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racconto di Maurizio Olivari
foto di Giordano Tunioli

Paolo, il suo nome all’anagrafe,era stato pronunciato forse una sola volta in occasione del Battesimo, poi per tutti è sempre stato Paolino. Naturalmente da piccino, quando gli facevano i complimenti,talvolta di convenienza,
“carino Paolino” “bellino Paolino” e da adulto, forse perché non alto di statura, era per gli amici Paolino, ragazzo simpatico, coinvolgente, sempre con la battuta pronta e spiritosa. Insomma un “compagnone”.
Questa sua simpatia piaceva naturalmente anche alle ragazze che lui corteggiava con garbo ma con ferma decisione. I suoi amici approfittavano di questo suo “savoir faire” per formare gruppo e raccogliere quanto rimaneva dopo le scelte femminili fatte da Paolino.
A lui non piacevano le situazioni “mordi e fuggi” e ogni volta che iniziava una relazione sentimentale, lo faceva seriamente dichiarando a tutti “questa me la sposo”, mentendo a se stesso, perché alla fine rimaneva farfallone e dopo poco tempo di frequentazione, fuori una e sotto un’altra.
Oggi superati i 50 anni, con qualche capello grigio che fa capolino fra i ricci neri, sempre stati graditi dalle femmine, viveva con la sua dolce metà in una villetta sul lungomare di Riccione, dove aveva sempre sognato di abitare: al mare.
Seduto in balcone, guardava nascere il giorno, con il sole che saliva all’orizzonte rischiarando la spiaggia ancora vuota, vissuta solo da qualche anziana persona che passeggiava sulla riva, un metro dentro all’acqua, come forse gli aveva consigliato il medico, per favorire la circolazione del sangue.
Per lui, abituato a pensare sempre cosa fare il giorno dopo, essere ora assalito dai ricordi di gioventù, lo turbava e con romantica nostalgia, iniziò a “sfogliare” il passato, in particolare i suoi incontri amorosi, le sue donne, le “donne di Paolino” come dicevano i suoi amici.
Mentre cercava nella memoria, un cenno di sorriso diede serenità al suo viso.
Pensò di fare una classifica: per “importanza” no, perché tutte erano state importanti,per “bellezza” no, perché tutte erano ugualmente carine. Scelse il metodo più banale.I nomi in ordine alfabetico.
Non era stato emulo del Don Giovanni dell’omonima opera lirica, dove lo stesso aveva annotato tutte le conquiste nel famoso “Catalogo” arrivando in Spagna a 1300 ma le aveva ben presenti nella memoria.
Partendo dalla lettera A, scartò Amelia, Anna che furono fugaci incontri e si soffermò su:
Alda
Il nome non gli era mai piaciuto ma poiché dopo pochi incontri appellava tutte le donne, per non confondersi, con un generico Cicci, anche Alda andava bene. Si erano casualmente incontrati nel salone di attesa di un ufficio postale, pieno di gente che aspettava il proprio turno per effettuare le diverse operazioni.
Il numeratore salva code, organizzava le precedenze ma con solo due sportelli funzionanti, i tempi di attesa erano lunghissimi. Stavano servendo il numero A 27, Paolino aveva A 41. Sbirciò il biglietto che teneva fra le mani, la ragazza accanto a lui: A 42. Un po’ per far passare il tempo, un po’ per la sua nota galanteria, accennò ad
un discorso.
Era biondina, dai lineamenti regolari, con occhi azzurri ed un corpo piacevole – così
giudicò – Paolino.
– Come si chiama lei signorina?
– Alda – rispose
– Piacere Paolo ma tutti mi chiamano Paolino.
Alda sorrise ed iniziarono a parlare su banalità, come il tempo atmosferico, l’organizzazione del lavoro in quell’ufficio postale e sulla manifestazione musicale che ci sarebbe stata in città la domenica successiva.
Nel numeratore salva code apparve il numero A 41.
