Skip to main content

“E i segni dei proiettili, lievi, sì, ma però chiaramente visibili, che nonostante un recente restauro si vedono ancor oggi butterare qua e là l’antica spalletta contro la quale furono allineati i condannati a morte? L’epoca dei massacri, di quelli veri, è ormai così lontana, che non c’è da meravigliarsi se un occhio distratto, sfiorando appena questi segni, ne riconosca tanto poco la natura da attribuirli facilmente all’esclusiva opera del tempo, […]”

Il 15 novembre del 1943 non è una data importante solo per la memoria ferrarese, è un passaggio fondamentale per la storia nazionale: storici del calibro di Claudio Pavone ritengono che la strage del Castello Estense sia il primo eccidio di guerra civile in Italia. Sono passati appena due mesi dall’armistizio dell’8 settembre e a Verona si sta tenendo il primo Congresso della Repubblica Sociale Italiana: proprio qui viene data la notizia che Igino Ghisellini, il federale di Ferrara, è stato assassinato nei pressi di Bologna. Immediatamente dall’assemblea si levano le grida di vendetta: “A Ferrara! Tutti a Ferrara!”. Le squadre da Verona arrivano in città verso le 20.
“Chi potrà mai dimenticare le lentissime ore di quella notte? Fu una veglia interminabile per tutti; con gli occhi che bruciavano fissi a scrutare attraverso le fessure delle persiane le vie immerse nel buoi dell’oscuramento; col cuore che sobbalzava ogni minuto al crepitio delle mitragliatrici, o al passaggio repentino, anche più fragoroso, dei camion di uomini armati”.
Nella notte vengono prelevate dalle loro case e portate alla Caserma della milizia, in piazza Beretta, 72 persone: antifascisti, molti ebrei, alcuni cittadini considerati traditori per non essersi iscritti alla Repubblica Sociale, oppositori del regime in genere. Fra loro e i 34 antifascisti, ebrei, oppositori del regime che erano già nelle carceri di via Piangipane dal 7 ottobre si selezionano i dieci cittadini da passare per le armi per punire la morte del Federale Ghisellini. All’alba del 15 novembre davanti a Castello Estense vengono fucilati Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, Mario e Vittore Hanau, Giulio Piazzi, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi, Mario Zanatta; sulle mura presso i Rampari di San Giorgio Gerolamo Savonuzzi e Arturo Torboli; infine il giovane ferroviere Cinzio Belletti, che tornando dal lavoro ha assistito alla strage, viene inseguito per non essersi fermato all’alt e assassinato in via Boldini. I cadaveri verranno lasciati davanti al muretto del Castello per tutta la mattina, come monito per i ferraresi. Solo l’Arcivescovo Ruggero Bovelli, con un duro intervento presso le autorità fasciste, riuscirà a far spostare i corpi.
“Erano undici: riversi, in tre mucchi lungo la spalletta della Fossa del Castello, lungo il tratto di marciapiede esattamente opposto al caffè della Borsa e alla farmacia Barilari: e per contarli e identificarli, da parte dei primi che avevano osato accostarsi (di lontano, non parevano nemmeno corpi umani: stracci, bensì, poveri stracci o fagotti, buttati là, al sole, nella neve fradicia), era stato necessario rivoltare sulla schiena coloro che giacevano bocconi, nonché separare l’uno dall’altro quelli che, caduti abbracciandosi, facevano tuttora uno stretto viluppo di membra irrigidite”.

lunga-notte-eccidio-1943
Sagome e biografie delle 11 vittime della strage

Da giovedì davanti alla “antica spalletta” del fossato, sul marciapiede davanti alle lapidi, ci sono le sagome e le biografie di quelle 11 persone, non solo vittime, per impedire che i segni dei proiettili possano essere equivocati. Inoltre quelle lapidi, insieme ad altri luoghi della memoria in città, sono diventate una delle tappe del percorso urbano “ResistenzamAPPe – Guerra e Resistenza in Emilia-Romagna settant’anni dopo”, applicazioni informatiche multimediali scaricabili su differenti supporti (smartphone, tablet, pc), contenenti 29 percorsi dei nove capoluoghi di provincia regionali sui temi della Seconda guerra mondiale e della Resistenza. La responsabilità della trasmissione della memoria di quelle vite e di quegli eventi torna a essere di ogni ferrarese, perché non accada nuovamente ciò che è avvenuto all’indomani del 15 novembre: “la voce che subito circolò – una diceria messa in giro ad arte, era chiaro -, secondo la quale nessuno di Ferrara aveva partecipato al massacro, nessuno di Ferrara si era macchiato di quel sangue, […] Ebbene nessuno che non fosse di Ferrara, e molto pratico, per giunta, della città, avrebbe potuto rintracciare a colpo sicuro il Consigliere Nazionale Abbove non già nel suo palazzo di corso Giovecca, ma nello studio-garçonière […] E i due Cases, padre e figlio […] chi altri, se non qualcuno che ne conoscesse perfettamente il rifugio – qualcuno di Ferrara, dunque! – sarebbe stato in grado di indirizzare proprio lassù, in cima a quel polveroso labirinto di scale semicrollanti, i cinque scherani mandati a prelevarli?”.

Tutti i virgolettati sono estratti da “Una notte del ’43” di Giorgio Bassani

Foto di Federica Pezzoli

tag:

Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it