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Camminiamo per strada e scrutiamo la gente, lo facciamo tutti, lo facciamo spesso. Vediamo una donna vestita bene e ci chiediamo dove abbia comprato quelle splendide scarpe; incrociamo un padre che sgrida il proprio figlio e ci domandiamo cos’abbia combinato per averlo fatto arrabbiare così tanto; ci taglia la strada una ragazza grassa, magari con una ciambella zuccherata in mano, e subito pensiamo “quella dovrebbe mangiare di meno!”. Ma chi siamo noi per giudicare ciò che non conosciamo? Magari sta mangiando quella ciambella perché ha avuto una pessima giornata e trova nel cibo una valvola di sfogo; magari invece è l’unico vizio che si concede una volta ogni tanto; oppure se ne frega di quello che pensa la gente perché lei ama il suo corpo così com’è.

Ho cercato di conoscere un po’ meglio queste persone che io preferisco definire “con qualche chilo di troppo”, intervistandole, cercando di entrare nelle loro menti e immedesimandomi nelle loro situazioni. Ho ricevuto diverse risposte che non mi aspettavo, in particolar modo da quelle persone che credevo di conoscere bene, ma che in realtà indossano spesso una maschera per non far capire al mondo come si sentono effettivamente. Alcuni candidati mi hanno risposto in maniera sintetica, non so se per scarso interesse o perché parlare di tale argomento crea loro fastidio o imbarazzo. Altri, invece, si sono letteralmente aperti. Una ragazza in particolare, Carolina, a fine intervista mi ha confidato: “Per la prima volta ho potuto dire tutto quello che penso e che ho dentro. Tante volte quando i miei amici mi prendono in giro, pur sapendo che lo fanno in maniera scherzosa, vorrei dir loro tutto quello che ho detto qui”. Questa ragazza, che per giunta è anche una cara amica, è una delle persone che più mi hanno sorpreso. Quando le ho detto che non pensavo si sentisse così riguardo a se stessa, perché io la considero estremamente solare, allegra e serena, mi ha risposto: “Grazie al mio carattere riesco a camuffare bene i miei sentimenti, in realtà sono una persona molto insicura, proprio a causa del mio corpo”.

Prima di soffermarmi sull’aspetto psicologico però ho posto domande generali sullo stile di vita che conducono. La maggior parte dei candidati mi ha detto che consuma mediamente i tre pasti principali e qualche spuntino a metà mattina/pomeriggio. Inoltre è emerso che quasi nessuno è solito mangiare nei fast-food; al contrario, tutti mi hanno detto di consumare frutta e verdura in ampie quantità. La seguente è la risposta che è andata per la maggiore: “Ho una dieta equilibrata, ma ogni tanto mi concedo qualche sgarro”.
Ho successivamente chiesto loro quanto tempo dedicano allo sport e quante ore invece passano seduti e davanti ad uno schermo. Giulia mi ha detto: “Purtroppo, trascorrendo otto ore al giorno a lezione, non ho molto tempo da dedicare all’attività fisica, quindi cerco di camminare il più possibile. Non passo troppo tempo davanti al pc, ma potrei effettivamente passarne di meno”. Ilaria ha condiviso e aggiunto: “Molte ore le dedico allo studio e non pratico nessuno sport; mi limito ad andare a correre o a camminare piuttosto che spostarmi con i mezzi pubblici”. Francesco invece fa baseball qualche volta a settimana, ma anche lui sottolinea che: “Tra lavoro e studio passo tantissime ore seduto e molto spesso davanti ad un computer”. Gli altri candidati non hanno risposto molto diversamente, tranne qualche rarissima eccezione“. Ho quindi potuto dedurre che una delle principali cause dell’aumento di peso è la sedentarietà, la scarsa attività fisica condotta dal campione intervistato.

Sono poi passata al secondo fattore responsabile dell’obesità, la familiarità. A questa domanda la maggior parte dei candidati mi ha risposto che nella loro famiglia nessuno è obeso, ma in sovrappeso sì. “Tendiamo tutti ad allargarci molto facilmente e velocemente se non ci regoliamo”, ha affermato Carolina. Le risposte a questa domanda hanno in realtà toccato entrambi gli estremi: chi mi ha detto di non aver nessun membro della famiglia in sovrappeso e chi invece ha affermato che “tutti nella mia famiglia hanno problemi di peso” (Stefano).