– E’ il suo – disse la ragazza
– Prenda il mio numero,vada prima lei –
– Grazie molto gentile, Paolo anzi Paolino…
Al secondo sportello, dopo un attimo, invitarono il numero A 42 e Paolino andò per spedire la sua raccomandata. Terminata l’operazione fece per uscire dal salone e sulla porta era ad attenderlo Alda.
– Volevo ringraziarla ancora, è stato molto carino.
Paolino rimase un po’ sorpreso da quell’attesa e dal manuale del Perfetto Conquistatore trasse il consiglio “invitare la ragazza ad un successivo incontro”
– Alda, scusi se oso ma che ne dice se al concerto di domenica, andassimo insieme?
Un po’ titubante Alda, guardandolo negli occhi, gli porse un biglietto dicendo:- sentiamoci –
Per qualche giorno Paolino dimenticò quel biglietto con un numero telefonico. Gli ricomparve all’improvviso insieme alla schedina del Superenalotto, schedina che giocava, sempre con gli stessi numeri, da oltre 5 anni, senza mai vincere.
Decise di cambiare la solita sestina, con una combinazione formata dai numeri di telefono della signorina Alda. Chissà che portino fortuna!
Decise di chiamare, aveva fatto lui la richiesta di andare insieme al concerto del gruppo rock dei Genesis ed era quindi doveroso telefonare.
Alda rispose dimostrando piacere per quella chiamata e all’invito per i Genesis rispose:– Paolino preferirei andare al Jazz Club, ti piacerà certamente ascoltare il Brian Scott Quartet, sono eccezionali –
Avrebbe voluto subito rifiutare ma per le conquiste bisogna sacrificarsi.
Non apprezzava il jazz e quella sera fu un vero supplizio. Pianoforte, tromba, basso e batteria suonati certamente da ottimi musicisti che Alda applaudiva con entusiasmo al termine di ogni brano ma che lui sperava terminassero presto il loro repertorio.
Dopo quella serata musicale, Paolino affondò il colpo. Propose di trascorrere un weekend insieme. Decise subito, vista la stagione ancora calda, per un Sabato e Domenica a Riccione, immaginando qualche passeggiata sulla spiaggia, una cenetta di pesce alla trattoria del porto, un gelato in Viale Ceccarini e poi chiudere degnamente l’incontro in una camera del Grand Hotel. Per le conquiste bisogna sacrificare, anche il portafoglio.
– Mi dispiace Paolino, al mare no, io amo, adoro e mai tradirò la montagna! –
Per Paolino fu come un colpo al cuore, lui che era stato solo una volta in gita con la parrocchia al Monte di San Luca a Bologna e quell’altitudine già lo aveva disturbato.
Figuriamoci la vera montagna.
– Non ho l’abbigliamento adatto – provò a scusarsi – se si potesse andare al mare… –
– Ti comperi qualche cosa e si va sulle Dolomiti –
Accompagnato da Alda, fu costretto ad entrare in un negozio specializzato per l’abbigliamento alpino, uscendo con: scarponi con carrarmato, pantaloni color marrone in velluto, modello alla “zuava”, calzettoni verdi con pon pon e camicia di flanella a scacchi colorati. Totale 720 € (come un week end a Riccione).
Pensò che forse per le conquiste il sacrificio era troppo.
Considerata la difficoltà di Paolino ad affrontare le vette Dolomitiche, trovarono un compromesso scegliendo l’Altopiano di Asiago, 1001 metri alla punta del campanile della cittadina.
Alda aveva però tenuta nascosta una sorpresa: la passeggiata alla località Gallio Melette (metri 2000) e Cima Ortigara (metri 2015) quest’ultima teatro di una cruenta battaglia durante la Grande Guerra del 1914-18.
Per Paolino, mai una conquista femminile fu più sofferta. Dopo le mini scalate gli erano rimaste due consolazioni, la cena e forse un momento d’amore.
