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da MOSCA – In questa città ci sono talmente tanti musei da visitare che, a un certo punto, ci si perde. Se, però, si seguono solo le indicazioni delle guide turistiche, a scappare sono sicuramente i più interessanti. Bisogna allora parlare con gli amici, i colleghi, gli abitanti della città che avranno tutti centinaia di diverse versioni ma che, almeno, ti apriranno la mente. A te poi scegliere.
Su consiglio di Olga, dunque, la mia insegnante di russo, mi reco alla Galleria di Ilya Glazunov, sulla ulitsa Volkhonka numero 13, esattamente di fronte al Museo Puskin. Avevo già visto, passandoci spesso davanti, il bellissimo ed elegante palazzo azzurro con scritta dorata, ma non mi ci ero mai soffermata troppo. Qui, questo tipo di edificio è comune, nel senso che ve ne sono di bellissimi simili ad ogni angolo di strada. Come ogni cosa in questa affascinante città, anche questo palazzo è maestoso e imponente. Gli interni, poi, ci portano nel passato.

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Galleria di Ilya Glazunov
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L’entrata alla galleria

Alla cassa, chiedo a una gentile signora se posso fotografare. Il mio livello di russo mi permette di capire (finalmente) che posso farlo, pagando trenta rubli in più (nemmeno o quanto un centesimo di euro), ma solo all’entrata e nella stanza numero quattro. Chiederò conferma a una delle ‘babuscke’ delle sale, le signore che vegliano attentamente ai comportamenti dei visitatori, e così è, infatti, ho capito bene. All’entrata si viene subito accolti da un’atmosfera di fasto e di grandeur, che non sarà smentita nelle sale successive. Due busti di marmo ci accolgono e ci introducono nella galleria.

ilya-artista-russoilya-artista-russoLe scale sono di marmo, i quattro piani che ospitano opere tutte molto diverse l’una dall’altra. Ilya Glazunov, in effetti, è un artista poliedrico e incredibile, dico è perché ancora vive e lavora a Mosca. A molti forse questo artista è noto per alcune opere monumentali relative alla storia della Russia, di cui vi parlerò, ad altri per gli intensi ritratti anche di attori italiani degli anni Cinquanta-Sessanta (artista davvero molto legato all’Italia), ad altri ancora per essere colui che, nel 1997, si è preso cura di alcuni interni del Cremlino (della zona di residenza presidenziale, per la precisione). Certo è che la vita di Ilya Sergeyevich Glazunov, classe 1930, è stupefacente, costellata di successi, impegni e grandi onori. Difficilissimo sintetizzarne la biografia. Ma ci proveremo.

Nato a Leningrado, Ilya inizia a disegnare già alla tenera età di cinque anni (con le “aquile in montagna”) e i genitori lo iscrivono subito alla scuola d’arte per bambini del giardino di Lopukhin. Entrambi i genitori muoiono durante l’assedio di Leningrado e, a soli undici anni, Ilya si trasferisce al nord, nella regione di Novgorod. Tornerà a Leningrado (San Pietroburgo) dal 1991, alla fine della guerra, iscrivendosi alla scuola Repin di pittura, scultura e architettura. Fra il 1950 e 1959, l’artista inizia a produrre i famosi dipinti su Dostoevsky, che si trovano al secondo piano della galleria moscovita (“Dostoevsky a San Pietroburgo”, le illustrazioni de “l’Idiota”, dei “Demoni” o del “Principe Myshkin”). I ritratti del poeta sono bellissimi, magiche e delicate le atmosfere pietroburghesi sullo sfondo. Il 1957 è un anno importante, perché Glazunov espone per la prima volta a Mosca, alla Casa Centrale degli Artisti, dove riceve, per ben due volte, la visita dell’allora Ministro della Cultura Mikhailov, e alcune prime critiche dal New York Herald Tribune. Incontra il noto critico italiano Paolo Ricci, esegue i ritratti di poeti come Nazym Hikhmet e si trasferisce nella capitale russa.

