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Da Lega Nord

Ferrara, 15-06-’17.
«La sospensione del servizio, sulla tratta ferroviaria Portomaggiore-Dogato, ci fa presagire una prossima soppressione della corsa. Gli utenti, però, non devono essere penalizzati dalle errate scelte organizzative e da orari non adeguati alle necessità.» Il caso della linea locale ferroviaria che collega le due località ferraresi finisce sui banchi dell’Assemblea legislativa, in viale Aldo Moro, dove il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, ha depositato un’interrogazione con la quale pretende chiarimenti dalla Giunta Bonaccini, sulle scelte riguardanti questo tratto della linea Fer, Ferrara-Codigoro. In una linea ferroviaria che, all’inizio, doveva servire da congiunzione tra quest’ultima, la Ferrara-Ravenna-Rimini e la Portomaggiore-Bologna. Creando in prospettiva le premesse per la realizzazione della cosiddetta “Romea ferroviaria”, una direttrice che avrebbe dovuto collegare Venezia a Bologna, per una linea alternativa a quella percorsa dai convogli regionali e ad “alta velocità” delle Fs. «I pendolari che si spostano da Codigoro a Portomaggiore avrebbero dovuto trovare le giuste coincidenze per Bologna, mentre sul tratto Portomaggiore-Dogato-Codigoro gli orari avrebbero dovuto coincidere con le esigenze di studenti e lavoratori. I risultati, però, sono stati deludenti – osserva Fabbri – per una scarsa informazione data agli utenti (che infatti sono risultati su molte corse vicini allo zero) e per problemi vari di natura organizzativa.» Tper, in modo del tutto frettoloso e senza precisarne i motivi, ha sospeso le corse sulla tratta dal 10 giugno scorso. «Fatto che ci lascia molti dubbi sulla sua ripresa, all’apertura delle scuole, a settembre. Crediamo – spiega Fabbri – che questa ferrovia possa avere una valenza importante, per collegare centri di eccellenza come quello ortopedico di Budrio (sulla linea Bologna-Portomaggiore; ndr), l’ospedale Maggiore (con la fermata Santa Rita sulla stessa tratta; ndr), ed i centri universitari bolognesi adiacenti al percorso.» In conclusione, Alan Fabbri chiede alla Giunta di fornire rassicurazioni sulla riapertura del servizio, «introducendo le opportune migliorie, ed anche per non disperdere gli investimenti economici degli anni passati.»

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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