Ho infine chiesto loro quale pensano sia la causa responsabile del loro peso in eccesso e mi hanno dato le risposte più disparate. Giulia ha detto “credo che il mio sovrappeso sia dovuto a un misto di golosità e di pigrizia: golosità perchè mi piace mangiare e pigrizia perchè quando inizio le diete poi tendo a non essere molto costante nel seguirle”. Anche Maria Elena ha attribuito al suo sovrappeso le stesse motivazioni. Altri sono stati molto sinceri e schietti nel dire “amo mangiare”. Sia Stefano che Riccardo amettono di continuare ad ingerire cibo anche quando sono già sazi o quando non hanno appetito perché “resistere alle tentazioni è davvero molto difficile” e “se entro in cucina e trovo qualcosa che mi piace, la mangio e basta”.
Tutti gli individui intervistati hanno provato a seguire delle diete, chi andando dagli specialisti, chi affidandosi alle diete proposte sulle riviste e in rete. “Non mi interessava il tipo di dieta, bastava dimagrire in un modo o nell’altro”, afferma Ilaria drasticamente. Per alcuni di loro queste hanno avuto successo, altre sono state abbandonate perché non efficaci o per la scarsa costanza dell’individuo stesso. Una risposta mi ha particolarmente colpito: “Ho provato a seguire moltissime diete, sia casalinghe che proposte da dietologi. L’ultimo nutrizionista però mi ha dato una dieta che era più un ciclostile, non era fatta su misura per me, infatti non dimagrivo molto, ma lui invece che cambiarmela continuava a fare insinuazioni, accusandomi di mangiare di nascosto e facendomi passare uno dei periodi più brutti della mia vita. Ero molto stressata psicologicamente per questo e, arrivata al limite, non sono più andata alle visite perché, prima di andare a farmi controllare da lui, mi costringevo a giorni di digiuno. Per colpa sua ho perso un po‘ la fiducia nei medici ed è per questo che ho iniziato a seguire diete da sola. Per un periodo ho fatto la Dukan (una dieta totalmente proteica molto restrittiva) che mi ha fatto perdere 7 chili subito; successivamente però ho passato mesi di stallo, non perdevo più niente e appena ho ricominciato ad introdurre alimenti “normali” ho subito ripreso tutti i chili che avevo perso”.

Dopo questa risposta ho deciso di approfondire l’aspetto psicologico di questa problematica che oggi in Italia colpisce sempre più giovani. Ho notato che, in linea di massima, possiamo distinguere tre categorie di persone in sovrappeso:

Le prime hanno un rapporto conflittuale con il proprio corpo, ne è un esempio Carolina: “Non mi piaccio per niente, ogni volta che mi guardo allo specchio non trovo una cosa di me che mi piaccia e questo mi condiziona costantemente. Mi domando spesso cosa la gente pensi di me. Cammino per strada e mi sento a disagio, entro in un negozio e mi sento bruttissima perché nessun vestito mi sta bene. Sono inoltre sempre prevenuta con i ragazzi perché parto dal presupposto che “sono grassa, quindi non potrò mai piacergli”. In sostanza, do la colpa al mio fisico per tutto e mi sento sempre a disagio in ogni occasione”.

Le seconde hanno invece imparato a convivere con il proprio corpo, seppure mantenendo con esso un rapporto altalenante. “Spesso non mi piaccio, ma cerco sempre di sdrammatizzare”, afferma Lorena. “Con il mio corpo ho un rapporto più o meno pacifico, almeno fino a quando non devo mettere un vestito. Lì litighiamo, ma poi facciamo pace”, ci racconta Giulia.

La terza categoria racchiude quelle persone che si apprezzano per quello che sono. Ciro dice apertamente “amo il mio corpo e non mi sono mai sentito a disagio con gli altri”. Anche Claudia afferma “sto molto bene con me stessa perché con il tempo ho imparato ad apprezzarmi e ad amarmi per quella che sono”. Elena spiega: “la consapevolezza è arrivata con il tempo; alla fine ti rendi conto che il tuo peso non ti identifica, non ti definisce di più di quanto lo facciano un colore di capelli o un vestito. Perché io non sono sovrappeso, ho del peso in più, e capire questa differenza è fondamentale”.

Un percorso ad ostacoli, che non tutti sono in grado di portare a termine. Arrivare a questa consapevolessa non è mai facile per nessuno, tutti noi abbiamo qualcosa del nostro corpo che cambieremmo, ma riuscire ad accettarsi richiede fatica e coraggio, e provo solo tanta stima per chi cammina a testa alta, sicuro di sé.

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Silvia Malacarne


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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