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Da Valerio Petrano, collaboratore residente in Brasile

Mercoledì 14 marzo è stata assassinata a Rio de Janeiro la consigliera comunale Marielle Franco, assieme al suo autista Anderson Perdo Gomes. Al momento non si hanno certezze su chi sia il mandante, ma è molto probabile che le ragioni siano l’impegno da attivista di Marielle e le proteste portate avanti su tutto il territorio.
Alle 21.30 del 14 marzo (ora locale), mentre Marielle Franco, consigliera comunale di Rio de Janeiro, tornava da una manifestazione a favore dei diritti delle donne di colore, una macchina si è accostata alla sua in zona Estácio, in pieno centro, e dal suo interno sono partiti una pioggia di proiettili in direzione di Marielle, rimasta uccisa sul posto insieme al suo autista.

L’assassinio ha subito suscitato reazioni nelle diverse istituzioni: dal presidente Tamer e l’ex presidente Lula sono venute immediatamente condanne per l’accaduto. Human Rights Watch ha commentato l’accaduto parlando di “Impunità che esiste in Rio de Janeiro” e “sistema di sicurezza fallito”. Amnesty International ha invocato un’inchiesta. Le parole dell’ex presidente Luiz Inácio Lula Da Silva sono un misto fra cordoglio e denuncia, adombrando che possano essere state le forze dell’ordine stesse a orchestrare l’assassinio: “Se foi a polícia fica muito mais fácil descobrir” (se è stata la polizia sarà ancora più facile scoprirlo). Marielle aveva denunciato sui social network l’azione della polizia nella favela di Acari. Le indagini verranno portate avanti dalla polizia provinciale che, inusualmente, ha rifiutato l’aiuto della polizia federale offerto dal presidente Tamer, rimanendo gli unici ad investigare su un delitto che vede proprio la polizia provinciale fra i sospettati.

Marielle Franco

Marielle Franco, 38 anni, ha da sempre militato come attivista. Nata in una favela di Rio è cresciuta a contatto con la violazione dei diritti umani portata dalla miseria e dalla violenza delle forze dell’ordine. Sensibile ai temi della violenza sulle donne, soprattutto se in condizioni di povertà, molto spesso donne di colore, degli abusi della polizia e della precarietà della vita nelle favelas. Dal 2006 era impegnata in politica e dal 2016 era consigliera comunale per il gruppo ‘Mudar è possível’ (Psol e Pcb), il quinto candidato più votato. Il suo schieramento da tempo porta avanti inchieste contro la corruzione nelle istituzioni.
L’Onu aveva provato a mettere in allarme le autorità brasiliane su minacce di morte indirizzate a diciasette attivisti, tra cui Marielle, senza però ricevere alcuna risposta.
In queste ore si sta indagando sulla possibilità che ci fosse una seconda macchina di copertura, appostata per due ore sotto casa di Marielle. La polizia è stata in grado di identificare la targa dell’auto. Al momento non ci sono altre notizie rilevanti riguardo le indagini.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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