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da: Istituto Storia Contemporanea Ferrara

In Biblioteca Ariostea il poeta estense presenta per la prima volta l’Orlando furioso.

L’umanità che canta l’Orlando furioso è ancora viva, a cinque secoli dalla sua prima pubblicazione. Giovedì 4 maggio, alle 17.30, andrà in scena alla Biblioteca Ariostea la terza e penultima tappa del progetto “Per conto di Ariosto”, che vedrà il cantautore Matteo Pedrini calarsi sempre più nelle vesti del poeta estense, affiancato dalla voce salda di Alessandro Tagliati. Alle loro spalle, rispettivamente dell’autore esordiente e del suo testo in carne e ossa, ci saranno i giornalisti Matteo Bianchi e Irene Lodi, l’ufficio stampa che ha ideato il piano editoriale del Furioso stesso, immaginandolo nuovamente tra la gente: «Se, come il viso, si mostrasse il core, / tal ne la corte è grande e gli altri preme, / e tal è in poca grazia al suo signore, / che la lor sorte muteriano insieme» (Canto XIX, 2).

Il poema cavalleresco torna afferrabile, scansando l’approccio accademico e il tenore dei salotti. Non che sia stato messo da parte dalla critica o apprezzato da pochi, ma “Per conto di Ariosto” intende rendere il Furioso più appetibile e divulgabile, specie ai ragazzi, e lo fa mettendosi a confronto con il panorama contemporaneo. Oltre agli ostacoli che un poeta emergente potrebbe incontrare oggi con media ed editori, senza contare i compromessi “imposti” per una certa fama, i contenuti proposti si rifanno all’attualità e all’evoluzione letteraria che il genere fantastico ha avuto negli ultimi decenni. Perché Ludovico Ariosto sceglierebbe ancora la poesia e non la prosa? Oppure, chi lo influenzerebbe e quali potrebbero essere i suoi miti letterari? Queste sono solo due delle domande a cui lo staff ariostesco proverà a rispondere, continuando a volgersi al Rinascimento. Non a caso, l’intervento del cantastorie ferrarese in libreria era su “Cosa leggeva Ariosto prima di chiudere gli occhi”, ispirandosi al titolo della prossima mostra a Palazzo dei Diamanti, nonché rimarcando la sinergia costante tra istituzioni locali e associazioni culturali.

Il progetto di comunicazione, già patrocinato dal Comitato per le celbrazioni incaricato dal Mibact, è stato organizzato grazie al Comune di Ferrara e all’Istituto di Storia Contemporanea, che hanno messo a disposizione spazi, strumenti e competenze. Partner dell’iniziativa sono Cassa Padana, Barber Shop Sandra, la Trattoria le Nuvole e l’editore parmense Diabasis.

I riferimenti web e social
Pagina Facebook – https://www.facebook.com/percontodiariosto/
Sito Internet – https://orlandofurioso500.org/
Profilo Instagram – @orlandofurioso500
Profilo canale YouTube –  orlandofurioso500

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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