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Testo del saluto di Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara, al vescovo Giancarlo Perego

Eccellenza Mons Arcivescovo di Ferrara-Comacchio,
a nome dei ferraresi tutti e delle autorità locali Le porgo il più cordiale saluto di benvenuto Da sempre l’ingresso del nuovo Arcivescovo da quest’antica Basilica di San Giorgio – la prima Cattedrale di Ferrara – ha il significato di legare insieme il passato al presente.

Passato e presente allacciati in un cammino storico tuttora ricco di testimonianze archeologiche, monumentali, letterarie e d’arte, che fanno di Ferrara un capitolo originale e prezioso del Patrimonio Unesco. Ma anche testimonianze di una lunga e feconda identità cristiana che dal monaco Guido di Pomposa, del quale Ella eredita le potestà abbaziali, alla beata Beatrice d’este a Suor Veronica attestano quante speranze nei secoli  la nostra gente abbia riposto nelle proprie braccia, nelle propria creatività, ma anche nella fede.
Storia di donne e di uomini sulle rive del Grande Fiume, che ci unisce idealmente alla Sua Cremona, di passioni e sacrifici che ancora segnano i territori della provincia di lapidi e steli a ricordo dei martiri della resistenza.

‘Terra e acqua’ è un binomio talmente distintivo dell’identità di questa terra, che le istituzioni hanno scelto, anni or sono, come marchio territoriale in grado di cogliere l’essenza di Ferrara. Materie povere, ma in fondo le stesse che il Creatore ha utilizzato per il primo uomo, le più nobili dunque, ancorchè umili.
Storia mai compiuta e sempre in cammino, in un intreccio di avvenimenti che hanno visto presente anche la Chiesa cattolica e il suo messaggio: dal Concilio del 1438, fino alla visita di papa Giovanni Paolo II nel 1990.

Mi piace ricordare, il giorno dopo la Festa del 2 Giugno, il ruolo avuto dal vescovo Ruggero Bovelli durante la notte della dittatura, in quei frangenti questi si meritò l’appellativo di ‘defensor civitatis’ e ogni anno – in occasione della Festa della Liberazione – Ferrara tributa una corona sulla sua tomba in Cattedrale.

Ferrara ricca di quelli che l’amico Carlo Bassi ha chiamato ‘luoghi dell’anima’, è particolarmente lieta quindi che da oggi questi stessi luoghi e questa storia possa essere anche con Lei condivisa. Questo sentimento di accoglienza e collaborazione non sembri tanto il segno di una consuetudine, quanto, invece, il proposito di condividere l’intima convinzione di operare per il bene comune, per la costruzione di una comunità solidale e generosa, aperta al futuro delle nuove generazioni e all’ascolto delle esperienze e dei consigli dei più anziani che in questa terra, aggiungo per fortuna, non sono pochi.

Condivisione, certamente, su prospettive differenti e nel pieno rispetto laico dei rispettivi ruoli e responsabilità, ma pur sempre nell’auspicio di una collaborazione diretta al bene intero della comunità.

Dalle ferite di una crisi economica pesante, che tuttora produce incertezze e preoccupazioni, a quelle di un sisma che ha portato lutti e macerie, da cui Ferrara sta uscendo ma non piegata, anzi più determinata nell’obiettivo di fare ciascuno la propria parte nel migliore dei modi
Anche in questo angolo di Emilia siamo abituati a farlo senza mai dimenticare che la solidarietà è un valore. E da fare c’è tanto ancora a partire dalle nostre Chiese centri delle comunità e patrimonio di tutti. Di questo impegno ne è testimonianza la rete di volontariato – cattolico e non solo – che è una ricchezza particolarmente preziosa, in un tempo nel quale stanno rapidamente cambiando stili di vita e con perimetri di cittadinanza che si stanno allargando – come sa non senza problemi – a culture, fedi, usi e costumi diversi.

La collaborazione laica tra istituzioni pubbliche e realtà ecclesiale è una realtà consolidata, tanto che ci si può spesso trovare attorno a un tavolo e chiamarsi per nome. Colgo, poi, nel motto che ha scelto per la sua missione pastorale un segno che dice già tanto del bene che potrà venire dal suo incontro con questa terra.

‘Gaudium et spes’ è si il titolo della Costituzione pastorale del concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, ma è anche quella parola di speranza e di cordiale vicinanza che oggi questo popolo chiede al suo pastore.
Sono infatti già troppi i segnali nel mondo che inducono alla paura, alle chiusure, ad un pessimismo paralizzante e che talvolta toglie persino senso al futuro: ciò di cui giovani oggi hanno bisogno maggiormente, accanto alla dignità del lavoro di cui Papa Francesco ha ben descritto il valore a Genova, è proprio un senso positivo del vivere, ovvero la libertà di lasciare frustranti miti di successo, ma anche la possibilità di incontrare uomini, laici e sacerdoti in grado di trasmettere la certezza che il mondo muove verso il bene e non è condannato da noi prima che da qualcuno più titolato.

Sui giornali Eccellenza accanto ai necrologi non compaiono mai le nascite, ma queste ci sono e,  bene o male, ogni giorno, ci dicono che qualcuno continua a scommettere sul futuro e non va lasciato solo.

Ispirare la propria missione a questa scelta di ascolto delle speranze degli uomini, è ciò che Le chiediamo, in compenso ci offriamo di portare con lei, per un tratto di strada che le auguriamo lungo e sereno, le due simboliche valigie che ha portato da Cremona, ci sono parse piene di ‘suggerimenti’ tanto utili anche per noi.

Benvenuto a Ferrara Mons. Perego.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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