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da Mara Bignardi

Egregio sig. Sergio Simeone,

Le scrivo questa lettera aperta, pur non conoscendoLa personalmente, dopo avere letto nelle scorse settimane il mio nome da Lei più volte citato sulla stampa locale nonché su diversi siti internet (Estense.com, sito M5S ed altri) a seguito della conferenza stampa attraverso la quale avete reso pubblica la segnalazione ad ANAC di quelle che Lei e il suo Gruppo Politico ritenete essere irregolarità negli appalti della refezione scolastica del Comune di Ferrara. Nell’esposizione dei fatti, in tutte le comunicazioni stampa, negli articoli pubblicati e nelle interviste rilasciate viene riportato il mio nome in quanto, a Vostro giudizio, consulente da troppi anni dell’Istituzione Scolastica.
Cito testualmente la segnalazione del M5S ad ANAC, da Lei sottoscritta, riportata poi sui vari mezzi mediatici, nel punto in cui vengo chiamata in causa: “..le figure professionali che progettano il bando e controllano l’andamento dell’appalto sono sempre le stesse da anni, quando il piano anticorruzione prevede la rotazione degli incarichi. In particolare… la dottoressa Mara Bignardi, consulente esterna per il controllo qualità, quindi con la responsabilità di rilevare eventuali inadempienze, ricopre l’incarico dal 2005”. Ritengo che queste poche righe, inserite nel contesto generale del discorso, lascino sicuramente intendere al lettore anche occasionale che la persona che viene qui citata, oltre a ricoprire forse “illecitamente” un incarico e percependo denaro pubblico, non sia probabilmente neppure stata molto in grado di rilevare le “eventuali” inadempienze della ditta di ristorazione che avrebbe avuto il compito di controllare. Chiunque può verificare dalla semplice lettura del documento da Lei richiamato, cioè il piano anticorruzione, che la rotazione degli incarichi (peraltro non sempre possibile od opportuna, come anche specificato nel documento stesso) riguarda i pubblici dipendenti; la sottoscritta non è una dipendente pubblica bensì una libera professionista iscritta all’Albo Nazionale dei Biologi che svolge dall’anno 2000 la libera professione nel settore dell’igiene e sicurezza alimentare e che dall’anno 2005, e con incarichi successivi il cui conferimento è stato effettuato a seguito di pubbliche selezioni (bandi), ha svolto un’attività di controllo sulle mense scolastiche del Comune di Ferrara. Cosa intende per rotazione nel mio caso? Che dovrei deliberatamente evitare di partecipare, pur avendone i requisiti, ad un bando pubblico per non rischiare di “occupare” impropriamente un ruolo lavorativo per molti anni di seguito? Che ci si auspica la mia sostituzione a causa di controlli effettuati in modo non corretto sulla Ditta di ristorazione per incapacità professionale o addirittura per favoritismo nei confronti della Ditta stessa? Mi risponda Lei, che non conosce né me né il mio lavoro. Mi risulta che anche ai tecnici della prevenzione delle nostre Asl succeda di dover controllare per anni gli stessi operatori economici, a volte fino alla pensione, senza che a nessuno venga in mente che questo possa diventare per loro un motivo di licenziamento! Il controllo di un servizio così complesso come quello della ristorazione collettiva che prevede la preparazione di migliaia di pasti giornalieri fa emergere, per forza di cose e come accade in qualsiasi struttura organizzativa, grande o piccola che sia, pubblica o privata, numerose problematiche che sono state sempre rilevate e conseguentemente gestite.
Cito anche un estratto della Sua replica al Sindaco Tagliani comparsa su Estense.com in data venerdì 9 Giugno 2017 “Esposto all’Anac. MS5:”Lacunosa la difesa del sindaco”: “….noi continuiamo a vedere come un’anomalia che, di fatto, la gestione della refezione scolastica in catering sia nelle mani dello stesso gruppo di lavoro da oltre 10 anni …e con mansioni (vedi il caso della dott.ssa Bignardi) di dubbia utilità poiché si sovrappongono ai compiti di controllo già assegnati per legge agli organi pubblici preposti (Asl). Esiste il buon senso, che dovrebbe sempre affiancare l’applicazione delle norme”. Precisando che non si tratta solo del catering ma anche delle scuole con cucine interne, qui mi vedo costretta a chiederLe, sig. Simeone, se è a conoscenza della normativa sull’Autocontrollo alimentare così come definito dal Reg.CE 852/2004 e