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Vivere l`isola di Simi (oppure Symi) può considerarsi un privilegio, un luogo dove trascorrere le vacanze circondati dal mare Egeo blu intenso, baie e rocce a strapiombo mozzafiato. Un cono irregolare di roccia lavorabile, un polipo emerso dai tentacoli allargati e immobile sul mare. Simi è parte del Dodecaneso, quella collana di isole piccole, medie e piccolissime che geograficamente e storicamente fanno capo a Rodi, l’isola più grande posta a sud-ovest dell`arcipelago. Ma di quanto sia magica Simi e della sua storia antica ne scriveremo più avanti, l`aspetto su cui ci soffermiamo oggi è l`evento storico che si svolse su questo scoglio esattamente settant’anni fa, nel 1945, al sipario finale di un periodo di turbolenze geopolitiche che condizionarono un capitolo di storia italiana da ricordare sempre, una pagina di luci e ombre durato oltre trent’anni, nella prima metà del Novecento. Ricordate la pellicola “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores e il suo composito drappello di militari sbarcati su un’isola? Ad un tiro di schioppo dall`isola greca, sulla quale passa il tormentato confine greco-turco (ancor più evidente oggi per via delle numerose presenze di sbarchi migratori provenienti dall`oriente con in maggioranza siriani, pachistani e afgani), vi sono le prime balze turche. La notte, le baie della località turca Datcha che attanagliano come una chela di granchio la piccola isola greca, brillano di luci a intermittenza che in lontananza ricordano i tempi dei drammatici assalti notturni dei pirati costieri.
Fu proprio dalla guerra italo-turca, la guerra di Libia, combattuta e vinta dal Regno d’Italia contro l’Impero ottomano tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912 per conquistare le regioni nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica, che cominciò l`avventura italiana in questa parte nord-est del Mar Mediterraneo: il 12 maggio 1912 Simi vene occupata dall`esercito italiano come Colonia del Dodecaneso.

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Simi, palazzo Kampsopoulou (1945)

Da allora sull`isola si sono moltiplicati i segni indelebili dell`occupazione italiana che dal 1926 sarebbe appartenuta al nuovo Governo delle isole italiane dell’Egeo. All`arrivo a Simi via mare, nella baia di Gialos, l`immagine più evidente, oltre al colpo d`occhio irripetibile delle case pastello neoclassiche e da affascinanti ville dal tocco neoclassico italiano costruite a mezzacosta, è la sede della polizia ricavata da un palazzo signorile dal sapore rinascimentale-veneziano costruito da un commerciante italiano; le scuole elementari e medie sembrano un pezzo della nostra pianura fra Bologna e Ferrara, e l`aspetto più inaspettato è l`entusiasmo con il quale gli ottuagenari e oltre locali, vogliono parlarti nel loro perfetto italiano appreso quando durante il ventennio fascista (fino alla fine degli anni ’40 la lingua italiana si insegnava nelle scuole locali).
Ma la guerra è crudele e alcuni tragici episodi che videro protagonista il nostro esercito italiano sono documentati nella sede del Municipio. Il capolavoro di Gabriele Salvatores, premio Oscar nel 1992, affresca delicatamente questo pezzo di storia, dall`occupazione militare italiana del 1941 girata a Kastelorizo (ma potrebbe essere anche Simi) a molti mesi dopo l`armistizio del 1943, quando gli attoniti ufficiali inglesi recuperano sulla lancia di salvataggio i dimenticati militari del Regio esercito italiano e la mula.
I nostri militari loro malgrado verranno poi nuovamente coinvolti durante l`occupazione tedesca dei due anni successivi durante i cruenti e drammatici risvolti che conosciamo essere accaduti non solo a Simi ma anche in altre parti della Grecia. E siamo all’8 maggio del 1945, quando nel palazzo Kampsopoulou (oggi trasformato da un imprenditore privato simiota in Art Gallery-LOS) posto sul lungo-baia a sinistra di Gialos, viene firmato il trattato di resa delle isole del Dodecaneso agli Alleati.

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Targa in memoria della resa

Con il Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, le isole passarono alla Grecia come prevedeva l’articolo 14 del trattato: “L’Italia cede alla Grecia in sovranità piena le Isole del Dodecaneso in appresso indicate e precisamente: Stampalia (Astropalia) Rodi (Rhodos) Calki (Kharki), Scarpanto, Casos (Casso), Piscopis (Tilos), Misiros (Nisyros), Calimnos (Kalymnos), Leros, Patmos, Lipsos (Lipso), Simi (Symi) Cos (Kos) e Castellorizo, come pure le isolette adiacenti.”
Dal 7 marzo 1948 le isole del Dodecaneso entrano a far parte a tutti gli effetti della Grecia e dopo pochi mesi scompare l’insegnamento della lingua italiana sull’isola a cono, circondata dal blu profondo del mare. La più che trentennale presenza italiana in Egeo si era ufficialmente e definitivamente conclusa.

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Marco Bonora

Nato sul confine fra le province di Bologna e Ferrara, dove ancora vive e risiede . Si occupa di marketing e di progettazione nel settore Architettura per una industria vetraria, lavora in una multinazionale euroamericana. E’ laureato in Tecnologie dei beni culturali e in Scienze e tecnologie della comunicazione presso l`Università di Ferrara. Scrive articoli su riviste del settore e ha pubblicato due volumi tematici sul vetro contemporaneo innovativo e sul vetro artistico delle vetrate istoriate del `900 presenti nelle chiese del nostro territorio. Grande passione da sempre per i viaggi a corto e lungo raggio e il mare.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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