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Esiste da dieci anni ed è un servizio di assoluta utilità offerto dalla Regione Emilia-Romagna, eppure pochi ne conoscono l’esistenza, salvo, purtroppo, chi ne ha avuto bisogno. Si tratta della Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati. Nata nell’ottobre 2004, è stata voluta da Regione Emilia-Romagna, Province e Comuni capoluogo, con l’intento di predisporre un ente in grado di dare sostegno alle vittime di reati molto gravi. La direttrice è una ferrarese, Elena Buccoliero, sociologa e counsellor, che per il Comune di Ferrara segue l’Ufficio diritti dei minori. È inoltre giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Bologna.

L’abbiamo intervistata per capire meglio l’attività della Fondazione, in vista dell’incontro pubblico che si svolgerà domani 11 dicembre alle 18.30 presso la Sala della Musica di via Boccaleone 19.

Da chi è composta la Fondazione?
Ne fanno parte, per ora, soltanto i soci fondatori, cioè appunto Regione, Province, Comuni capoluogo. Sono possibili ingressi di nuovi soci, sia enti pubblici sia soggetti privati. Io sono il direttore dal 1° settembre scorso. Insieme a me lavora un’operatrice brava e paziente, la vera memoria storica della Fondazione, e cioè Patrizia Vecchi, dipendente della Regione. Bisogna dire però che il nostro presidente è una figura d’eccezione: Sergio Zavoli.

Qual è la sua missione?
La Fondazione offre un sostegno rapido e concreto, di tipo economico, alle vittime di reati gravi e gravissimi, per aiutarle a fronteggiare nell’immediato le conseguenze del crimine. Per “reati gravi e gravissimi” si intendono l’omicidio e tutti quei reati che mettono a rischio l’incolumità fisica delle persone, o la loro libertà morale e sessuale; in altri termini, i reati più frequenti sono omicidio tentato e consumato, violenza sessuale, stalking, gravi maltrattamenti in famiglia, rapine particolarmente violente.

Come vengono scelti i casi a cui dare sostegno?
I casi vengono segnalati dai Sindaci dell’Emilia Romagna dove il fatto è accaduto, o dove vive il cittadino che ha subito il reato. Qualche volta, quando la stampa presenta casi di grande rilievo, è la Fondazione stessa a contattare il Sindaco ricordando che la Fondazione è al loro fianco.

Che tipo di sostegno dà la Fondazione?
Il sostegno è di tipo economico ed è sempre basato su un progetto di aiuto calato al caso concreto. Può esserci bisogno di sostenere spese sanitarie, o psicologiche, o assistenziali particolari, possiamo dare impulso al progetto di autonomia di una donna che interrompe la relazione con un partner maltrattante, o sostenere gli studi di un bambino che ha perso i genitori in un omicidio.

Quali sono i casi nella provincia di Ferrara?
Sono stati 11 dal 2005 al 2013, ed anche nel 2014 nuovi casi sono stati presentati ma i dati non sono ancora completi. Sicuramente, per Ferrara e non solo, spiccano le violenze verso donne e minori, ed è della nostra provincia il caso di una donna che, anche grazie al nostro contributo, è riuscita a ritrovare e a riprendere con sé il suo bambino che il partner maltrattante aveva allontanato da lei portandolo all’estero.
La Fondazione si occupa di tutti i reati gravi, ma è vero che gran parte della sua attività si sostanzia nell’aiuto a donne e minori vittime di violenza intra-familiare, sia perché questi reati sono particolarmente odiosi e stravolgono la vita delle persone offese, che spesso non avranno mai un risarcimento dal maltrattante, sia perché in aiuto alle donne esistono i Centri antiviolenza che conoscono la Fondazione e sono di stimolo per il Comune nel presentare le istanze. Credo che nel tempo un’alleanza in qualche modo analoga potrà crearsi anche con i servizi sociali per i minori, con riferimento a casi di bambini vittime di maltrattamenti o di abusi sessuali.

Cos’avete osservato rispetto al fenomeno della violenza in regione? E’ in aumento? Quali i tipi di reato più diffusi?
Purtroppo questo è un discorso che non riusciamo a fare. Non per tutti i reati si viene alla Fondazione – solo per quelli molto gravi, come dicevo – e l’aumento di istanze presentate è dovuto alla migliore conoscenza di questa opportunità, più che all’aumento della violenza. Per capirci, abbiamo ricevuto 5 casi il primo anno, oltre 30 da qualche anno in qua. Ma, appunto, è un fatto di comunicazione, sono convinta che il bisogno ci fosse anche prima.

