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da: Paola Peruffo, Candidata Forza Italia alle Elezioni Regionali

Sono Paola Peruffo,
sono Consigliere Comunale a Ferrara, sono titolare di una farmacia, mamma di Sara, nonna di Giulia, moglie separata, sopravvissuta al cancro.
Lo dichiaro perché la passione civile, la voglia di spendersi, si forgia spesso sulla propria esperienza personale, che ci dà la misura di quanto una società risponda o meno ai nostri bisogni.
L’essere Consigliere Comunale mi consente di conoscere le competenze degli Enti, Regione compresa, di sapere come funzionano e fin dove possono agire. Quindi, di trattare ogni tema con cognizione di causa.
L’essere farmacista mi mette ogni giorno a stretto contatto con la sanità e i suoi limiti, con il senso di smarrimento e insicurezza dei clienti/pazienti, ma mi permette di evitare inutili proclami.
L’essere stata ammalata mi ha permesso di capire le difficoltà di una sanità pubblica che per chi non ha risorse proprie è l’unica strada percorribile. La Costituzione parla di diritto alla cura, io questo voglio sia garantito a tutti. La Regione, che in materia sanitaria ha ampia discrezionalità, ha fatto nel tempo scelte precise, certamente discutibili e sbagliate. Oggi è doveroso rendere perfettamente funzionante quel che c’è, evitando ulteriori depauperamenti e promuovendo anche forme di convenzione pubblico-privato, con un’attenzione particolare ad una popolazione sempre più anziana. Può coinvolgere di più i professionisti del settore per costruire una rete di ‘sicurezza’. I cittadini costretti a rivolgersi altrove, in altre Regioni, sono cittadini che perdono il senso di appartenenza, di fiducia, di identità. La sanità è uno dei motori di sviluppo e determina la qualità della vita e l’appetibilità di un territorio.
Ancora, l’essere stata ammalata mi ha messo a contatto col mondo dell’associazionismo e del volontariato, che spesso arriva laddove scarseggiano le risorse degli Enti. Volontariato e associazionismo vanno salvaguardati, perché senza questo magnifico mondo anche gli Enti sarebbero in difficoltà.
L’essere imprenditrice mi permette di conoscere i costi che sostengono i titolari di piccole attività, con sottrazione di risorse che sarebbero meglio destinate ad assunzioni. Il nostro è un territorio costituito prevalentemente di piccole medie e imprese, a tradizione famigliare, con pochi dipendenti, attive sia sul fronte della manifattura che dei servizi. Imprese che hanno bisogno di aiuti diretti e che andrebbero agevolate tanto sul fronte della detassazione quanto su quello degli incentivi. Pensiamo alla ricostruzione, che sembra ‘infinita’. Perché non indire bandi che privilegino le aziende del posto? Ci sarebbe un triplice vantaggio: lavorerebbero le nostre imprese, si manterrebbe qui l’occupazione e ci sarebbero forse maggiori garanzie sull’ultimazione delle opere. Va bene la promozione di concetti come l’innovazione e l’internazionalizzazione, ma se diventano gli unici requisiti premianti, rischiamo purtroppo di fare morire l’80 per cento delle aziende.
Aziende chiuse significa: dipendenti a casa e arresto dei consumi; impossibilità di garantire un percorso di istruzione completo ai figli, che vedendo mamma e papà disoccupati o in cassa integrazione, non crederanno di potersi costruire un futuro. Li stiamo disincentivando dicendo loro che tanto non ci sarà lavoro. Li induciamo ad andarsene all’estero, e così impoveriamo il nostro Paese e il nostro territorio. No, diamo loro la possibilità di stare qui, puntando ancora di più sulla formazione professionale, costruendo un canale diretto tra scuola secondaria e impresa, affinché gli studenti entrino nel mercato del lavoro gradualmente ma preparati. Premiamo gli Atenei e gli studenti universitari che fanno progetti eccellenti spendibili sul territorio, non altrove. Teniamo qui le nostre ricchezze, le nostre intelligenze.
L’essere divorziata mi consenti di conoscere le difficoltà delle mono famiglie. Che non sono solo single desiderosi di libertà. Sono separati spesso senza lavoro, anziani vedovi con pensioni minime. Sono le statistiche a parlare di mono famiglie in aumento e in difficoltà. Non siamo ipocriti, non occupiamoci della solo delle famiglie tradizionali, creiamo sgravi e incentivi anche per chi è solo.
L’essere madre mi consente di sapere come oggi un genitore avverte sulla propria pelle le paure e le ansie dei propri figli, anche adulti. Oggi, la mia generazione è nella condizione di doverli ancora aiutare, col timore di ledere spesso non solo il loro bisogno di autonomia, ma la loro stessa dignità.
L’essere nonna mi costringe a impegnarmi affinché mia nipote cresca in un mondo in cui tutte le persone hanno una chance e in cui il territorio è ‘sicuro’, in cui i rischi idrogeologici sono preventivamente affrontati senza aspettare l’emergenza. In cui si promuovono turismo e cultura, che portano ricchezza e bellezza, insieme a politiche di rispetto dell’ambiente.
L’essere di Forza Italia da sempre è una dimostrazione di lealtà. Io sono rimasta anche quando è stato difficile farne parte, perché errori ne sono stati fatti. Ma credo nella coerenza. Io sono una militante della prima ora e sono rimasta anche in tempi bui . Gli impegni si portano avanti nello stesso contesto in cui si sono assunti.
Io credo in un partito che dovrà proseguire anche senza Berlusconi, credo nell’idea che sta alla base di questo partito, che metteva e mette al centro l’individuo, in maniera liberale, dando a ciascuno la possibilità di scrivere la propria storia. Credo in un partito che deve avere alleati, ma deve recuperare forza, per non soccombere agli alleati, e la cui esistenza non dipende dagli alleati.
Ecco, molto altro avrei da dire ma mi fermo qui. Perché su quel che ho scritto, la Regione può molto con le proprie competenze (Sanità, Lavoro, Formazione, Ricerca, Università, Sicurezza e Difesa del Territorio, etc). Vi assicuro che la mia è una candidatura sincera, non di servizio. Che non prometterò mail il falso. Per questo non ho fatto il decalogo delle ‘buone intenzioni’.
Prometto invece coerenza e buon senso. Prometto che non farò battaglie ideologiche, che non sarò mai ‘contro’ a priori. La società sta cambiando in fretta, si affacciano nuovi bisogni e servono risposte concrete.
E a chi vi dice che il voto è inutile, rispondete che non è così, voti inutili e sprecati non esistono. Il 23 novembre andate a votare e se credete che la politica debba tornare ad essere una cosa bella, se volete tornare ad avere fiducia, sappiate che possiamo farcela. Perché il futuro è qui e sta in quella matita con cui 23 novembre farete la croce sul simbolo e scriverete il nome del candidato.
Io per questo vi chiedo il voto.

Grazie,
Paola Peruffo,
Candidata Forza Italia alle Elezioni Regionali del 23 novembre.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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