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Questa settimana “La città della conoscenza” si occupa della ‘via del sesamo’, ricordate “Apriti sesamo”? È la Sesame Street, che insegna ai bambini come essere responsabili del mondo che abitano, a divenirne cittadini a pieno titolo, combattendo ingiustizie e disparità economiche. Tutto con un gioco che ha conquistato il mondo “Panwapa” e con una filosofia che non è quella dell’Ocse e della World Bank.

Pare che il sesamo abbia incredibili proprietà nutritive e vitali, che aprirebbero all’uomo le porte della forza e della vitalità. Gli antichi cospargevano di sesamo i sedili dei commensali, per scacciare i demoni che avrebbero potuto impossessarsi del loro cibo. “Apriti sesamo” è la formula magica delle fiabe della nostra infanzia, di Alì Baba e i suoi quaranta ladroni, per accedere alla caverna del loro altrettanto favoloso tesoro.
Oggi, non tutti lo sanno, esiste Sesame Street, lo potete facilmente trovare nel web. E potremmo dire che mantiene, almeno per i bambini, come lo siamo stati noi, la sua promessa di fascino e di magia. Ma questa via del sesamo, per dove promette di portare, ammalia anche noi adulti. Nel suo cartello indicatore dice di condurre là dove si diventa cittadini del mondo.
Sesame Street è un educatore mondiale che lavora in centoventi paesi, ha sempre utilizzato la televisione come medium per l’istruzione dell’infanzia nei paesi poveri e in guerra, in particolare con i bambini dell’Afghanistan.
Chi non sogna il regno della giustizia sociale? C’è qualcuno che ha voluto pensarci seriamente. L’ONU e la Fondazione Clinton, l’associazione non governativa dell’ex presidente degli Stati Uniti, con la sovvenzione della finanziaria Merrill Lynch, hanno dato alla Sesame Street l’incarico di farlo.
Così è nato Panwapa, un gioco per imparare online. Disponibile in arabo, inglese, cinese, spagnolo e giapponese.
Panwapa vuole essere il simbolo della mondialità. È il nome immaginario di un’isola galleggiante che si muove attraverso gli oceani della Terra. “Panwapa”, nella lingua Tshiluba della repubblica democratica del Congo, significa “qui su questa terra”. Poiché galleggia per il mondo, i suoi abitanti sono autentici cittadini del globo. La descrizione ufficiale del gioco enuncia: «L’isola di Panwapa è qui come in ogni luogo, e i suoi residenti appartengono semplicemente “alla Terra”. Essi sono cittadini del mondo».
L’intenzione degli ideatori del gioco è quella di formare e indurre i bambini a sentirsi cittadini responsabili del pianeta. Le proposte educative di Sesame Street sono diffuse, con adattamenti alle lingue e alle culture locali, in Bangladesh, Cina, Egitto, Germania, Israele, Giordania, Messico, Olanda, Palestina, Russia e Sud Africa. Una così vasta diffusione solleva immediatamente un interrogativo, se esista sulla Terra un significato di cittadinanza che tutti ci accomuni.
I propositi dei pedagogisti e degli psicologi che lavorano per la Sesame Street paiono non collimare con quelli della World Bank e dell’Ocse. Per questi ultimi l’educazione alla cittadinanza mondiale significa formare la forza lavoro per il mercato dell’economia della conoscenza, standardizzando i curricoli, gli strumenti di valutazione e controllando gli apprendimenti.
Non è così per l’Unesco, il Cyberschoolbus delle Nazioni Unite e il Sesame Street Workshop. Che puntano invece i loro sforzi nella direzione di una educazione per uno sviluppo sostenibile, la parità di genere, la tutela delle culture e delle lingue, la formazione di cittadinanze attive. La giustizia sociale, la lotta alla povertà, la pace, la difesa dei diritti umani, la lotta al razzismo e la promozione della cooperazione multiculturale.
La missione affidata a Cyberschoolbus e a Sesame Street è quella di produrre giochi in rete per imparare, fornire informazioni sulle culture e le lingue dei paesi del mondo, mettere a disposizione materiali per l’educazione alla pace, ai diritti umani, alla giustizia sociale, acquisire le competenze necessarie a vivere la multiculturalità della Terra, far acquisire ai bambini un’istruzione di base e modelli di comportamento positivi, oltre agli strumenti per continuare a studiare.
Navigando per il mondo, gli abitanti di Panwapa incontrano e apprendono a vivere con persone di diverse nazionalità, religioni, culture e lingue. Come questa umanità simbolica vive su questa isola senza confini nazionali, muovendosi da un oceano all’altro?
La risposta è fornita dai creatori di Panwapa, è contenuta soprattutto nel ruolo che il programma sta giocando nell’era della globalizzazione: «Media e tecnologie avvicinano le persone, l’economia mondiale è più che mai interdipendente. Tutte queste circostanze ci inducono a pensare in modo nuovo ai bisogni delle generazioni più giovani del mondo».
Così l’agenda di Panwapa prevede di formare abitanti della Terra che sappiano cavarsela con i loro simili di culture e di lingue differenti. La consapevolezza del mondo esterno, il riconoscimento del vasto spazio in cui viviamo. In altre parole, gli utenti vengono educati a pensare globalmente. Il primo obiettivo del gioco è proprio quello di collegarsi con altri bambini sia a livello locale che mondiale.
Ciò che rende le finalità educative di Panwapa veramente differenti da quelle perseguite dai teorici del capitale umano come capitale lavoro, è il focus sulle ineguaglianze economiche.
Nel contesto di questo obiettivo, il gioco rivendica di insegnare che tutti gli uomini vivono di bisogni e prepara i bambini ad imparare come aiutare il prossimo e a superare le disparità economiche.
Panwapa è la continuazione in internet del programma televisivo creato dalla Sesame Street per un pubblico prescolare, con l’intento di combattere la povertà, di promuovere una società mondiale pacifica e multiculturale, insegnando nel contempo i numeri, l’alfabeto e le parole. Ora il programma attraversa l’intero globo, portando il suo messaggio a tutti i bambini.
La scelta della televisione come mezzo è del consulente del programma, Gerard Lesser, professore di pedagogia e di psicologia dello sviluppo ad Harvard. La televisione, secondo Lesser, ha dei vantaggi che la scuola non ha. Perché a scuola l’alunno è sottoposto al controllo dell’insegnante e dei compagni, a mortificazioni pubbliche, alla paura di sbagliare. L’apprendimento televisivo non contiene nessuno di questi elementi. Di fronte alla televisione il bambino apprende senza il timore dell’errore e dell’insegnante. Non è punitiva e fornisce un rifugio sicuro allo stress emotivo.
Diversamente dalla cattiva maestra di Karl Popper, Lesser pensa che una grande quantità di apprendimenti possa essere diffusa attraverso questo strumento, aiutando ad avere una visone umana della vita.
Di fronte al successo di Sesame Street nel mondo, almeno le mete promesse meritano che anche noi proviamo ad incamminarci per la via del sesamo, se non altro per deliziarci del suo profumo.

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Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.

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