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da: Ufficio Stampa Jazz Club Ferrara

Nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale, il Jazz Club Ferrara – lunedì 7 dicembre – propone Armistice Day 1918, emozionante progetto multimediale del pianista statunitense Bill Carrothers in cui immagini di repertorio e musiche proto jazzistiche, colte e popolari dell’epoca, si compenetrano creando una suggestiva prospettiva del dramma di quella che è considerata la madre di tutte le guerre moderne. L’evento è realizzato in collaborazione con Ferrara Arte in occasione della mostra “De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie”.

Oltre ad essere uno dei più interessanti pianisti statunitensi degli ultimi anni, Bill Carrothers (Minneapolis, 1964) è anche artista e intellettuale di riferimento. In lui convivono jazz e tradizione europea, ricerca storica e musicologica, la cui perfetta sintesi è esemplificata da Armistice Day 1918, un emozionante progetto multimediale in cui immagini di repertorio e musiche proto jazzistiche, colte e popolari dell’epoca, si compenetrano creando una suggestiva prospettiva del dramma di quella che è considerata la madre di tutte le guerre moderne. Il progetto speciale, in programma al Jazz Club Ferrara nella serata di lunedì 7 dicembre (ore 21.30), è realizzato in collaborazione con Ferrara Arte in occasione della mostra “De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie” e rientra nel programma ufficiale delle commemorazioni del Centenario della prima Guerra mondiale, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale.
Sulla scena musicale americana ed europea da circa un trentennio, Bill Carrothers è considerato uno degli eredi legittimi di Bill Evans. Personalità originale ed eclettica, si contraddistingue per un pianismo intimista e romantico, dettato da una profonda conoscenza dello strumento e delle tessiture armoniche da cui scaturisce un tocco sensibile, al tempo intellettuale e comunicativo, mai scontato.
Le fonti d’ispirazione del pianista e compositore sono numerose e abbracciano tutto il Novecento spaziando dalla musica classica al jazz, a repertori della tradizione americana. Vincitore di premi quali il francese Diapason d’Or ed il teutonico Schallplatten Preis, Carrothers continua ad esibirsi in festival e venues attorno al globo.
Da tempo, dopo aver vissuto per un lungo periodo a New York e aver collaborato con artisti del calibro di Dave Douglas, Curtis Fuller, Freddie Hubbard, Lee Konitz, Gary Peacock e Toots Thielemans, Carrothers si è traferito con la famiglia nella parte più a nord della penisola del Michigan, in un luogo quasi completamente isolato e circondato per tre quarti dai boschi dell’Ottawa National Forest. Lì ha dato vita ad Armistice Day 1918 per il cui repertorio non si avvale solamente della classica sezione ritmica completata da Dré Pallemaerts (contrabbasso) e Nichola Thys (batteria), ma anche di strumenti più vicini all’ambito classico come clarinetti (Piero Bittolo Bon) e violoncello (Salvatore Maiore) che, insieme alla voce di Peggy Carrothers, creano un ponte tra due mondi musicali solo in apparenza distanti fra loro.
Presentando il biglietto di ingresso alla mostra “De Chirico a Ferrara. Metafisica e avanguardie” datato il giorno stesso del concerto si avrà diritto al costo ridotto di quest’ultimo. La convenzione Ferrara Arte – Jazz Club Ferrara è valida fino al termine della mostra succitata (28 febbraio 2016).
INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Infoline 339 7886261 (dalle 15:30)
Prenotazione cena 333 5077059 (dalle 15:30)
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.
DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Con dispositivi GPS è preferibile impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.
COSTI E ORARI
Intero: 25 euro
Ridotto: 20 euro (la riduzione è valida prenotando la cena al wine bar, accedendo al solo secondo set, fino ai 30 anni di età, per i possessori della Bologna Jazz Card, per i possessori di MyFe Card, per i possessori della tessera Akkademica, per i possessori di un abbonamento annuale Tper, per i possessori di Jazzit Card)
Intero + Tessera Endas: 30 euro
Ridotto + Tessera Endas: 25 euro
NB Non si accettano pagamenti POS
Apertura biglietteria: 19.30
Cena a partire dalle ore 20.00
Primo set: 21.30
Secondo set: 23.00
DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

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JAZZ CLUB FERRARA

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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