Skip to main content

Balzani, come possiamo definire la sua candidatura a presidente della Regione? Solo coraggiosa, di testimonianza o si pone obiettivi più ambiziosi?
Non credo assolutamente che sia di testimonianza, le primarie sono imprevedibili, l’ho sperimentato a Forlì, la mia città, nel 2008. Corro per vincere, oggi come allora, e ho già dichiarato che non sono interessato né a un posto da assessore regionale né da consigliere. Ho invece un progetto politico: quello di ristabilire un contatto tra uno spazio civile ed economico, molto cambiato negli ultimi anni, e la politica. Superando l’autoreferenzialità e la gestione del potere fine a se stessa che ha contraddistinto in questi anni la nostra Regione. Vorrei che si tornasse ad una Regione come ad un ente di progettazione e di programmazione, come fu alle origini l’Emilia-Romagna di Guido Fanti. Un’era grandiosa.

Per tanti anni l’Emilia-Romagna è stata addirittura un modello europeo. Il famoso riformismo emiliano fondato sui servizi sociali, su di un welfare ammirato e copiato ovunque, sulla progettazione urbanistica, sulla programmazione territoriale, eccetera. Da un po’ di tempo non si pensa e non si progetta più in grande e la nostra regione oggi arranca in molti settori. E’ cosi?
Sì. Ed è il vero motivo per cui mi candido. Occorre recuperare la grande dimensione culturale che aveva questo riformismo. E’ la caratura culturale di una classe dirigente che mette insieme diversità o interessi apparentemente contrastanti, evitando una negoziazione che quasi sempre avviene al ribasso. Sono i progetti, le ampie visioni che possono consentire il rilancio ed autentiche unità. Occorre ricreare un nuovo modello per la nostra regione.

Cosa la divide da Bonaccini, dato quasi unanimente per vincente?

Ci sono differenze che derivano dalle esperienze di vita, assai diverse. Io non sono un politico di professione. Credo che la politica non debba divenire mai una professione, anche quando viene esercitata per molti anni. Penso ad essa come ad un ruolo di servizio reso ai cittadini. Il mio obiettivo è di essere l’interlocutore non di un ceto politico ma di una vasta opinione pubblica, da un lato, e di un mondo di attori economico sociali, dall’altro.

La grandezza dell’Emilia Romagna si è sempre sostenuta sulla piccola e media impresa, ricca di tante eccellenze e di un mondo del lavoro responsabile e qualificato, e ha beneficiato dell’iniziativa di un ceto politico intelligente e credibile per capacità e respiro culturale. Condivide?
Sono d’accordo. Non esiste una buona politica e quindi una buona classe dirigente priva di cultura. Per il resto, nella mia esperienza da sindaco sono sempre stato vicino alle imprese e al mondo del lavoro. L’impresa vera, quella che esporta, che produce reddito, che fa ricerca e che conquista mercati, ha sempre potuto contare sulla mia collaborazione. Purtroppo, lo debbo dire, talvolta il mondo economico ha prodotto poi istituzioni che sono diventate parapolitiche anch’ esse e sono talvolta state di ostacolo ad un dialogo ed un confronto più ampio ed aperto.

Oggi però i temi all’ordine del giorno sono la riforma del lavoro e quella sulla giustizia. Temi caldissimi. Sul lavoro si rischia un’ulteriore precarizzazione specie per i giovani, la ventilata riforma della giustizia non convince. Lotta alla corruzione, rafforzamento della legalità, non sono affrontati con la dovuta fermezza. Lei peraltro si candida in un momento in cui anche l’Emilia è coinvolta in vicende non esemplari. Che ne pensa del ‘riformatore’ Renzi? E che ne pensa delle ventilate riforme di Renzi?
Sulle riforme istituzionali, la complessità delle società moderne e i grandi cambiamenti (si pensi al crollo dei partiti di massa, per esempio), pongono problemi non più rinviabili. La nostra pur bella Costituzione va aggiornata avviando una modernizzazione consona ai tempi. Trovo efficace la comunicazione politica di Renzi su alcuni temi, apprezzo la sua voglia di fare. Sulla giustizia, la riforma di Orlando sta su di un crinale particolare. Guarda anche ad una parte del Parlamento che non è certo quella del centrosinistra storico. Personalmente, credo che nel nostro Paese il ruolo della magistratura sia importante e vada tutelato. Sul lavoro, il confronto rischia di essere distorto dalla politicizzazione in atto sull’articolo 18. La vera posta in gioco sta nell’evitare la precarizzazione, soprattutto per i giovani. Ravviso la necessità di entrare più e meglio nel merito, perché il lavoro oggi non è più garantito per nessuno. Lavoro e diritti non possono essere scissi.

L’ultima domanda è quanto mai di attualità. Se lei fosse raggiunto da un avviso di garanzia, che farebbe?
A suo tempo, da sindaco, fui indagato per una strana cosa: peculato immateriale. Avevo partecipato ad una trasmissione televisiva. Se fossi stato rinviato a giudizio mi sarei dimesso immediatamente. Resto di quell’idea.

tag:

Paolo Mandini

I commenti sono chiusi.


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it