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da: organizzatori

L’istituto della “messa alla prova per adulti”
Il 17 maggio 2014 è entrata in vigore la Legge 14 aprile 2014 n. 64 nominata “Deleghe al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio. Disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili”.
Il Capo II della Legge ha introdotto la sospensione del procedimento con “messa alla prova”, istituto che nel nostro Paese esisteva già da tempo per i minori (D.P.R. n. 448/1988) ma che, con la legge del 2014, è stato per la prima volta definito anche a beneficio di imputati maggiorenni.
La misura si applica alle persone accusate di reati minori (ossia reati per i quali è prevista una pena detentiva di massimo quattro anni), le quali potranno chiedere la sospensione del procedimento penale a loro carico al fine di essere affidati all’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (UEPE) per lo svolgimento di una serie di attività di pubblica utilità, l’attuazione di condotte riparative delle conseguenze dannose del reato, il risarcimento del danno cagionato e, laddove possibile, la mediazione con la vittima.
L’applicazione della misura è stata resa possibile dall’approvazione del Decreto del Ministero della Giustizia n. 88 dell’8 giugno 2015, entrato in vigore lo scorso luglio.
La “messa alla prova” nel ferrarese
Il 13 luglio 2015 è stato approvato un Protocollo per lo svolgimento della messa alla prova tra il Presidente del Tribunale di Ferrara e l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE) di Bologna.
Dallo scorso maggio, il Centro Servizi per il Volontariato (Agire Sociale) di Ferrara promuove l’adesione di enti non profit disponibili ad accogliere come volontari persone che beneficiano dell’istituto della messa alla prova. Le manifestazioni di disponibilità possono essere realizzate compilando una scheda richiedibile presso Agire Sociale da inviare alla Camera Penale di Ferrara nonché all’UEPE di Bologna.
E’ stata inoltre stabilita una Convenzione tra Tribunale di Ferrara e Comune per la messa a disposizione delle aree dell’amministrazione comunale quali luoghi in cui sarà possibile, per gli imputati ammessi al Programma dal Tribunale, realizzare le attività di pubblica utilità in attuazione della “messa alla prova”.
La proposta di Rinascita Cristiana
Viviamo un’epoca segnata da un profondo senso di insicurezza delle persone, espresso dagli stati d’animo che si manifestano nelle città italiane.
La cronaca quotidiana mostra (alle volte esacerbandola involontariamente) la sensazione di una criminalità diffusa ed impunita.
D’altro canto è da tempo noto il problema del sovraffollamento carcerario (più volte censurato da sentenze emesse della Corte Europea dei Diritti Umani contro il nostro Paese), mentre il fenomeno della recidiva appare ben lungi dall’essere superato.
In questo contesto risultiamo tutti perdenti: le vittime, le quali spesso non sentono di aver ottenuto giustizia; i cittadini, che avvertono una forte insicurezza e perdono sempre più la fiducia nell’effettività della giustizia; gli operatori del sistema della giustizia, i quali cercano di far fronte con poche risorse a problematiche complesse senza poter constatare i risultati deflattivi dei reati che auspicherebbero; le persone che commettono reati, le quali non vedono prospettive di reinserimento sociale e tendono perciò a tornare a delinquere.
La giustizia riparativa non può essere intesa come panacea di tutti i mali.
Essa però rappresenta una prospettiva nuova, capace di centrare i meccanismi di giustizia sul primato della persona e della comunità.
La persona in questione è il reo, il quale viene chiamato a un percorso di ripensamento del proprio comportamento nel quale, attraverso il proprio impegno, tornare a legarsi alla società.
La persona in questione è soprattutto la vittima, la quale può vedere riconosciuto dal reo la gravità del danno che ha arrecato, ottenendo laddove possibile da questi le scuse e constatare che, dal male prodotto, possa nascere un percorso di reinserimento sociale che annulli le possibilità di reiterazione del reato.
La comunità stessa può beneficiare delle attività di ravvedimento del reo il quale, senza uscire dalla società, torna a stringere legami di collaborazione con essa (anche con l’aiuto degli enti non profit), potendo guardare con più fiducia al futuro.
Nell’anno del Giubileo della Misericordia, tenuto conto anche delle importanti riflessioni espresse da Papa Francesco nella Bolla di Indizione “Misericordiae Vultus” a proposito del rapporto tra misericordia e giustizia, i gruppi ferraresi di Rinascita Cristiana (organizzazione che in questi anni sta ponendo grande attenzione ai temi della città) intendono promuovere un momento di dialogo e sensibilizzazione pubblica sul tema della “messa alla prova” come strumento di giustizia riparativa.
Per questo, come membri locali dell’associazione, auspichiamo di poter interloquire con i soggetti istituzionali (a cominciare dal Tribunale cittadino e dal Comune) e non istituzionali (Agire Sociale), al fine di organizzare un’incontro pubblico che possa avvicinare la cittadinanza a questo tema, contribuendo alla sua diffusione e al successo del modello di giustizia che propone.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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