La cena era stata molto gradevole al palato, meno al fegato a causa della salsiccia e fagioli con polenta arrostita, accompagnata da vino rosso Cabernet del Friuli, mentre il momento d’amore fu vissuto con qualche difficoltà a causa della lenta digestione e della fatica accumulata durante le escursioni in quota. Fortunatamente Alda raggiunse velocemente il culmine nell’amplesso sfogando il piacere con un “olalàiù”, di origine
tirolese.
I giorni seguenti servirono a Paolino per smaltire le fatiche del week end e trovare il modo di liberarsi di Alda che continuava ad inviare sms per incontrarlo. Per l’addio inviò una lettera che elencava i motivi dell’incompatibilità di carattere, abitudini, hobby, allegando anche un certificato medico attestante l’impossibilità per il paziente di frequentare luoghi ad altezza superiore i 200 metri, con il consiglio di vivere in località marittime.
Di Alda non ricevette più notizie, tranne che si era sposata con tale Franz, capogruppo degli “scoiattoli delle Dolomiti” e che gli abitanti di Cortina, la prima notte di nozze di Franz e Alda, furono svegliati da un fragoroso “olalàiù” che risuonò nelle varie valli fino al Sud Tirolo.

Paolino sorseggiava il primo caffè della giornata e dal balcone continuava a guardare la spiaggia che iniziava ad animarsi con l’apertura dei coloratissimi ombrelloni, senza distogliere però il pensiero dai ricordi del passato ed in particolare delle sue “donne”. Nel catalogo alfabetico ignorò Beatrice, sciocchina ,vanitosa con rapporto durato
esattamente 33 giorni e Carla gelosissima, asfissiante con almeno 10 telefonate di controllo al giorno e quindi cambio del numero con abbandono dopo 42 giorni.
Stava passando alla lettera “D” dove ricordava un buon numero di conquiste, quando gli tornò alla mente un periodo estivo trascorso con una ragazza con un nome che gli piaceva: Carlotta.
Anche l’incontro con Carlotta era stato del tutto fortuito. Ancora un concerto, questa volta non jazz, era stato protagonista. Un caro amico di Paolino, musicista di successo, compositore e direttore d’orchestra, era venuto in città per dirigere il concerto sinfonico di una orchestra giovanile del
locale Conservatorio e lo aveva invitato ad assistere.
La musica sinfonica non era fra le più gradite ma per non essere scortese con l’amico andò, arrivando appena un minuto prima dell’inizio del concerto nella sala già con le luci abbassate.Tutti i posti erano occupati, tranne uno, libero al centro dell’ultima fila.
Scomodando, non senza rimbrotti cinque persone, raggiunse il posto libero, con alla sua sinistra una anziana signora ed alla destra una ragazza che alla prima occhiata gli sembrò molto carina.
Applausi all’ingresso del suo amico maestro direttore, con inizio del concerto ed esecuzione dei brani in programma.
La ragazza accanto, visto che Paolino non era provvisto del programma di sala, prima di ogni brano gli sussurrava il compositore: Liszt, Brahms, Beethoven, Chopin con in risposta un gentile sorriso di ringraziamento.
La signora anziana a sinistra,con gli occhi chiusi, sembrava estasiata dall’ascolto, invece si era addormentata.
Terminato il concerto, salutato l’amico direttore, con i complimenti anche della signorina Carlotta, si avviarono insieme all’uscita con l’invito di Paolino a bere un buon caffè.
Dopo le presentazioni ufficiali Paolino chiese: – Signorina a lei piace il mare o la montagna? –
– Assolutamente il mare – rispose – in montagna mai!
Questa risposta fece felice Paolino che decise così di proseguire il corteggiamento.
Carlotta era veramente una bella donna, bionda, occhi azzurri, seno terza regolare, gambe ben tornite. Se avesse dovuto dare un voto da 6 a 10, avrebbe meritato un 9 pieno.
Fu proprio Carlotta ad invitare Paolino a trascorrere qualche giorno al mare e per
questo gli chiese di aiutarla nella scelta di qualche costume da spiaggia.
