interno della MLB Home Gallery hanno sempre un legame con le esposizioni presenti a Palazzo dei Diamanti, permettendo di cogliere letture e aspetti meno evidenti attraverso le opere di pittori contemporanei che hanno recepito influssi di una determinata corrente artistica.
Fino al 28 febbraio, per esempio, sono esposti gli elaborati della fotografa Silvia Camporesi, che trattano in maniera molto personale il tema della metafisica di dechirichiana memoria e che contribuiscono a un’immedesimazione totale nei luoghi tradizionalmente riconosciuti come metafisici, che poi non sono altro che luoghi estensi. Il contesto in cui è inserita l’MLB Home Gallery è un’atmosfera ricercata ed estremamente europea, con un lieve accenno di mitteleuropeismo oltremodo singolare, dal quale lo spettatore è dolcemente cullato durante la visita nei singoli ambienti. La Brunelli ha dato la dimostrazione che a Ferrara è possibile organizzare eventi culturali e che l’arte non è affatto morta: l’arte è viva,l’arte è vita.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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