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Non ricordo che mese fosse, forse novembre, proprio come oggi. Comunque faceva freddo. Avevo vent’anni ed era finito il mio primo grande amore. In un momento di romantico struggimento ero andata a fare una passeggiata fuori stagione al Lido di Spina, là dove tante volte ero andata con lui.
Dopo un po’ che camminavo da sola sulla spiaggia, ho notato che poco più in là c’era un uomo che mi seguiva. Mi sono fermata per guardarlo perché mi stava dicendo qualcosa. Quando sono riuscita a capire che quel che mi stava urlando erano minacce e oscenità, si è abbassato i pantaloni. Non c’era nessuno attorno e io ho iniziato a correre per tornare all’auto. Quando l’ho raggiunta, ho fatto una brutta scoperta. Mi avevano tagliato due gomme. Nel frattempo l’uomo era arrivato, e assieme a lui ce n’erano altri due. Ho ricominciato a correre e ho raggiunto il primo stabilimento balneare, dove c’era il proprietario che stava facendo dei lavori. Gli ho chiesto aiuto. Mi ha fatta entrare, ed è uscito facendo scappare i tre. Poi mi ha aiutato a cambiare le ruote.
Ho percorso la superstrada fino a Ferrara piangendo, di rabbia e di paura per quel che mi era successo e per quel che sarebbe potuto succedermi.
Sono andata subito a esporre denuncia alle forze dell’ordine. Mi sono state chieste alcune cose e poi alla fine una domanda: ma lei cosa ci faceva in spiaggia da sola?
Ci sono storie ben più tragiche della mia, purtroppo. Se racconto pubblicamente questo aneddoto del mio passato, è per i seguenti motivi.

Le violenze subite, di qualunque genere, vanno condivise, sempre. E denunciate. Potrebbero salvare noi, ma anche altre donne. Parlarne fa bene, libera da un peso, fa sentire meno sole. E permette di trovare persone in grado di aiutarci. Va scardinato il retaggio del “te la sei cercata”.
Ogni donna dovrebbe poter camminare sola su una spiaggia fuori stagione, o dovunque abbia voglia o bisogno di andare, senza essere importunata e senza che nessuno le chieda perché lo fa. Deve essere libera di farlo e basta.
Sono passati tanti anni da quell’episodio e oggi la sensibilità e la preparazione al tema all’interno delle forze dell’ordine sono aumentate. Sono stati creati reparti speciali, e azioni mirate per tutelare le donne. Ma i casi di violenza sono tanti, e a volte si rischia di non dare loro la necessaria attenzione, come è accaduto lo scorso anno, in provincia di Siracusa, ad Antonella Russo, che aveva denunciato il marito per stalking, ed una settimana dopo lui le ha sparato, uccidendola. Poi si è suicidato. Una delle figlie, Desirée, vorrebbe entrare in polizia per difendere tutte le donne che non sono state credute. L’altra figlia, Nancy, ora studia Giurisprudenza a Ferrara perché vuole fare il magistrato. E ha deciso di fare causa allo Stato perché dice che tutto questo si poteva evitare.

Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ferrara ha deciso celebrarla in anticipo, ieri. Un percorso fatto di scarpette rosse, simbolo della violenza, ha segnalato il cammino che, dallo scalone del municipio, bisognava percorrere per arrivare al mercato coperto, sede dell’incontro pubblico. Un ideale collegamento tra istituzioni e cittadinanza. Perché solo una rete di solidarietà può risolvere il problema. Di seguito il percorso per immagini.
Durante l’incontro è stato mostrato un video realizzato da Area Giovani, dove i capigruppo del Consiglio comunale, gli assessori e il sindaco ci mettono la faccia per dire no alla violenza di genere [vedi].

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Indicazioni del percorso
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Scalone municipale
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Via Garibaldi
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Portici del mercato coperto
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Mercato coperto
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L’incontro
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Le istituzioni
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Le associazioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Le scarpe rosse

 

 

 

 

 

“In Italia secondo l’Eures, tra le donne c’è una vittima di femminicidio su tre, per questo siamo qui oggi, e nelle scuole, nelle associazioni, nei luoghi dello sport”, ha affermato l’assessore per le pari opportunità Annalisa Felletti.

“Non è sufficiente una trasformazione individuale, ma è necessaria una trasformazione collettiva”, ha detto il sindaco Tiziano Tagliani.

“Quelli che arrivano da noi non sono mostri, sono uomini normali, come quelli che incontri al bar o con cui esci a cena. Noi li aiutiamo a imparare a rispettare sé stessi e di conseguenza le donne che hanno accanto”, ha spiegato Michele Poli del Centro di ascolto uomini maltrattanti.

“L’unica cosa per rompere la catena, è rendere pubblico il fenomeno della violenza, noi siamo un centro pronto ad accogliere ogni richiesta di aiuto che arrivi da una donna”, ha esortato Paola Castagnotto del Centro Donna Giustizia.

In caso di violenza, subita o vista, si può chiedere aiuto e denunciare. Per sé, per le persone che ci stanno attorno, ed anche per quelle che non conosciamo.

Centro Donna Giustizia, via Terranuova n°12/b, Ferrara centro@donnagiustizia.it 0532 247 440 Numero telefonico unico “antiviolenza donna”: 1522. Numero verde contro la tratta: 800 290 290. Il servizio offre informazioni e consulenza a persone che si prostituiscono e alle vittime della tratta , agli operatori pubblici e privati e alla popolazione in generale.

Centro di ascolto uomini maltrattanti, viale Cavour 195 339 892 6550 ferraracam@gmail.com martedì 17 – 19,30 venerdì 10,30 – 13

Polizia di Stato: numero d’emergenza 113, Corso Ercole I d’Este 26, Ferrara 0532 294 311 urp.quest.fe@pecps.poliziadistato.it

Carabinieri: numero d’emergenza 112, via Del Campo 40, Ferrara 0532 6891 stfe522180@carabinieri.it

 

 

 

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Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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