Come Richard Geere in Pretty Woman, accompagnò la ragazza in una boutique esclusiva e seduto in un salottino, ammirò le varie passerelle di Carlotta che indossando bikini a volontà, gli chiedeva su ogni capo un suo giudizio.
Era molto in imbarazzo e la scelta cadde su due bikini molto succinti che non lasciavano spazio alla fantasia, mettendo in bella mostra le rotondità della ragazza.
Si rallegrò del fatto di non aver copiato il Geere sul saldo del conto d’acquisto.
Aveva pagato tutto lei.
Scelsero con soddisfazione di entrambi, la riviera Romagnola con soggiorno a Milano Marittima. Passeggiare nel viale del Pineta, noto locale vip con Carlotta, era un piacere. Indossando sandali con tacco 12, superava in altezza Paolino che comunque si pavoneggiava accanto a quella bellezza elegante, che ancheggiava accanto a lui.
Si chiese se i ragazzi del viale, che guardavano con ammirazione, sorridessero per gentilezza verso la ragazza o perché la coppia sembrava “l’articolo il”
Ragazzi – pensò – quando saremo distesi in orizzontale, l’altezza non sarà più un problema!
La sua teoria divenne pratica, quando il mattino seguente al Bagno Roma, dopo aver fatto un paio di passerelle, sotto lo sguardo voglioso degli uomini ed invidioso delle donne, chiese a Paolino :- prendiamo un pedalò e andiamo in mezzo al mare –
Noleggiarono un pedalò con soli due posti a sedere e una parte libera per distendersi al sole, come fece Carlotta, lasciando Paolino a faticare. Infatti pensò:- hai voluto la bicicletta e allora pedala! –
Si trovarono presto soli, lontano dalla riva e Paolino guardò quella bellezza statuaria,
distesa in posizione che pareva dicesse “ ti aspetto”e quindi decise un arrembaggio modello pirati nei Caraibi.
In effetti Carlotta non aspettava altro e Paolino si impegnò al massimo delle sue capacità amatorie, per soddisfarne i desideri. Il problema era la poca stabilità del pedalò che a causa di un modesto movimento ondoso, metteva in crisi i movimenti di Paolino che comunque una volta presa l’onda, concluse con successo la sua
prestazione.
Sul balcone, mentre pensava a quei momenti, Paolino non ricordava come fosse finita con Carlotta, poi all’improvviso ricordò un sms che diceva: – Paolino è stato bellissimo, grazie per i momenti trascorsi insieme. Domani torna mio marito dall’Inghilterra. Non cercarmi più . Baci Carlotta.
Così fece.
Il sole era già alto, fono spiaggia diffondeva annunci pubblicitari e qualche scomparsa di bambino, anni quattro di nome Pino , che indossa costume a righe rosse e blu e i venditori di cocco passavano fra gli ombrelloni gridando o meglio quasi cantando – cocco bello… cocco bello! –
Paolino notò che la sua dolce metà non si era ancora alzata, forse stanca della serata trascorsa con gli amici, a base di musica, buon pesce e tanta allegria. Mentre il profumo dei “bomboloni” appena sfornati nella pasticceria del palazzo vicino, accarezzava le sue narici, Paolino tornò a pensare agli anni passati, alle avventure vissute e alle donne conquistate.
Dopo la lettera C , saltò la lettera D, passando alla E. Ma aveva un dubbio. Possibile
non aver avuto nessuna ragazza di nome con la D? Chiuse gli occhi, le mani sulla fronte e all’improvviso il ricordo di: Dorina.
