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Da Organizzatori

Dall’archeologia alla fotografia. La Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Bellini ospita da oggi, sino al 25 giugno prossimo, la mostra fotografica “Le Valli di Comacchio”, frutto di un anno e mezzo di lavoro del fotografo Luigi Tazzari. Dopo il grande successo della mostra “Lettere da Pompei, archeologia della scrittura”, le quattro sale espositive del piano terra di Palazzo Bellini rendono ora omaggio al fascino senza tempo delle valli di Comacchio ed, al contempo alla maestria di Tazzari, il quale, “ha saputo cogliere attraverso le immagini – ha commentato il dirigente del settore Cultura e Turismo Roberto Cantagalli -, l’anima, l’essenza e gli uomini di questo magnifico territorio.” Tazzari, fotografo professionista ravennate, da oltre 20 anni collabora con prestigiose riviste e testate nazionali, raccontando con le proprie immagini la bellezza dei luoghi che attraversa. L’amore per il territorio che meglio conosce, quello che evocativo dei luoghi dell’infanzia, emerge con forza nella mostra fotografica inaugurata questa mattina, in presenza dell’Assessore alla Cultura Alice Carli e di numerosi ospiti. “La mostra parla del territorio, della sua identità e della sua anima – ha sottolineato il dirigente Cantagalli dopo aver ringraziato il fotografo per la realizzazione dell’esposizione temporanea -.” Coinvolgente è stata, durante la cerimonia inaugurale, l’incursione degli attori della compagnia dialettale “Al Batal”, affiancati da quelli del gruppo teatrale “Temperamenti”. L’Assessore Alice Carli, richiamandosi alla valenza simbolica ed identitaria dell’acqua, esaltata tanto dalle foto di Tazzari, quanto dalla piece teatrale, ha riconosciuto come “questo è il miglior epilogo per questi 5 anni di mandato. L’acqua è vita – ha aggiunto l’Assessore -, che qui ritroviamo in una armoniosa amalgama tra teatro, fotografia e scuole, che attraverso i disegni degli alunni narrano il territorio e la sua bellezza.” Prima del taglio del nastro, anche l’autore della mostra e dell’omonimo libro disponibile nelle librerie italiane, ma anche all’estero, ha ringraziato l’Amministrazione Comunale per “l’opportunità concessa ad esporre le foto in un luogo così prestigioso. Preferisco fare foto piuttosto che parlare – ha dichiarato Luigi Tazzari -; il progetto nasce dall’esigenza di dedicare un lavoro ai miei genitori, che vivevano a Longastrino. Mio padre è stato fiocinino per necessità. Ho voluto rendere omaggio ad un luogo di bellezza sconvolgente, dedicando il progetto ai miei genitori.” La mostra, ad ingresso gratuito è visitabile dal lunedì al sabato, dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 18.

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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