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Da Paolo Giardini

La feudataria HERA è lautamente pagata dal Comune di Ferrara per prestare servizi pubblici, fra
cui la pulizia delle strade comunali. Osservando la foto appena scattata di una caditoia intasata
(zeppa come le altre della stessa condotta fognaria), possiamo arguire che la Pulizia Strade sia di
certo una voce di capitolato per mandare fatture al Comune, ma che fuori dall’ambito contabile
resti confinata nella Retorica. Si potrebbe ipotizzare che nessuno controlli cosa fa o non fa l’azienda di servizi lautamente compensata. Però è noto da due millenni che fra i tanti problemi dell’umanità c’è anche questo: “Guardando, non vedono; udendo, non ascoltano e non comprendono”(Matteo 13,13), motivo per cui le caditoie sempre otturate sono effetti collaterali di uno stupido sistema di Potere che consente tutte le derive, anche le più assurde, indirettamente stimolate dal dio Denaro che in qualche punto poco evidente le sostiene.
Rimanendo in tema di “derive” strane,in Italia la gestione dei rifiuti urbani è ormai consolidata con procedure simili fra loro di raccolta differenziata, almeno in quel po’ d’Italia che funziona quasi all’europea, dove l’apertura dei contenitori avviene tramite schede magnetiche nominative. Di solito si impiegano le tessere sanitarie che tutti i residenti possiedono. Anche i contenitori HERA di rifiuti elettronici presso l’Ipercoop Le Mura funzionano con le tessere sanitarie. Anche l’ingresso alle isole ecologiche HERA è condizionato dalla presentazione della tessera sanitaria. Adesso Hera ha deciso di
adeguarsi con l’apertura dei cassonetti dell’indifferenziata. Chi si aspettava l’ovvietà della tessera
sanitaria che tutti portiamo in tasca è rimasto deluso, perché qualche intelligentone ha deciso che
la tessera debba essere un’altra, chiamata “Carta Smeraldo”, cioè appartenente ad un costoso
sistema proprietario. Le tessere sanitarie? Orrore! Le hanno già, gratis!
E per far apparire le cose ancor più feudali, i sudditi sono convocati (il bando!) in giorni e ore
stabiliti per ricevere l’investitura della preziosa carta. A me il diktat impone la presenza ad un
certo “ecosportello” nel giorno 28/9/2017. Pena l’interdizione dalla comunità ecosostenibile.
Neanche Kesserling faceva tanto. Le cronache hanno già riportato di episodi di folle accalcate per
ore, nel recinto come pecore, in attesa di ricevere con la Carta l’investitura e le istruzioni di rito.
Tutte stupidaggini, ovviamente, infarinate da un’importanza posticcia, visto che le veramente
importanti tessere sanitarie, bancarie, e la patente stessa, arrivano per posta, senza orpelli.
Una messinscena, quindi, utile a chi e a che cosa? Agli apparatchiks e loro clientes, per far soldi.
A spese della società, del buon senso, dell’efficienza, della Civiltà.
Paolo Giardini

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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