Skip to main content

Nel 2015 potrebbero già iniziare i lavori per la realizzazione della nuova autostrada Orte Mestre che collegherà il Nord-Est con il Centro Italia.
Una grande opera di cui, se non fosse per i comitati Stop Or-Me sorti lungo tutta la tratta interessata, si saprebbe poco o nulla. E questo non promette nulla di buono.
Nella seduta del 10 novembre, il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), ha approvato il progetto preliminare per il collegamento autostradale Orte-Mestre, ora parzialmente servito dalla superstrada che collega Orte a Ravenna.
E’ dal 2001 che se ne parla, poi l’ingente costo ne ha sempre bloccato la realizzazione. Fino a che il decreto ‘Sblocca Italia’ voluto da Renzi nel settembre scorso, ha rimesso in pista questa nuova autostrada che partendo da Orte nel Lazio arriverebbe a Mestre in Veneto, 396 chilometri di asfalto che attraverserebbero 5 regioni, 11 province e 48 comuni. E’ in progetto l’ampliamento dell’attuale tracciato della E45 e la costruzione ex novo del tratto mancante fra Ravenna e Mestre, che attraverserebbe il territorio ferrarese interessando i comuni di Argenta, Comacchio, Ostellato, Fiscaglia, Codigoro, Mesola e Berra secondo riportato nella valutazione di impatto ambientale dell’opera fatta nel 2010 dal ministero dell’Ambiente.
Se ci si prende la briga di leggere tutto il decreto, non si troverà citata da nessuna parte l’autostrada. E anche questo non promette nulla di buono.
Ma, come spiega bene Luca Martinelli, giornalista di ‘Altreconomia’ “il gioco è tutto in un comma, il quarto dell’articolo 2, che modifica il ‘decreto del Fare’ del 2013 aprendo le porte della defiscalizzazione per l’autostrada tra Lazio e Veneto”.
“Lo stato garantisce, e ci guadagnano i privati”, sintetizzano i comitati.
L’opera sarà finanziata interamente dai privati, ma con un mancato introito dello Stato di 1,87 miliardi di euro, che sarà riconosciuto ai concessionari sotto forma di sconti fiscali Ires, Irap e Iva nell’arco dei primi 15 anni di gestione, per un totale nominale cumulato di 9 miliardi di euro. Un modo meno eclatante di concedere un contributo a fondo perduto.
Così, prosegue Martinelli “la defiscalizzazione è per tutti, anche per un vecchio progetto, pensato in un altro momento storico ed economico, come la Orte – Mestre”.
E oggi i comitati Stop Or-Me si chiedono che senso abbia, in una provincia così legata al territorio come Ferrara, costruire un’autostrada, che mette a rischio alcuni dei suoi delicati ecosistemi.

Chi c’è dietro? Come si legge sul sito di Unioncamere Veneto, proponente dell’infrastruttura, insieme all’Anas, è il consorzio guidato dalla Gefip Holding, società di Vito Bonsignore, nata a Torino nel 2003. Dell’associazione temporanea di impresa fanno inoltre parte: Società Banca Carige Spa, Efibanca Spa, Egis Projects Sa, Ili Autostrade Spa, Mec Srl, Scetaroute Sa, Technip Italy Spa, Transroute International Sa.

Vito Bonsignore, frontman di questo progetto, è un imprenditore, è stato europarlamentare europeo eletto nel Gruppo del Partito Popolare Europeo, fondatore del Popolo delle Libertà con Berlusconi prima e del Nuovo Centro Destra con Alfano poi. Fa dunque parte dello stesso partito di Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che siede nel Cipe, il Comitato che ha appena dato il via libera al progetto.
Ama il cemento e l’asfalto, infatti è stato direttore tecnico e direttore generale della Società autostrade Torino-Alessandria-Piacenza, consigliere di amministrazione dell’Istituto mobiliare italiano e dell’Insud Spa e amministratore delegato della società Torino-Milano.
Condannato in forma definitiva per corruzione, abuso e turbativa d’asta nella costruzione dell’ospedale di Asti.

La spesa prevista per l’autostrada, fanno sapere dal comitato ferrarese Stop Or-Me, è di circa 10 miliardi di euro.
Si dice che col project financing i cittadini non dovranno metterci un euro, ci pensa il mercato.
“In realtà – dice Roberto Cuda nel suo libro ‘Strade senza uscita’ – le società che costruiscono autostrade si ripagano degli investimenti riscuotendo i pedaggi per tutta la durata della concessione. Sono pertanto gli automobilisti a pagare la costruzione e la manutenzione e non i cosiddetti ‘privati’ (banche o costruttori)”.
E a chi dice che quest’opera creerà posti di lavoro, i comitati rispondono che un’adeguata manutenzione della già esistente E45 potrebbe farlo, senza deturpare l’ambiente e sconvolgere la vita di intere comunità come rischia di succedere a causa del previsto raddoppio dell’attuale arteria.

1. CONTINUA

 

tag:

Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

I commenti sono chiusi.


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it