Un anno si era trasferito per lavoro a Firenze e per trascorrere qualche serata in compagnia pensò di iscriversi ad un corso di ballo di Tango Argentino. Si teneva in una magazzino dismesso ed in seguito attrezzato allo scopo, con alle pareti gigantografie di Rodolfo Valentino, poi foto di ballerini in gara, altre coppie durante esibizioni e immagini di una milonga a Buenos Aires. La prima lezione era gratuita e i maestri Manolo e Rosita che all’anagrafe si chiamavano Mario e Rosina, spiegarono i primi passi ad una quarantina di persone presenti, uomini e donne che fra loro nemmeno si conoscevano. I maestri formarono le coppie e alla fine rimasero Paolino ed una giunonica ragazza dal nome Dorina. La prassi imponeva il cambio del nome che diventò Paulino e Dolores.
Non essendo una coppia bene assortita, infatti Dolores alta, seno abbondante, Paolino più basso di almeno dieci centimetri, faticavano ad interpretare le figure richieste dal ballo. Rimediarono all’altezza di Paolino facendogli indossare scarpe con tacco rialzato, come i veri “tangueri”, così da arrivare almeno oltre il seno di Dolores che
abbassando un po’ il capo, entrava in contatto con le guance del partner.
Paolino, lezione dopo lezione, migliorava le sue movenze, così come Dolores che lo seguiva nei passi e nelle figure.
Un primo difetto di Dolores era un forte ansimare durante il ballo tanto che Paolino non sapeva distinguere tra una fatica fisica o un’estasi amorosa dovuta al tipo di ballo così passionale. Un secondo difetto, era il sudore che le bagnava le mani ed in più le scendeva dalla fronte fino alle guance di Paolino. Non era certo la situazione migliore per essere attratta da un “tombeur de femmes” come Paolino che comunque lanciò qualche messaggio di corteggiamento.
Tutto accadde una sera al termine di una esibizione in un locale di Scandicci, alle porte di Firenze, dove la scuola si presentò con i suoi allievi, al concorso “4 passi di Tango”. Sulle 34 coppie partecipanti, Dolores e Paolino si piazzarono 27imi, davanti a 7 coppie di anni over 70.
Tornando a Firenze con al collo la medaglia di partecipazione al concorso, Paolino affondò il colpo amoroso dicendo:- Andiamo da te o vieni da me? – Pentendosi subito perché da lui non si poteva in quanto viveva in una stanza in affitto, nell’appartamento di una coppia di anziani fiorentini, che non avrebbero certo gradito
sentire rumori strani durante la notte.
Lo salvò Dolores dicendo: – Andiamo a casa mia, sono sola e mi piace la tua compagnia. –
Abitava in un modesto monolocale vicino a Porta al Prato e nella stanza che era adibita a cucina, sala e camera da letto, brindarono con liquore argentino finendo sul letto, dove si abbandonarono al sesso, accompagnati da un sottofondo musicale che piaceva a Dolores, un CD con tutti i successi di Astor Piazzolla: Libertango.
La donna gli chiedeva di mantenere nell’amplesso un ritmo di 4/4 come il tango e Paolino in quel momento si chiese perché non avesse scelto una scuola di Valzer Lento in ¾ più consono alle sue attitudini amorose.
Finì la storia in quella serata, perchè Paolino fu richiamato in azienda , felice anche di abbandonare Dorina (Dolores), che sudava anche a letto e anche il tango per il quale non aveva il “fisico”.
Tornare nella sua città( regina della nebbia), in periodo invernale, rendeva Paolino melanconico perdendo anche quella “verve” che lo distingueva nel periodo Primavera-Estate. Questo suo “status” lo distoglieva anche dal corteggiamento al genere femminile, così che i suoi momenti di svago si riducevano a visioni cinematografiche
e molta tv in poltrona e in pantofole.
Ora in quella splendida estate, nel suo appartamento sul lungomare di Riccione, seduto in balcone, ripensare ai periodi invernali gli dava ancora malinconia, tranne l’episodio di una Notte di Natale di non molti anni prima.
Lui era solito, perché credente anche se non praticante, assistere alla Messa della sera del 24 Dicembre nella Cattedrale, illuminata per l’occasione da tutti gli splendidi lampadari accesi e gremita di tanti fedeli, per l’occasione particolarmente eleganti.
