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Danilo Sacco è entrato a far parte dei Nomadi nel 1993, pochi mesi dopo la scomparsa del cantante storico Augusto Daolio, raccogliendo un’eredità pesante e accettando una sfida importante. L’anno successivo il gruppo emiliano pubblica “La settima onda”, il primo album con Danilo e Francesco Gualerzi alla voce, ottenendo il disco di platino. Lo stesso risultato fu confermato dal successivo “Lungo le vie del vento”.
Nel 2002 “Amore che prendi amore che dai”, spinto dal singolo “Sangue al cuore”, vola in cima alla classifica italiana. Nel 2009, dopo l’uscita di “Allo specchio”, il nuovo album del gruppo, il cantante è colto da un malore, le cui conseguenze lo porteranno a chiudere l’esperienza con i Nomadi e a intraprendere la carriera solista, non prima di avere inciso con loro “Cuore vivo”.
Due anni fa Danilo Sacco ha pubblicato “Un altro me”, il primo album da solista, poi, con la benedizione di Francesco Guccini, ha portato in giro per l’Italia il repertorio storico del cantautore di Pavana, accompagnato dai “Musici”.

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La copertina del nuovo album

Il 2014 è l’anno di “Minoranza rumorosa”, il secondo lavoro da solista che raccoglie undici brani inediti. Le canzoni sono nate da situazioni vissute realmente, altre “forse sono vere”, una presa di distanza dal precedente album, necessariamente più intimista e personale.
Questo lavoro rappresenta una sorta di cronistoria, un titolo che denuncia i tempi difficili che sta vivendo il nostro Paese; l’impegno del musicista è di raccontarli, contrapponendosi alla maggioranza silenziosa che accetta in silenzio l’omologazione e l’appiattimento generale.
Le canzoni raccontano storie e personaggi veri, eroi umili e sconosciuti, come nel caso di “Da qui all’eternità” dedicata a Walter Bevilacqua, pastore della Val d’Ossola, il quale rinunciò a un trapianto che gli avrebbe salvato la vita, per lasciare la possibilità di vivere a una persona che aveva figli, mentre lui, solo al mondo, riteneva che forse il suo tempo fosse finito: “… da qui all’eternità, sono un uomo semplice, lo sai, lascio il mio posto in questo gioco a chi deve vivere, a chi merita più di me, a chi ha figli e poi, fotografie, di amori che non ho potuto mai capire o conoscere…”.
 “Erin” narra la storia (forse vera) di un gruppo di soldati che, fuggiti dalla Spagna conquistata dai Mori, con una nave giunsero casualmente in Irlanda, un luogo e un clima che hanno sempre affascinato Sacco: “… mille luci che si accendono, e noi, solo per noi, Erin, l’isola di verde e fuoco, l’acqua, come un verde gioco, la mia nave che, io lasciai, solo per te…”.

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Danilo Sacco live

“Emilie”, racconta la storia di Charles Moulin, il pittore francese che rinunciò all’amore in nome dell’arte, ritirandosi in un eremo in Molise, alla ricerca della perfetta ispirazione: “Mi vedi, mi vedi con te, ti penso, fra pietre di aria pura e lillà, il quadro che non dipingerò più, un volto e poi, puro assenzio, oltre le nuvole e le barriere, ben oltre le comete e le bandiere, il vento che vorrei tu conoscessi, qui con me fra i miei rosai…”.
La fragilità del vivere umano è insita in “Novembre, novembre”, dove in un attimo una vita e tutte le sue certezze possono essere stravolte: “C’è sempre un motivo per ricominciare, novembre mattina, un attimo prima, ci credevi e dicevi che il mondo rideva …”.
L’anima rock di “Nati per vivere” corre tra semafori e languori, auto e ragazze di città; il tempo della notte fugge sul filo del rasoio e non c’è un attimo da perdere, in questo inno alla voglia di vivere con intensità e consapevolezza.
“Ti aspetterò per sempre” è la canzone dell’amore a senso unico, lei lo aspetta da nove anni allo stesso tavolo del medesimo ristorante ed è disposta ad attenderlo per l’eternità. “Se vorrai se vuoi”, è una storia personale, uno spiraglio di luce che si apre nei momenti più difficili. La canzone è dedicata alla sua compagna. “Niente è per sempre”, titolo eloquente sulla mutevolezza delle cose, sentimenti e sogni compresi: “Niente è per sempre, nemmeno se lo vuoi …”.
“Io non voglio più” incoraggia le persone a essere consapevoli dei loro diritti e a non abbassare la testa: “Dice che non si può più, costa troppo liberare il mare e l’idea poi di volare sarà fuorilegge, come pensare. Dice che non si può più, che sarà vietato anche camminare…”.
“La mia lettera” racconta cosa può accadere nella mente di una persona quando riceve una lettera di licenziamento: “…solo polvere i miei anni in fabbrica, due figli che sono la mia realtà, la mia lettera, da domani sarà tutto da rifare, gli anni sprecati poi a sanguinare, fra la pietra e il carbone, fonderia o scrivania…”.

La versione in cd contiene “She said”, cover di “Non credere”, cantata insieme al rocker croato Gibonni. La musica di Gibo, così è affettuosamente chiamato in patria, unisce rock, pop moderno e tradizione dalmata, con particolare attenzione ai testi, un mix originale che nei primi anni ’90 lo resero un punto di riferimento per i giovani del suo paese.

Il nuovo album di Danilo Sacco centra l’obiettivo, musicalmente valido, trae dai testi la sua forza. L’autore è sincero e diretto, un cronista dei giorni nostri, attento a raccontare gli eroi sconosciuti, le debolezze umane, senza tralasciare la voglia di vivere e le opportunità che si possono incontrare e raccogliere.

Per saperne di più visita il sito di Danilo Sacco [vedi]

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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