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(pubblicato il 17 settembre 2014)

Il dato campeggia in bella evidenza sulla home page del sito ufficiale. Eppure molti dei vecchi dirigenti di partito ai quali ci siamo rivolti stentano a credere che gli iscritti al Pd nella provincia di Ferrara siano solo 1.349. Il responsabile organizzativo, Luigi Vitellio, da noi interpellato, precisa però che l’indicazione, riferita al 6 giugno, non è più attuale. “Ad oggi i tesserati sono 2.007 in tutta la provincia – riferisce – dei quali 1.022 in città”.
Il vecchio senatore Rubbi, segretario e confidente di Enrico Berlinguer ai tempi del Pci, a capo della federazione di Ferrara prima dell’approdo romano, sbotta incredulo: “Sembra impossibile, sono davvero pochi, negli anni Sessanta siamo arrivati a 46mila…”. Altri tempi, onorevole, la realtà, ora è questa. Però, il fatto che il principale partito cittadino, quello che da sempre (pur attraverso varie mutazioni genetiche) ha governato il capoluogo e buona parte dei Comuni del territorio, conti un numero così esiguo di tesserati, non solo fa impressione, ma riporta la riflessione al tema della rappresentanza e della partecipazione. Questioni dietro le quali stanno tutti gli irrisolti nodi concettuali, ma anche concreti, connessi all’esercizio della democrazia e al dispiegamento di un sistema di governo che ne realizzi i principi. “Il Partito comunista – ricorda Antonio Rubbi – si è mantenuto su numeri importanti, superiori ai trentamila iscritti (37mila nel 1975, ndr), e li ha conservati fino agli anni Ottanta. E’ dagli anni Novanta che si ha un calo davvero significativo”. Ma quello che a Rubbi appare un crollo lascia comunque in dote al partito oltre 20mila militanti iscritti.
“A metà degli anni Ottanta – racconta Giorgio Bottoni, che fu responsabile organizzativo e poi amministratore – avevamo un bilancio di quattro miliardi di lire, senza un centesimo di finanziamento pubblico. Anzi, eravamo noi che portavamo soldi a Roma: 400 milioni, il dieci per cento di quanto raccoglievamo da sottoscrizioni, tesseramento e feste dell’Unità”.

Tornando invece ai ‘sorprendenti’ numeri di oggi, in termini percentuali i tesserati del Pd rappresentano circa lo 0,6% della popolazione a livello provinciale e lo 0,8% se puntiamo lo sguardo sulla città. Nulla. Significa che appena un cittadino su 130 milita nel partito di governo, che equivale a dire otto ogni mille abitanti. Il trend – conferma Vitellio – è grossomodo questo dal 2008, anno di nascita del Pd. Eppure il Partito Democratico alle ultime elezioni ha ottenuto oltre 34mila voti. Un consenso dietro al quale, però, evidentemente non matura lo slancio per un’attività militanza, per un impegno personale e diretto.
“Lo scorso anno in realtà gli iscritti sono stati 5.849”, precisa Vitellio. Una differenza così significativa, quasi il triplo di quelli attuali, non si giustifica però con il fatto che il tesseramento 2014 non è concluso e resterà aperto sino al 31 dicembre: “Lo scorso anno abbiamo avuto il congresso e le primarie – spiega il responsabile dell’organizzazione – sono i momenti in cui la gente si attiva. Anche ora andiamo verso le primarie, quindi speriamo che il dato migliori”. Anche questo fa riflettere circa presupposti e motivazioni individuali.

Il secondo partito ferrarese per livello di consenso elettorale è Forza Italia. Il “club” ferrarese non ha un sito ufficiale, ma solo una pagina Facebook che conta 94 (!) “mi piace”. Il numero degli iscritti dell’anno in corso qui non è pubblicizzato. Il coordinatore provinciale è Luca Cimarelli, già esponente di Alleanza nazionale. E’ stato nominato reggente dal coordinatore regionale, il senatore Massimo Palmizio, al momento della rinascita di Forza Italia dalle ceneri del Pdl. Resterà in carica almeno sino ai primi mesi del 2015: a gennaio è previsto il congresso comunale che nominerà i delegati al congresso provinciale e quindi i nuovi vertici. Cimarelli confessa di non sapere neppure lui quanti siano gli iscritti. “Per la privacy da Roma non ci dicono nemmeno i nomi – ammette -. Nel 2011 il Pdl ne aveva circa duemila, ora gestiscono tutto dalla capitale e noi non abbiamo gli elenchi”.
Ci rivolgiamo allora a Palmizio. Il quale, per prima cosa, segnala che il tesseramento chiude il 31 di ottobre (salvo probabile proroga) e fino ad allora le cifre non verranno divulgate. “L’obiettivo per Ferrara è confermare il dato del Pdl, duemila tesserati”. In risposta alla nostra insistenza dice: “Al rilevamento di giugno eravamo circa alla metà”. Cioè un migliaio: il che sarebbe clamoroso. Significherebbe che, nella corsa al ribasso, fra Pd e Forza Italia, il numero di aderenti alla medesima data variava appena di tre-quattrocento unità. Palmizio però mette la mani avanti. “Ora l’iscrizione costa 30 euro, non più i 10 di prima. Di questi tempi pesa… Ma – aggiunge – chi si iscrive ora, a gennaio contribuirà alla nomina del nuovo gruppo dirigente, lo stimolo quindi c’è”. Ecco il refrain già sentito. Dice anche che nei prossimi giorni ci sarà un incontro sul tesseramento “con il presidente Berlusconi”. E che mai vi dirà?, chiediamo. “Di fare più tessere!”, scherza il senatore. Però poi, seriamente, soggiunge che c’è in discussione anche una sua proposta di tessera famiglia, una sorta di prendi ‘tre paghi due’, per quel che capiamo, secondo un approccio mercantile non lontano dalla mentalità del leader supremo.
Insomma, anche in politica ormai si afferma una logica di marketing da supermercato.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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