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Tra le numerose ormai performance cartacee di Lucio Scardino, focalizziamo lo zoom sul suo forte vertice letterario: “Doctor Jacki. Uno strano caso” (La Carmelina, 2010). Lucio Scardino riassembla con stile culturalmente scorretto uno dei capolavori del nuovo immaginario tecnoscientifico, all’epoca aurorale: il notissimo “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” di Stevenson. Persino, secondo la cifra ben nota letterario-sociale dello Scardino letterato (più conosciuto come critico d’arte ed editore), innestata nel volume con particolare e non facile intuizione.

Certa icona modernissima del Doppio, simultaneamente esistenziale e strettamente scientifica (come appunto nel Dottor Jeckyll…) è ricombinata con formula ben calcolata sulla questione più civile e sociale della sessualità alternativa o variabile, quella gay o omosessuale nello specifico, oggi anni duemila, solo parzialmente risolta ed accettata socialmente.
Scardino convince appieno a livello letterario: nessuna ostentazione paraporno o trash, la penna è sempre di squisito estetismo per così dire sintetico, vocali e consonanti come fuochi d’artificio apparentemente solo spettacolari, invece giocattoli pronti alla detonazione, contro pregiudizi e infami buon sensi, di tutte le classi o gruppi sociali, anche quelli a volte eccessivamente auto referenti come alcune stesse associazioni d’area.
Insomma, la rotta poetica e culturale è quella individuale, anti-collettiva quasi, alla Oscar Wilde o alla Genet: la diversità sessuale evocata non come Ossessione della Normalità e della normalizzazione, ma come eresia personale e sociale: da qui, forse, il complementare e parallelo sfondo del romanzo di Stevenson. Libera scienza in libero stato e libera sessualità….
Certo substrato noir stesso attinge all’archetipo letterario: crea sia gothic ottocentesco che quasi dark del duemila, soft, suffragato da una ritmica della parola e della narrazione postmoderna e minimalista ma dopo il moderno… quasi insiemistica letteraria secondo le analisi magari di un Franco Rella o della stessa Nadia Fusini e – più attualmente, forse – dello stesso Vitaldo Conte, docente di Belle arti a Roma, promotore della Trans art letteraria e artistica “estrema”. Per una atopia raffinata e giustamente provocatoria alla luce del sole o del giorno… della parola e della sessualità libera interumana in quanto tale, al di là dei codici stessi soggettivi banalmente sociologici.
Lucio Scardino, noto editore ferrarese [vedi] e critico d’arte nazionale, ha all’attivo anche numerosi volumi poetici sempre di felice trasgressione linguistica e letteraria: in particolare, “Poesie erotiche e no” e “Suicidi tentati. Poesie risorgimentali e no” (entrambe Liberty House).
Ulteriormente da segnalare un exploit (invero poco evidenziato a Ferrara): Lucio Scardino recentemente incluso in una delle antologie (letteralmente) contemporanee più rilevanti e “sovversive” del nostro tempo (e per certo eterno buon senso delle caste e delle province letterarie).Ovvero “Le Parole tra gli uomini”, antologia di poesia “gay” da Saba al presente (Baldoni edizioni), segnaliamo solo alcuni nomi: Palazzeschi Aldo, De Pisis Filippo, Pasolini Pier Paolo, Testori Giovanni, Pecora Elio, Bellezza Dario [vedi]

*da Roby Guerra “Dizionario della letteratura ferrarese contemporanea”, Este Edition-La Carmelina, ebook 2012

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Roby Guerra

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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