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Una uscita di sicurezza dall’euro potrebbe salvare la nostra economia?  “Purtroppo no – è stata la risposta di Carlo Cottarelli ieri in città -. Sfilarci dalla moneta unica avrebbe costi troppo elevati”.

Si è aperto così l’incontro riservato alla cittadinanza ferrarese ieri, venerdì 4 Novembre, alla Camera di Commercio e presieduto dall’ex Commissario straordinario alla revisione della spesa del  governo Letta.

L’ex “Mister Forbici”, ora direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, durante la conferenza ha cercato di delineare un excursus verso i giorni nostri dell’economia mondiale ed italiana.

Tra le riflessioni emerse, quelle che rappresentano il tema della crescita economica hanno riscosso l’interesse di tutta la sala.

Il problema del contesto italiano sarebbe rappresentato da un duplice fenomeno, per quanto riguarda la crisi della domanda si possono annoverare la presenza di tassi d’interesse troppo bassi, restrizioni bancarie pressanti, clima di incertezza e populismo e redistribuzione del reddito della classe media; se si parla di crisi dell’offerta, ipotesi più concreta alla luce di paesi in decrescita ma privi di fenomeni di disoccupazione, le ragioni si avvicendano nella scarsa produttività, nella limitata presenza di progresso tecnologico e nella lentezza nell’intraprendere il percorso delle riforme strutturali.

A detta di Cottarelli, tra le classiche ragioni associate alla crisi in generale ed in particolare al rallentamento della crescita economica italiana si rimarcherebbe anche la presenza di un pesante fardello come il debito pubblico, in questo periodo elevatissimo.

Le slide mostrate infatti delineavano solo altri tre picchi nella storia moderna nei quali il debito pubblico risultasse così elevato che coincidono rispettivamente con la prima guerra mondiale, la grande recessione e la seconda guerra mondiale.

Nell’impossibilità di manovrare il tasso di cambio al fine di risanare la competitività della nazione svalutando la moneta, data la costrizione ad una politica monetaria europea, una strategia vincente da affiancare alle riforme strutturali sarebbe la scelta di una politica di finanza pubblica più chiara e ad ampio respiro, anche al fine di ridurre l’esposizione generata da esso ai fenomeni di speculazioni.

Si tratterebbe probabilmente di una manovra impopolare costruita secondo la ricetta di razionalizzazione dei comuni, delle partecipate e di ridurre la spesa pubblica per alcuni settori strategici come quello dei trasporti: Cottarelli sostiene che il sistema dell’alta velocità italiano rappresenta un’eccellenza europea e mondiale e che i prezzi, adesso troppo bassi per il servizio di trasporto offerto, dovrebbero essere allineati almeno alla media europea, creando così un’ottima fonte di approvvigionamento economico per il paese.

Non solo, anche i 500 euro di bonus concessi ai diciottenni dal ministero dei beni e delle attività culturali se fossero soppressi rappresenterebbero un discreto risparmio per la finanza pubblica italiana.

Dalle analisi prodotte dal gruppo di lavoro di Cottarelli dal 2013 al 2014, quando ha ricoperto il ruolo di commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, dunque sarebbero emerse molte delle lacune della pubblica amministrazione, a partire dalla lunghezza burocratica che troverebbe soluzione nella drastica diminuzione dei comuni e nel loro accorpamento, ed a seguire i molteplici tagli da eseguire nei settori che fanno riferimento al welfare.

Le uniche esclusioni ai tagli sarebbero rappresentate dalle aree della cultura e della pubblica istruzione che, presentano già una spesa pubblica molto bassa e perciò non occorrerebbe livellare; anche se pensando al dato emblematico della spesa annua in ricerca tra i più bassi a livello mondiale qualche domanda potrebbe sorgere.

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Arianna Segala


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