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“Nei periodi di crisi si riscopre il valore della cooperazione e della solidarietà. La cooperativa è vista come elemento di protezione e unione di intenti e tanti giovani, con profili professionali alti, cooperano per dar vita ai loro progetti lavorativi”. Si chiude con questa riflessione di Andrea Benini, presidente della Legacoop Estense, la conferenza stampa indetta questa mattina alle 11 nella sede di via Carlo Mayr a Ferrara. Presenti, oltre Benini, Gianluca Verasani, Direttore di Legacoop Estense e Chiara Bertelli, coordinatrice territoriale per Ferrara di Legacoop Estese. Un incontro con la stampa, a nove mesi dalla fusione di Legacoop Ferrara con Legacoop Modena, per fare il punto della situazione tra risultati raggiunti e nuove sfide da affrontare.

Di questo, e tanto altro, parla Andrea Benini, dichiarandosi soddisfatto del percorso fatto finora dalla Legacoop Estense, che comprende 263 cooperative, di cui 112 sul territorio ferrarese, con oltre 500 mila soci: “ Pur essendo territori diversi e, aspettando la conclusione dei lavori per la Cispadana, geograficamente lontani, l’unione tra Legacoop Modena e Ferrara costituisce una novità positiva per entrambe le realtà. C’è la possibilità di confrontare e compenetrare diverse realtà cooperative in una chiave di crescita e miglioramento per entrambe, valorizzando così le eccellenze del territorio. I risultati sono molto incoraggianti e nonostante la crisi economica, si è riusciti a tenere stabili i livelli di occupazione, con addirittura qualche incremento”.

Conferma il trend positivo della nuova realtà cooperativa il direttore Gianluca Versani che rimarca come la Legacoop Estense sia una realtà capace di contenere al suo interno cooperative variegate, per composizione dei soci e natura delle attività, provenienti da un territorio così ampio che va “dalle montagne alle valli di Comacchio”. In questa nuova realtà si è assistito nel 2015 ad un incremento dell’occupazione del 2% e l’88 % dei lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato.”L’unico segno meno è registrato alla voce prestito sociale – spiega Versani- ma questo è spiegabile vista la natura cooperativa della nostra realtà. Le cooperative infatti hanno reagito alla crisi economica gestendola al proprio interno e preferendo svincolare il capitale messo da parte dai soci per continuare a garantire un certo livello di servizi ai propri associati. Non siamo interessati solo alle grandi cooperative: al nostro interno ci sono realtà formate da solo tre soci eppure hanno tutta la nostra attenzione”. Sempre più giovani tornano alla forma cooperativa, specialmente per produzioni legate al mondo del web o del sociale. In questi nove mesi sono ben sei le start up nate grazie al supporto di Legacoop Estense: trattasi di imprese innovative nel settore della cultura e del sociale. Si confermano invece come settori trainanti quello agroalimentare e la pesca e quello della distribuzione commerciale, con un netta crescita del sociale.

Chiara Bertelli, responsabile territoriale per Ferrara, prende la parola per sottolineare come la fusione sia stata apprezzata dalle cooperative facenti parte della Legacoop Estense e come ciò comporti la possibilità di perseguire progetti traversali coinvolgendo cooperative che si occupano di settori diversi.“ La fusione tra realtà diverse ha permesso di ampliare il nostro campo di osservazione e mutuare iniziative portate avanti a Modena anche nel nostro territorio. Ciò vale per il progetto “Bellacoopia” portato avanti da dieci anni da Legacoop nelle scuole superiori modenesi e ora importato anche nel nostro territorio. Si sta inoltre lavorando per estendere il Protocollo d’Intesa con l’Università di Ferrara anche all’università di Modena e Reggio. E’ stato unificato anche lo sportello di supporto alla nascita di Start Up cooperative e, nei prossimi mesi, sarà unificato anche lo sportello dedicato alle Workers Buyout, cioè le cooperative nate dai lavoratori usciti da aziende in crisi”.

 

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Simona Gautieri


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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