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Ilya Glazunov con il tenore italiano Mario del Monaco
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Glazunov ritrae la cantante lirica Renata Tebaldi

Nel 1959 – e qui inizia, direi, l’idillio “italiano”, peraltro già in nuce quando l’artista aveva copiato, nel 1952, alcuni capolavori di Raffaello-, un giornale polacco gli commissiona il ritratto del grande tenore Mario del Monaco, che incontrerà di persona.Intanto, a Napoli, il critico d’arte Paolo Ricci pubblica la monografia “Ilya Glazunov”. Nel luglio 1961, durante il secondo Festival internazionale del cinema di Mosca, vanno da lui le star del cinema italiano dell’epoca, l’attrice Gina Lollobrigida, i registi Luchino Visconti e Giuseppe De Santis, lo sceneggiatore Ennio de Concini. I loro ritratti, completati nel giro di poche ore, hanno un immenso successo, e Ilya viene invitato a visitare Roma.

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Eduardo De Filippo in visita a una mostra di Glazunov
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Giulietta Masina in visita a una mostra di Glazunov

Ciò avverrà due anni dopo, nel 1963, quando l’artista sarà invitato da Luchino Visconti, Federico Fellini, Gina Lollobrigida, Alberto Moravia e altre figure di rilievo. Durante il soggiorno italiano dipingerà ritratti di Giulietta Masina, Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Claudia Cardinale, Salvatore Adamo, Domenico Modugno, Eduardo de Filippo, Renata Tebaldi, esibendo anche i suoi lavori nella galleria “la Nuova Pesa” di via del Vantaggio.

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Il ritratto di Pertini (1984), Palazzo del Quirinale

Nel 1967, si reca in Vietnam, nel 1968 è a Parigi, su invito di Yves Montand e Simone Signoret, e qui dipinge il ritratto del presidente francese Charles de Gaulle. Nel 1971, è il turno del ritratto di Indira Gandhi. Ormai è un grande fra i grandi. Nel 1978, crea l’enorme pannello “contributo delle popolazioni dell’Urssalla cultura e alla civilizzazione del mondo” per il quartier generale dell’Unesco a Parigi. Diventa talmente importante che, il 6 giugno 1980, gli viene riconosciuto il titolo di “Artista dei Popoli dell’Urss”. Seguono mostre a Milano, nel 1982, e, sempre per restare ai forti legami con il nostro paese, il ritratto del presidente Alessandro Pertini, nel settembre 1984, ancor oggi esposto al Palazzo del Quirinale.

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‘Il convento di Novodevichy’

Arriviamo al 1987, quando Glazunov è nominato rettore l’Accademia russa di pittura, scultura e architettura, da lui stesso fondata, situata al numero 21 della ulitsa Myasnitskaya, istituzione a carattere federale. Il 1990 rimane nella storia per il ritratto di Papa Giovanni Paolo II, realizzato durante la visita a Roma insieme agli studenti della sua accademia. Nel 1991, Glazunov, instancabile, riceve la medaglia d’argento della città de l’Aquila, per i suoi importanti risultati nel mondo della scienza e dell’arte. Arrivano il 1995, anno in cui gli viene conferito il riconoscimento al “merito per la madre patria” e il 1996, quando l’incarico del rinnovo degli interni dell’edificio di residenza presidenziale del Cremlino lo impegnerà fino al 1997.

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‘L’eterna Russia’ (1988)

Nel 1999, riceve la “Medaglia d’Oro di Picasso” dal direttore generale dell’Unesco e il sindaco di Mosca firma il decreto che autorizza la creazione della galleria statale a lui dedicata, quella che vediamo oggi, ufficialmente inaugurata nel 2000. Il 1999 è anche l’anno dei grandi pannelli che vediamo esposti nella sala 4 della galleria, come “Il convento di Novodevichy”, la “Rotta della Chiesa la notte di Pasqua”, “Il mercato della nostra democrazia” o i “Misteri del ventesimo secolo”. Da allora successi e magia continuano. D’altronde, non sembrano essersi mai interrotti, in un crescendo formidabile.

Per saperne di più visita il sito web, anche in inglese, [vedi] da cui sono tratte le fotografie in bianco e nero dell’artista e il ritratto di Pertini. Le altre fotografie di alcuni interni e dei grandi pannelli della sala 4 della galleria moscovita sono di Simonetta Sandri.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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