del ruolo del Dirigente dell’Istituzione Scolastica in quanto OSA (operatore del settore alimentare) per la somministrazione dei pasti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia. Mi vedo costretta a chiederLe se è a conoscenza dell’obbligo normativo, come stabilito dal codice degli appalti, di controllo da parte dell’Istituzione Scolastica sugli appalti di refezione e cito al proposito le linee guida Anac: “Le attività di controllo del Direttore dell’esecuzione devono essere strettamente correlate a quanto definito e disciplinato nei documenti contrattuali, che debbono richiamare le prestazioni indicate dall’esecutore nella propria offerta. In particolare, l’attività di controllo è tesa a verificare che le previsioni del contratto siano pienamente rispettate, sia con riferimento alle scadenze temporali, che alle modalità di consegna, alla qualità e quantità dei prodotti e/o dei servizi, per le attività principali come per le prestazioni accessorie. In generale, le attività di controllo devono essere indirizzate a valutare, ad esempio, i seguenti profili: − la qualità del servizio/fornitura (aderenza/conformità a tutti gli standard qualitativi/SLA richiesti nel contratto e/o nel capitolato)”. Mi vedo infine costretta a chiederLe se è a conoscenza del fatto che nessuno degli obblighi normativi sopra citati, e cioè autocontrollo e controllo sugli appalti di refezione nell’ambito dei quali svolgo la mia funzione di consulente, rientra tra i compiti istituzionali degli organi pubblici di controllo che devono invece verificare che tali adempimenti vengano effettivamente soddisfatti, come è infatti sempre accaduto.
Leggendo quanto da Lei dichiarato, e cioè che le mansioni da me svolte in questi anni, peraltro completamente ed ampliamente documentate, sarebbero “di dubbia utilità poiché si sovrappongono ai compiti di controllo già assegnati per legge agli organi pubblici preposti (Asl)” mi sono anche chiesta se il buon senso di cui Lei parla subito dopo non sarebbe invece dovuto servire a documentarsi un po’ meglio prima di pubblicare affermazioni che, mi creda, anche solo in poche righe feriscono profondamente. Le auguro vivamente che nessuno venga mai a dirLe che il lavoro da Lei svolto da anni è di “dubbia utilità”, Le auguro di non vederlo scritto sui giornali. Lascia davvero l’amaro in bocca, soprattutto se quel lavoro ha sempre cercato di svolgerlo con correttezza, impegno e professionalità, nel rispetto di quella deontologia che viene sì richiesta dagli Ordini di professionisti ma che è anche dettata da coscienza individuale. Le devo confessare che proprio per queste ragioni tutto ciò mi ha tolto qualche notte di sonno e una buona dose di serenità. Non metto in discussione il diritto che hanno qualsiasi cittadino o parte politica alla critica o contestazione dell’operato di una Pubblica Amministrazione: siamo in un paese democratico ed esistono gli strumenti opportuni per poterlo fare. In questo caso però si è andati oltre, attaccando e, mi permetta di dirlo, danneggiando personalmente una figura professionale senza i dovuti approfondimenti e senza pensare (o peggio senza interessarsi) alle possibili gravi conseguenze: Le ricordo che sono una libera professionista che opera in ambito locale e La invito a pensare alla possibile incidenza delle dichiarazioni che ha rilasciato con un così elevato clamore mediatico sulla mia reputazione e sul mio futuro lavorativo anche in ambito privato, oltre ai possibili risvolti che questa vicenda potrà avere. Non tutto Le può essere lecito nell’esercizio dei suoi diritti e mi pare che stavolta si sia davvero sconfinato.
Ho ritenuto doveroso dare una pubblica risposta di chiarimento essendo stata chiamata direttamente in causa, doveroso nei confronti dei numerosi cittadini i cui figli sono utenti della ristorazione scolastica, nei confronti degli operatori delle scuole (insegnanti, personale di cucina, ausiliari) con la cui preziosa collaborazione ho sempre lavorato e doveroso anche nei confronti dei miei figli affinché non venga loro a mancare, una volta adulti, quell’etica del lavoro che cercherò certamente di trasmettere loro come valore; sforzo educativo che le Sue affermazioni, se fossero rimaste senza una mia risposta, avrebbero certo vanificato.

La saluto distintamente

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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