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Non ‘sono solo canzonette’. Per Antonio Dubois, essere ‘Sulla bocca di tutti’ è una cosa seria. E decisamente importante. Perché per il cantautore- originario di Cagliari, romano d’adozione, oggi di casa a Vicenza – la musica “è l’affrancamento da un mondo a volte incolore e incomprensibile, e la possibilità (unica!) di raccontare vicende nelle quali si possano riconoscere quante più persone possibili. Questo, in soli tre minuti e mezzo. Non è magnifico tutto ciò?”. Un divano dalle labbra rosso fuoco, una chitarra, a terra pagine sparse di fogli di giornale: così si presenta il cd ‘Sulla bocca di tutti‘ (SoundFactor), che Antonio Dubois descrive come “il mio primo, ‘vero’, sudatissimo, ambizioso lavoro…

“Questo disco è una tappa di un viaggio iniziato molti anni fa, ascoltando le note dell’America di Elvis, il rock di Celentano, l’amore per le parole dei cantautori italiani – spiega l’autore -. Il viaggio prosegue da quando capii che l’isola da cui ero nato cominciava a non bastarmi più… Da allora, versi e chitarra sono stati il mio lasciapassare per cercare ciò che ancora io non trovo”. Nove testi inediti per raccontarsi e affrontare temi a volte delicati, dal sogno della musica al ‘Mondo nascosto’ di un “sipario menzognero”, dalla malattia del tempo all’infanzia rubata. E ancora dal giornalismo che brucia “streghe e untori” alla più intima ‘Canzone dell’assenza’, per “dirti tutto quello che non ti ho detto mai”. Con garbo e con parole lungamente meditate, il cantautore spezza la sua lancia contro la falsità, i facili idoli, il compromesso, mentre accarezza l’idea di un’arte autentica, che sappia comunicare, far riflettere.

Lo fa unendo alle parole la sua passione per la musica, abbracciando la chitarra, o soffiando nel kazoo o nell’armonica, strumenti che creano atmosfere di forte suggestione. Tra le canzoni, la preferita dall’autore è “la seconda traccia del cd, Perturbato costante, per me è una sorta di manifesto”. Un testo sincero e al tempo stesso intrigante, con uno studio attento sugli effetti fonico-linguistici della parola. Nove brani con testi e musiche di Dubois, arrangiati e interpretati con originalità, ai quali si unisce la cover ‘Franz è il mio nome’, omaggio al maestro Edoardo Bennato, l’incontro che ha cambiato il percorso artistico di Antonio.

Dubois (www.antoniodubois.it) nasce a Cagliari, è autodidatta e impara a suonare la chitarra emulando lo zio musicista; inizia a comporre le sue prime canzoni nel 1977, in piena epoca cantautorale. Nel 1981 ottiene un’audizione presso la Rca di Roma, e si trasferisce nella capitale. Il suo itinerario musicale si snoda dal rock al blues, con virate verso la ballata melodica. Nel 1984 realizza il suo primo demo-concept 1964/1984, libera rilettura di 1984 di George Orwell. Nell’ottobre 1998 Dubois fonda i Falsi d’Autore, un progetto che mira a riproporre la migliore produzione musicale italiana nella ricerca fedele delle atmosfere originali, nell’ambito del quale nel 2003 nasce La Torre di Babele, live-act dedicato a Edoardo Bennato. La cover band viene apprezzata in prestigiosi locali capitolini ed in numerose piazze italiane. Nel 2005 Bennato e le Edizioni Musicali Cinquantacinque riconoscono i Falsi d’Autore come cover band ufficiale dell’artista napoletano. Nasce la collaborazione con Gianni Catani, filmaker romano che per la colonna del suo cortometraggio In regola sceglie brani di Dubois. Nel 2007 è spesso ospite nei live dei musicisti di Bennato, fino al momento di massima soddisfazione: “L’8 giugno 2013 si è realizzato un sogno inseguito fin da bambino – racconta Antonio -: con ‘Libera musica in libere teste’ ho aperto il live di Edoardo Bennato all’interno della IX edizione del Festival Biblico a Vicenza, nello splendido scenario di Piazza dei Signori”.

Ma andiamo per ordine: puoi raccontarci come è cominciato tutto. Quando nasce la tua passione per la musica?
Ho ascoltato Elvis nella pancia di mia madre, e poi, con gli zii sessantottini, nell’affascinante casa di Castello a Cagliari, tanti cantautori: italiani, francesi, le nuove vibrazioni d’Inghilterra e d’oltreoceano… un universo di suoni maliardi, irresistibili. Così, come molti, ho iniziato a comporre le prime canzoni. Poi è arrivata l’audizione presso la Rca di Roma, il Folkstudio Giovani, la rassegna del teatro Clemson di Roma, festival e concorsi. Sono seguite numerose performance live ed in studio, per le occasioni più diverse: la più prestigiosa, certamente, la puntata de ‘La Storia siamo noi (RaiEdu)’ dedicata al magico periodo della musica napoletana tra gli anni ‘70 e 80

I testi delle tue canzoni sono molto ricercati, indagano la realtà, i nodi della vita, spesso si avvicinano alla poesia…
Mi interessa descrivere l’esistenza nella sua intensità, anche quando è più ruvida. I miei testi sono stati apprezzati nell’ambito di ‘Cantiamo la Vita’, concorso promosso dal Movimento per la Vita italiano: per tre edizioni (2010, 2011, 2013) mi è stato assegnato il Premio della Critica da una giuria presieduta dal poeta e scrittore Davide Rondoni. I bambini sono una mia grandissima fonte d’ispirazione, e a loro, in particolare quelli che stanno lottando per la vita, dedico il tempo artistico che posso, suonando per raccogliere fondi per l’associazione Peter Pan Onlus.

Le tue canzoni sanno veicolare messaggi significativi, riflessioni sulla nostra storia e sull’attualità
Nel 2016 in particolare ho collaborato con il regista Vittorio Vespucci per la colonna sonora del documentario “Col cuore, oltre il buio”, un progetto dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – Sezione di Vicenza, e ho composto ‘Carnàla’, brano ispirato all’omonimo quadro di Dino Vaccaro e ad alcuni versi di Alessio Di Giovanni sui piccoli schiavi-minatori delle zolfare siciliane di inizio ‘900

Il cd ‘Sulla bocca di tutti’ è un traguardo, un punto di arrivo e al tempo stesso una partenza. Un po’ come il diploma del Cet, la scuola di Mogol, dove Dubois ha concluso, a febbraio, il corso per autori. Per Dubois essere cantautore è una questione di attenzione: saper ascoltare e guardare la vita, saperla raccontare in parole e note. Così che chi ascolta possa riconoscersi in una canzone e la musica sia il segno di un’appartenenza a un ‘battito’ universale.

Come ha scritto Antonio sul retro del suo cd: “Se anche solo qualcuno, incontrando queste canzoni, troverà traccia di sé, allora la meta sarà più vicina, ed io felice di non essere più il proprietario di questa musica, di queste parole”.

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Eleonora Rossi


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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