Come al solito arrivò quasi all’inizio della funzione e trovò posto (guarda caso) nell’ultima fila in fondo alla navata centrale. Nel momento della Comunione, si trovò ad incrociare una ragazza, dai lineamenti delicati, dallo uno sguardo dolcissimo che fece subito presa al suo cuore. Pensò che non era carino corteggiare una ragazza in
quel luogo e in quel momento ma il suo istinto di conquistatore prevalse fortemente.
Dopo “la messa è finita andate in pace “, si avviò verso l’uscita senza perdere d’occhio la giovane che già all’esterno, andava velocemente verso il viale principale.
Iniziava a nevicare e Paolino, provvisto di ombrellino d’emergenza, raggiunta la ragazza, timidamente disse:- Buon Natale signorina,mi permetta accompagnarla e proteggerla dalla neve. Mi chiamo Paolo,molto piacere… –
La ragazza si fermò guardandolo stupita e con diffidenza.
– Considerata la mia stazza – continuò – mi chiamano tutti Paolino…
– La ragazza accennò ad un piccolo sorriso e accettando la compagnia rispose:– Io mi chiamo Maria Assunta, piacere…
Maria Assunta.
Continuarono a camminare per molti minuti e mentre la strada si copriva di uno strato di neve, arrivarono alla casa di Maria Assunta, dove si scambiarono oltre agli auguri, i relativi numeri di telefono con la promessa di incontrarsi ancora. Era evidente che si erano piaciuti. In seguito si incontrarono ogni domenica alla Messa, con successivo aperitivo ed un arrivederci alla domenica successiva. Paolino confermò che le conquiste costavano care, come gli aperitivi.
La ragazza gli piaceva e voleva assolutamente concludere felicemente la conquista. Finalmente Maria Assunta accettò un incontro più intimo.
Il problema fu trovare il luogo adatto: da Paolino no, nel condominio troppi occhi indiscreti, da lei no per la presenza continua della madre. Rimaneva la scelta di un albergo, soluzione che fece inorridire la ragazza che non voleva sentirsi come una “donna di strada” di facili costumi. Ci volle tutta la diplomazia di Paolino per convincerla, compresi i successivi preliminari amorosi, lunghissimi per i seguenti motivi:
– Maria Assunta non aveva mai frequentato in modo assiduo dei ragazzi
– era vergine
– era timorata e vergognosa
Per Paolino si presentava una prova veramente difficile come mai aveva affrontato ma con la sua esperienza “prese per mano” la giovane fino a portarla all’atto sessuale completo.
Nel momento “clou” Paolo guardò negli occhi Maria Assunta che improvvisamente prima di abbandonarsi fra le sue braccia, si fece il Segno della Croce. Paolino le sussurrò dolcemente:- Tesoro, non ti preoccupare ne uscirai viva – e spense la luce.
Dopo quella notte per nulla piacevole anzi faticosa, Paolino fu costretto a cercare il modo di “scaricare” Maria Assunta che fra le sue conquiste era stata la più deludente.
Carta e penna, lettera strappa lacrime, dove confessava mentendo, di essere sposato e di avere cinque figli, con un altro in arrivo. Immaginandosi la reazione della ragazza, cercò per sé consolazione, pensando di aver fatto opera buona nell’avviare all’amore una giovane che altrimenti sarebbe diventata una acida zitellona.
Più tardi venne a sapere che Maria Assunta aveva preso i voti, assumendo il nome di Suor Assunta Maria. Paolino era stato quindi il primo e l’ultimo uomo. Per lui un nuovo record.
Sulla terrazza del suo appartamento a Riccione, ripensando a quell’episodio si ritrovò a sorridere, il sole era già alto nel cielo, in spiaggia tutti gli ombrelloni erano aperti, la fono-spiaggia alternava musica a comunicati commerciali.
Sentì un rumore che giungeva dalla stanza interna e pensò subito che finalmente si era alzata la sua dolce metà.
– Ciao Paolino…
– Ben alzato Roberto…

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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