Chi sono le maggiori vittime di reato? Uomini o donne? Di che età? Sono dati che offrono spunti di riflessione?
Le vittime di reato sono soprattutto donne o bambini. Bisogna dire che ogni reato può colpire più di una persona, se consideriamo non soltanto chi riceve la violenza ma tutti coloro che ne sono colpiti anche indirettamente. Per questo, ad esempio, nei femminicidi, la Fondazione aiuta i bambini che rimangono, mentre la mamma non c’è più e qualche volta neppure il padre, suicida. Anche le violenze sessuali, lo sappiamo, riguardano sempre e soltanto donne. Non sono capace di riflessioni particolarmente acute, se non che i dati confermano una volta di più la presenza di una violenza diffusa e persistente contro le donne e la necessità di prendere in carico questo tema complesso, con risposte complesse, che si muovono su più piani. In questo momento mi pare che la Fondazione, mentre è così difficile per le donne che dicono ‘basta’ trovare un aiuto per ricominciare a vivere, sia un raro appoggio. Non possiamo fare tutto noi, non possiamo fare tutto da soli, ma certo cerchiamo di svolgere la nostra parte.

Quali sono le difficoltà che incontrate?
Posso indicare due tipi di difficoltà, in un certo senso opposte: per un verso, per lavorare meglio abbiamo bisogno di farci conoscere di più e io credo che i nostri destinatari siano coloro che professionalmente hanno a che fare con le vittime dei reati. Assistenti sociali, avvocati, forze di polizia possono indirizzare in modo mirato le vittime di gravi reati alla loro amministrazione comunale per chiedere aiuto alla Fondazione. E poiché l’informazione non è mai abbastanza, e anche dopo 10 anni pochissimi ancora conoscono la Fondazione, a Ferrara l’11 dicembre abbiamo organizzato un incontro di presentazione della nostra realtà, che prosegue con una lettura teatrale sulla violenza intra-familiare. All’incontro che si tiene alle 18,30 nella Sala della Musica, partecipa il presidente della Fondazione, Sergio Zavoli, insieme al Sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, all’avvocato Eleonora Molinari e me. Dopo un piccolo buffet ci sarà poi la lettura teatrale ‘I bambini non hanno sentito niente’, interpretata da Fabio Mangolini insieme agli attori del Teatro dell’Argine.

E la seconda difficoltà?
Beh, riguarda i fondi. La Fondazione gestisce un fondo annuale di gestione composto dalle quote di Regione, Province e Comuni capoluogo, ma la parte delle Province è destinata a ridursi in seguito alla riforma che ne ridimensiona fortemente competenze e risorse. Per la Fondazione questo comporterà un buco, rimediabile perfino facilmente se altri enti locali – Comuni di rilievo, Consorzi o Unioni di Comuni – decideranno di entrare nella Fondazione come soci aderenti, cosa che già lo Statuto consente, con la quota che ragionevolmente si sentono di sostenere.
Nel frattempo la Fondazione prosegue la sua strada e si sta anche guardando intorno: progetti europei, bandi nazionali, sponsor privati sono altrettante strade da percorrere.

11 dicembre
FERRARA
Sala della Musica, Via Boccaleone 19
Ore 18,30 – Tavola rotonda
La Fondazione per le vittime dei reati come strumento di giustizia riparativa
Il caso della violenza contro le donne e i minori
Presentazione della Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati
Tiziano Tagliani, Sindaco del Comune di Ferrara
Sergio Zavoli, Presidente della Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati
Elena Buccoliero, direttrice della Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati
Eleonora Molinari, avvocato, Fondazione forense ferrarese
Buffet
Ore 21 – Lettura teatrale
I bambini non hanno sentito niente”

Per approfondimenti e contatti si può visitare il sito della Fondazione [vedi]

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Stefania Andreotti

Giornalista e videomaker, laureata in Tecnologia della comunicazione multimediale ed audiovisiva. Ha collaborato con quotidiani, riviste, siti web, tv, festival e centri di formazione. Innamorata della sua terra e curiosa del mondo, ama scoprire l’universale nel locale e il locale nell’universo. E’ una grande tifosa della Spal e delle parole che esistono solo in ferrarese, come ‘usta’, la sua preferita.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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