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Da Arcigay e Arcilesbo Circomassimo Ferrara

Venerdì 10 febbraio si terrà a Codigoro un incontro con ospite Mario Adinolfi, direttore del giornale ultracattolico “La Croce”, chiamato per parlare di disagio giovanile e delle difficoltà della società attuale partendo dal tragico evento dell’omicidio dei coniugi Vincelli.

Peccato che non si tratterà di un’analisi seria e ragionata su argomenti di indubbio interesse sociologico e psicologico, ma l’ennesima occasione per dar sfogo alla sua campagna d’odio contro le persone omosessuali.

Cosa c’entra infatti l’efferato evento con le unioni omosessuali recentemente approvate? Come si può correlare l’omogenitorialità allo smarrimento o all’aggressività sociale? 

Con che coraggio si addita un percorso di eguaglianza e libertà portato avanti dalla minoranza omosessuale come causa prima del malessere odierno? Con che onestà intellettuale?

Siamo indignati che si trasformi un momento di giusta riflessione in una squallida occasione di propaganda ideologica e lo si faccia in modo tanto spudorato.

Crediamo che pensare all’omosessualità e alle rivendicazioni di pari dignità ed equità (intesa come giusta distribuzione di benefici e responsabilità) come sintomo di una società malata sia un’operazione dolosa e incivile.

Ancor di più ci sconcerta che tutto ciò sia inserito in un programma di iniziative promosso dalla sindaca Sabina Zanardi (area PD), come apprendiamo dall’articolo apparso sul Resto del Carlino di oggi, a cui chiediamo di spiegare in che modo invitare un fondamentalista omofobo possa mai giovare a capire alcunché. 

In che modo scagliarsi contro qualcosa, senza argomenti fondati che non siano quelli di un qualche credo distorto, possa mai essere istruttivo, 

in che modo sostenere la disparità come un valore possa mai definirsi “cristiano radicale”? 

Ma soprattutto in che modo tutto questo potrebbe mai dare un contributo positivo alla costruzione di una società più inclusiva, ovvero una società che si sforza di dialogare, comprendere e vedere i disagi di tutti, in primis quelli giovanili.

Cristina Zanella per Arcilesbica Ferrara

Manuela Macario per Arcigay Ferrara

Henry Gallamini per Famiglie Arcobaleno

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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