Skip to main content

Da organizzatori

Alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, fino al 26 giugno 2017 si celebra il periodo surrealista della carriera di Rita Kernn-Larsen, rinomata pittrice danese, con la mostra dal titolo ‘Rita Kernn-Larsen. Dipinti surrealisti’ a cura di Gražina Subelytė. Con questa esposizione, intima e raccolta, si sono inaugurate due nuove sale espositive del museo, le Project Rooms: spazi destinati ad accogliere progetti espositivi raccolti e mirati, finalizzati ad approfondire il lavoro di un artista, o specifiche tematiche legate alla produzione artistica di un determinato interprete del XX secolo, legato alla collezione di Peggy.

Nel 1937 Rita Kernn-Larsen (Hillerød 1904 – Copenahagen 1998) incontra a Parigi Peggy Guggenheim e l’anno seguente viene invitata dalla collezionista americana a esporre presso la propria galleria londinese Guggenheim Jeune, in una personale che segna l’inizio della carriera ‘surrealista’ di Peggy. Questa mostra alla Collezione Peggy Guggenheim riunisce una preziosa selezione di dipinti surreali di Rita Kernn-Larsen, pittrice tuttora poco nota al di fuori dell’ambiente danese. Si tratta della prima esposizione di rilievo dedicata alle opere del periodo surrealista della Kernn-Larsen, mai organizzata dai tempi della mostra alla Guggenheim Jeune, oltre i confini scandinavi, e oltre metà delle opere esposte a Palazzo Venier dei Leoni sono apparse nella sua personale organizzata da Peggy nel 1938.
L’attività di Kernn-Larsen in ambito surrealista è tanto intensa quanto breve e coincide con il momento della sua maturazione artistica, dopo aver sperimentato vari stili come spesso accade, e realizzato opere legate in particolare all’estetica cubista e soprattutto a quella molto personale di Fernand Léger. Tra il 1927-29 Rita frequenta l’Accademia di belle Arte di Copenaghen, ma delusa della metodologia didattica, nel 1929 si trasferisce a Parigi, dove incontra il futuro marito, il giornalista e mercante d’arte ebreo di origine austriaca Isaac Grünberg (1897-1953), molto noto nei circoli artistici. Insieme frequentano l’ambiente vivace dell’avanguardia artistica della metropoli francese. Nel 1930-32 segue i corsi dell’Académie Moderne di Léger: studia composizione, le forme e i volumi, e diventa la migliore studentessa dell’artista, che le affida il compito di trasferire e ingrandire su tela i propri disegni.
Nel 1934, da poco rientrata in Danimarca, Kernn-Larsen tiene la sua prima mostra personale da Christian Larsen Kunsthandel a Copenaghen: le opere sono paragonate a quelle di Léger e Georges Braque e un critico la definisce la ‘Picasso danese’.
Le ambizioni internazionali del Surrealismo parigino iniziano a diffondersi in Danimarca nel 1934. Proprio in quell’anno Kernn-Larsen, venuta a conoscenza del movimento mentre è a Parigi, entra in contatto con il gruppo surrealista danese di Copenaghen grazie allo scrittore e artista danese Gustaf Munch-Peterson (1912-38), che scrive componimenti surrealisti. Nel 1935 inizia ad esporre con i surrealisti e diventa esponente di punta di questo appassionato movimento radicale che raccoglie artisti e intellettuali, con un ruolo di primo piano e che durante gli anni trenta presenteranno le loro opere a Copenaghen, Oslo, Lund, Londra, Parigi e New York.
Kernn-Larsen fece proprio l’aspetto rivoluzionario del Surrealismo con grande efficacia ed entusiasmo. Nel 1940 afferma che “Dalle nebbie degli anni trenta emerse uno spirito nuovo e come l’alito di un drago mi pervase”. Tra le maggiori mostre a cui partecipa è da annoverarsi anche la famosa Exposition Internazionale du Surréalisme alla Galerie des Beaux-Arts di Parigi, dal 17 gennaio al 24 febbraio 1938, dove presenta due dipinti, uno dei quali è Autoritratto (conosci te stesso) 1937. Dopo soli tre mesi dalla chiusura di questa mostra, tiene la personale da Guggenheim Jeune dove espone addirittura trentasei dipinti surrealisti.

Molte opere esposte alla mostra a Guggenheim Jeune sono caratterizzate dal tema della donna-albero, ovvero le figure femminili raffigurate con sembianze di un albero. Alcune forme biomorfe di donna – albero si ritrovano anche nella parte sinistra di uno dei maggiori dipinti di Kernn – Larsen, nonché uno dei più grandi ad essere esposti a Guggenheim Jeune, La festa. Secondo l’artista l’opera rappresenta “L’idea surrealista di una festa”. La solidità della figura femminile è dovuta all’influenza di Léger, mentre la posa deriva senza dubbio da Jean-Auguste-Dominique Ingres e la sua Bagnante di Valpinçon (1808): con la schiena rivolta all’osservatore e un vaso trasparente contenente due pesci al posto della testa, la donna sta mangiando una mela, come Eva nell’Eden. Si potrebbe pensare che l’idea di festa surrealista sia per l’artista quella di un frutto proibito per la società del tempo.
Il critico Chadwick nota che, “influenzate dal surrealismo danese Freddie, così come da [Max]Ernest e [Yves] Tanguy, le femme-arbres di Kernn-Larsen riflettono il piacere delle fitte foreste della mitologia nordica e mostrano uno stretto legame con i dipinti di [Paul] Delvaux sullo stesso tema.
Alla fine della guerra Kernn-Larsen si trasferisce nel sud della Francia, a Saint-Jeannet, sua residenza principale fino al 1992. Allontanatasi dal Surrealismo, fonda la sua arte sulla natura e sull’astrazione “era un vero paradiso, dipingevo tutto quanto mi circondava e tutto si fece più semplice”. Ispirata dalla luce della campagna francese, i colori delle sue opere, soprattutto i gialli e i verdi, diventano più vivaci. Nei decenni seguenti le sue opere diventano man mano non figurative. Sperimenta il collage, che fa riaffiorare elementi surrealisti, e si dedica alla ceramica su consiglio di Picasso, che nel fra tempo conosce. Negli ultimi anni di carriera espone con regolarità. Nel 1986, ad esempio, il curatore e storico dell’arte Arturo Schwarz, sceglie tre suoi dipinti surrealisti per la Biennale di Venezia, (Conosci te stesso) e La festa. Nel 1995 le viene tributata una retrospettiva al Randers Kunstmuseum, in Danimarca. Kernn-Larsen muore a Copenaghen il 10 aprile 1998.

Nella vita affascinante e versatile di Kernn-Larsen il momento più significativo e produttivo rimane però quello surrealista: “Il periodo surrealista fu straordinario… Il mio momento migliore come artista”, conferma nel 1967. In quegli anni si spinge, infatti, a creare un’arte audace e a tratti ardita, se paragonata a quella di soggetto realista.
E riprendendo il titolo di un’opera esposta a Guggenheim Jeune nel 1938, il lavoro di Kernn-Larsen, i mutevoli temi socio-politici condizionati dalla guerra che influenzarono la sua vita, i labirinti dell’immaginazione e del subconscio che attraversa insieme agli altri artisti surrealisti sono, nel vero senso della parola, ‘un’avventura affascinante nell’ignoto’.

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it